lunedì 4 giugno 2012

Recensione "Figlie di Diana" di Stefania Tuveri (Lettere Animate editore)



Le streghe del XXI secolo


Selene e Caterina sono due giovani sorelle (diciassette anni la prima, poco più grande la seconda) che hanno perso i genitori in un incidente aereo, cosicché da due anni vivono con la nonna, loro amorevole tutrice.
Alle prese con la quotidianità e le vicende tipiche della loro età (studi, amicizie e primi amori) un giorno Selene s'accorge di percepire chiaramente i pensieri della nonna, ma quando si decide a parlarne con la sorella, scopre che anche Caterina è sconvolta: il notiziario dice che un uomo è stato ucciso brutalmente dalla fidanzata tradita; si tratta di un omicidio passionale, eppure Caterina ha la netta convinzione che l'accusata sia innocente. Telepatia ed empatia sono i doni propri della loro vera natura: Selene e Caterina sono streghe.
A rivelarglielo è la nonna, e nel farlo, mostra loro quel misterioso libro di cui lei conosce solo la copertina: "Figlie di Diana". Per la nonna quel libro è un tomo di pagine bianche perché lei ha scelto di restare umana, eppure basta una firma in prima pagina per cominciare il cammino verso la Consapevolezza, condizione che implica l'accettazione e permette d'accedere all'antico sapere delle streghe, lettura dei tarocchi e formule magiche incluse. Selene non ha dubbi, la sua curiosità la spinge a firmare subito, mentre Caterina è riluttante, specie perché teme le responsabilità che ne derivano. Intanto, gli omicidi si ripetono: stessa scena, stesso movente; uomini uccisi e donne colpevoli.
Riusciranno le nostre streghe a risolvere il caso del serial (paranormal) killer?

Il racconto (o romanzo breve, che dir si voglia) colpisce subito dall'incipit: qui, alle protagoniste è consentito di scegliere tra una vita umana o una da strega, e dato che sono giovani, tra piccoli turbamenti o problemi dal peso universale. Tutto ruota intorno alla parola "responsabilità", e spesso leggeremo le riflessioni, soprattutto per quanto riguarda la diciassettenne Selene, tra quella che poteva essere una vita normale e quella che invece è fatta di magia, inoltre, visto che la sua è stata una decisione presa d'impulso, Selene sarà sfiorata anche dal desiderio di un ritorno alla normalità e alla spensieratezza, ma d'altra parte, quando dovrà affrontare le divergenze creatasi all'interno del suo gruppo di amici, si rivelerà essere più matura dei suoi coetanei.
Le sorelle sono profondamente diverse, di carattere opposto ma dal comportamento esemplare; insomma, due ragazze modello. Sono legatissime e complici, tuttavia non mancheranno di litigare in quello che è uno dei temi più "scottanti" trattati nel racconto: con quale diritto si può togliere la vita a qualcuno, fosse anche un assassino? Riflettere sulle ragioni che muovono il serial killer, comprenderlo e compatirlo perfino, pensare alla pena di morte e al fatto che chi giustizia non è poi così diverso da chi compie omicidi, fino ad arrivare al tentativo di redenzione; raramente si leggono queste cose, è più facile che l'eroe di turno giustizi il cattivo senza tanti preamboli, per cui sono doverosi i complimenti all'autrice.

Nel corso della narrazione si percepisce il pensiero dell'autrice; le riflessioni delle protagoniste sembrano appartenerle in prima persona, e ciò non infastidisce, tutt'altro, perché scrive con uno stile semplice e diretto di temi profondi come il perdono e il coraggio di continuare a vivere nonostante il dolore, diffondendo concetti maturi e positivi che non possono che garantire una lettura piacevole, fatta di verità e buoni sentimenti.
Ho trovato, però, anche qualche "difettuccio": la lettura dei tarocchi, ad esempio, rovina completamente l'effetto sorpresa riguardo Alessandro; capisco l'esigenza di mostrare che Selene sappia cimentarsi bene in questo campo, tuttavia penso che sarebbe stato meglio mantenere un alone di mistero. In secondo luogo, il gruppo di amici: sono tanti, troppi! Il fatto è che a differenza delle protagoniste, i personaggi secondari non sono caratterizzati, quindi poco distinguibili l'uno dall'altro.
Per quanto riguarda l'epilogo, è una conclusione che colpisce (ancora una volta) per la parte riflessiva, eppure non soddisfa il finale della storia: non ci sono spiegazioni riguardo l'esito dei processi, e anche se si può intuire, penso sia necessario spendere qualche parola in più sulla trama.
Nel complesso, un buon esordio e un'autrice da tenere d'occhio.





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