lunedì 16 gennaio 2012

Recensione "Lisa Verdi e il ciondolo elfico" di M.P.Black

Recensione "Lisa Verdi e il ciondolo elfico" di M.P.Black (0111 Edizioni)






Desiderare d'essere Lisa

Mi è finalmente capitata l'occasione di leggere il primo libro della trilogia de "La Signora degli Elfi", l'esordio dell'autrice fantasy nostrana M.P. Black.
Ho concluso la lettura da qualche giorno, ma nella mia mente sono ancora impresse certe scene e situazioni, non solo, mi ha lasciato una piacevole sensazione, come se fossi tornata sedicenne con la voglia di sognare ventitré ore su ventiquattro fantasticando d'avventure e d'amori.

Lisa Verdi, infatti, è una sedicenne come tante che prende la bicicletta per andare a scuola assieme al suo migliore amico Paolo, e ha un'amica, Matilde, che osservando i due s'accorge che Paolo è innamorato di Lisa, cosa che lui stesso le confiderà di lì a poco, gettando la ragazza nel panico.
Mentre cerca di fare luce sui propri veri sentimenti, Lisa segue dal telegiornale la notizia della morte del signor Marchi, proprietario di un bar a un'isolato da casa sua; quel che più la sconvolge è che si tratta di omicidio e, cosa alquanto strana, l'arma del delitto è una freccia, che i RIS hanno trovato impiantata nel torace della vittima. Appena Lisa comunica la notizia alla zia Anna, sua tutrice, quest'ultima assume un'insolito comportamento, a cui segue la decisione di partire alla volta della casa nel bosco dove abitava Lisa quando i genitori erano ancora vivi. Costantemente restia e poco convinta dell'agire della zia, Lisa è anche bisognosa di risposte perché negli ultimi tempi è vittima di terribili incubi nel corso dei quali è anche apparsa la madre a comunicarle messaggi enigmatici, inoltre, solo allora, la zia le consegna un ciondolo con una felce verde smeraldo, uguale al suo ma che apparteneva alla madre di Lisa. Per aiutare la nipote a scoprire la verità, Anna la esorta ad andare in una verde pianura in mezzo al bosco, dove poi Lisa vede se stessa da bambina e rivive il suo vero, tragico passato: scopre così che la madre Marta è ancora viva, in attesa di lei in una dimensione parallela, quella del Regno degli Elfi dove Marta ne è la Signora; scopre inoltre di avere un fratello di nome Luca, ora uno dei generali del Regno, e che il padre non morì a seguito di un incidente, bensì fu assassinato dal Nero Signore che vuole tuttora conquistare il potere eliminando la famiglia reale, quindi Marta, Luca, e soprattutto Lisa, in quanto futura erede del Regno degli Elfi.

Uno degli elementi che più mi ha colpito (e conquistato) nel romanzo è proprio che il Regno degli Elfi sia fondato da una dinastia femminile: "Girl power", finalmente! Da premiare soprattutto per questo, oltre che per l'originalità.
Un altro aspetto insolito è la sorprendente origine degli elfi: lo vediamo dal prologo che la razza elfica è nata dell'unione di esseri umani con popoli alieni, ben diecimila anni or sono. E non è tutto! Gli Elfi di M.P. Black cavalcano cavalli bionici e usano pistole laser, con il risultato che il lettore si trova di fronte a un fantasy contaminato dalla fantascienza. Ciò è evidente anche dal fatto che appena Lisa entra nel Regno degli Elfi  trova cieli verdi e pianure azzurre, uno scambio che è sinonimo di realtà parallela, concetto più vicino al contesto fantascientifico che al genere fantasy; mi è piaciuto!

