martedì 25 agosto 2015

Leggi Universali: Estratti da "1Q84" di Haruki Murakami

Carissimi astronauti,
come procedono le vostre vacanze?
Io ci sto provando ad andare al mare per quel poco di ferie che ho, ma anche oggi mi sono beccata un acquazzone! :O
Io, mio marito e la nostra beagle Leeloo eravamo arrivati in spiaggia da appena mezz'ora: ci giriamo e all'improvviso mi accorgo che verso nord c'è un cielo nero... neanche il tempo di mettere la crema che cambia l'aria, si alza un venticello, e siamo costretti a fuggire sotto la pioggia (quella bella fitta e consistente con i "goccioni")! XD
Nell'attesa che rischiari (non demordiamo! >_<) pubblico quello che avevo già in serbo per voi, ossia una nuova rubrica!

Rubrica dedicata agli estratti
Letture significative che vanno oltre la letteratura d'evasione

E' da un po' che mi sto lentamente gustando la lettura della trilogia "1Q84" di Haruki Murakami.
In attesa della recensione (di cui ho già abbozzato una prima stesura) mi sono segnata alcuni estratti che vorrei condividere con voi.
Il primo è un pezzo che mi ha particolarmente colpito ma che non è fondamentale per la storia (dunque non presenta spoiler ;)); mi è rimasto nel cuore per la delicatezza e la sensibilità con cui affronta il tema della natura (chi ha letto il mio "Eleinda" sa quanto questo tema mi sia caro).
Leggiamolo insieme.

"1Q84" Libro primo
di Haruki Murakami




– Sembra che la farfalla le sia molto affezionata.
La signora sorrise.
– Questa signorina mi considera una sua amica.
– Si può fare amicizia con una farfalla?
– Per fare amicizia con lei, per prima cosa bisogna diventare parte della natura. Nascondere le proprie caratteristiche umane, restare qui immobili e pensare intensamente di essere un albero, un'erba, un fiore. Ci vuole tempo, ma una volta guadagnata la loro fiducia, si fa amicizia con grande naturalezza.
– Dà loro anche un nome? – chiese Aomame, incuriosita. – Voglio dire, come si fa con i cani, o con i gatti.
La signora scosse leggermente il capo.
– No, non do nomi alle farfalle. Ma anche senza nomi, le distinguo l'una dall'altra dal disegno e dalla forma. Inoltre, quando si dà loro un nome, chissà perché muoiono subito. Queste creature non hanno nome e vivono per un tempo molto breve. Ogni giorno vengo qui, le incontro, le saluto e faccio con loro vari discorsi. Ma, quando il tempo è giunto, le farfalle scompaiono da qualche parte, in silenzio. Penso siano morte, ma sebbene cerchi, non ne trovo mai i resti. Svaniscono senza lasciare traccia, come se si fossero dissolte nell'aria. Le farfalle hanno una grazia incantevole, ma sono anche le creature più effimere che esistano. Nate chissà dove, cercano dolcemente solo
poche cose limitate, e poi scompaiono silenziosamente da qualche parte.
Forse in un mondo diverso da questo.







Il secondo estratto è di ben altro genere: pratico e tangibile.
Ho pensato di segnarmelo perché, guarda caso, sono concetti che ho maturato (e applicato) proprio in questi ultimi mesi come terapia per l'endometriosi.
Questo passo riguarda l'alimentazione.
Secondo me va davvero preso alla lettera, anche perché da quando mangio meglio la mia salute è migliorata.


Aomame dedicava grande attenzione ai pasti. Oltre ai piatti vegetariani che preparava ogni giorno, mangiava anche pesce, soprattutto bianco, e frutti di mare. Come carne, ogni tanto mangiava al massimo un po' di pollo. Sceglieva solo ingredienti freschi, e usava una quantità minima di condimenti. Escludeva gli alimenti che contenessero grassi, e limitava i carboidrati. Condiva l'insalata senza salsine varie, usando solo olio d'oliva, sale e limone. Non solo mangiava verdure in gran quantità, ma avendone studiato a fondo le sostanze nutritive, cercava di mangiarle combinandone vari tipi nel modo più equilibrato. Creava menu originali che, su richiesta, proponeva anche ai clienti del circolo sportivo. «Dimenticate il calcolo delle calorie, – diceva spesso. – Se si riesce a sviluppare la sensibilità per gli alimenti giusti e li si mangia in quantità ragionevole, non c'è bisogno di star dietro ai numeri». 

Ma non si atteneva in modo troppo rigido a menu ascetici e, quando ne aveva il desiderio, le capitava anche di correre in un ristorante a mangiare una spessa bistecca o delle costolette di agnello. Pensava che quando si viene colti dal desiderio irrefrenabile di mangiare un cibo particolare, è perché il corpo, in quel momento, ha bisogno di quell'alimento e manda un segnale. E a quel richiamo della natura bisognava rispondere. 
Amava bere vino e sakè, ma per proteggere il fegato e controllare gli zuccheri ne evitava un consumo eccessivo, e aveva stabilito di astenersi completamente dall'alcol per tre giorni alla settimana. Per Aomame il corpo era un santuario che voleva mantenere sempre pulito. 



Cosa ne pensate di questi concetti?
Questi estratti non rivelano nulla della storia ma dicono molto dei personaggi, soprattutto quest'ultimo dedicato alla protagonista Aomame, una tipa tutta particolare... tratterò l'argomento in sede di recensione ;)
Intanto, la domanda clou della rubrica: siete d'accordo con me su queste "leggi universali"? ;)

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