Il libro, nonostante qualche refuso di poco conto, è scorrevole e scritto in maniera semplice, di facile lettura, ma ciò che ho notato in particolare è che è molto curato dal punto di vista dei dettagli: non mi riferisco alle descrizioni dei paesaggi, quanto piuttosto alle precisazioni sugli atti che i personaggi compiono mentre dialogano fra loro (specie quando parla Lisa), il che contribuisce a definire il carattere di ognuno.
Nella vicenda di Lisa sono infatti coinvolti tanti altri personaggi: si aggiungono alla timida amica Matilde, lo scontroso Gianni e il goffo Bartolomeo. Quest'ultimo è un ragazzo elfo nonché il "bodyguard" di Lisa, e diventa uno dei personaggi principali man mano che si prosegue la lettura. Paolo, infatti, cede spazio a Bartolomeo in tutti i sensi, ed evitando spoiler mi limito a dire che un'altra caratteristica positiva di questo romanzo è che conquista il tipo sporco e trasandato dai modi bruschi, piuttosto che il solito belloccio di turno tutto "fighettino" e tutta... apparenza. Tipi del genere brulicano comunque nel romanzo, ma come "soprammobili" (^.^) e qui Lisa "sbavicchia" e fantastica come la più classica delle adolescenti. La protagonista mi è sembrata un po' sopra le righe quando afferma di voler uccidere il Nero Signore, ma quando si mostra capricciosa e agisce d'impulso, trovo giustificazione (ancora) nella sua età.
Riguardo al Nero Signore mi è dispiaciuto che l'uscita di scena fosse così rapida e "indolore", specie dopo le occasioni in cui aveva dimostrato quanto fosse violento e crudele (non sono da meno i fantasmi), e sebbene mi aspettassi quel voltafaccia di... non mi sbilancerò di chi (ma nel romanzo è volutamente lasciato intendere) non pensavo che costui potesse arrivare ad essere così bastardo e senza pietà, della serie: "il vero cattivo era un altro", oppure, "una persona non la conosci mai fino in fondo".
Se in questo preciso sviluppo s'intende bene dove voglia arrivare l'autrice, il finale-epilogo è invece imprevedibile: si tratta di un bel finale di forte impatto emotivo, che invoglia a leggere al più presto il seguito ("Lisa Verdi e l'antico codice"); ho adorato tutto il "non detto", ad esempio quando Lisa percepisce la mancanza di qualcosa mentre va a scuola, oppure quando la temibile prof. Rinaldi si aggiusta i capelli con un gesto preciso, insomma, tutti quei riferimenti che trapelano tra le righe.

Nel romanzo, però, ci sono anche alcuni aspetti che non mi sono piaciuti, in primo luogo l'ostinazione di Anna e Marta nel non credere alla parola di Bartolomeo, oppure il fatto che si risolva in modo un po' troppo semplicistico la faccenda del generale Luca. In generale non mi è piaciuto il personaggio di Marta, fredda con la figlia e a tratti superficiale, mentre la zia ha cominciato a starmi antipatica col passare delle pagine. In generale, ho comunque trovato appassionante la vicenda famigliare di Lisa, ma forse ancor più quella del Nero Signore che sembra riservare ulteriori sorprese.
Spesso il libro mi ha provocato risate (Lisa che calcia l'aria per colpire Bartolomeo) e mi ha fatto sorridere quando la ragazzina ha "agito verbalmente per vie legali" nella scena finale; quest'ultima, di primo impatto mi è sembrata più una barzelletta che la soluzione al problema, tuttavia sono riuscita ad accettarla in nome della magia, della favola, e del fatto che dopotutto si è chiuso con le stesse modalità di come si era aperto (mi rendo conto di parlare per enigmi, questo per non cadere nello spoiler, ma chi ha letto il libro sono certa che capirà).

In conclusione, Lisa Verdi lascia solo emozioni positive, per questo è una lettura perfetta per ragazzi (le femminucce poi, ne andranno pazze), ma potrebbe interessare anche il pubblico adulto perché risveglia ricordi e sensazioni. Personalmente avrei voluto leggerlo da adolescente, ci avrei sognato per giorni e giorni, ma, dopotutto, mi sembra che sia accaduto ugualmente!
Grazie, Paola!

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