martedì 12 aprile 2016

Segnalazione libro per ragazzi: ""Nico, Alice e l'isola del drago"" di Marcella Cassani (Self-Publishing)

Cari astronauti,
oggi ho per voi una segnalazione che ho scoperto grazie a Twitter.
Via con la rubrica...


Rubrica dedicata alle segnalazioni
di autori emergenti e case editrici
(per la tua segnalazione, scrivimi)

L'opera in questione ha subito attirato la mia attenzione, e chi mi conosce avrà già intuito il motivo: si parla di draghi! *__*
Vediamolo nel dettaglio.
NB: Oltre la scheda del libro l'autrice mi ha concesso l'intero primo capitolo da leggere, che ora giro a voi sotto la voce "Leggi l'estratto" ;)




Titolo: Nico, Alice e l'Isola del Drago
Autore: Marcella Cassani
Editore: Self-Publishing
Genere: libro per ragazzi
Data di uscita: 9 aprile 2016
Pagine: 200
ISBN-13: 978-1530878703
Formato: cartaceo / ebook
Prezzo: 8,99 € (cartaceo) / 3,99 (ebook)
Link per l'acquisto: amazon


Sinossi:
Isola di San Giulio, lago d’Orta. Appena finita la scuola, due fratelli sono costretti a passare tutta l'estate dai nonni, lontano dalla loro casa, dai luoghi che amano, e soprattutto dai loro amici. La piccola isola però si rivelerà molto più interessante di quanto si aspettavano: una vecchia leggenda infatti racconta che nel IV secolo San Giulio, prima di costruire l’omonima chiesa, abbia cacciato le serpi e i draghi che la infestavano. Con due nuovi amici appena conosciuti vivranno la più incredibile delle avventure: a partire dal ritrovamento di una mappa e di una chiave misteriosa, esploreranno l'isola e le sue segrete, saranno testimoni di strani avvistamenti e alla fine dovranno affrontare l’ultimo discendente di un'antica e potente famiglia. Riusciranno Nico e Alice a scoprire la verità?



Nico fissa l’orologio appeso al muro sopra la lavagna ormai da qualche minuto.
Tic-tac tic-tac tic-tac.
Ancora sessantacinque secondi e poi la campanella annuncerà l’inizio delle vacanze estive.
La maestra Chiara sta ancora parlando ma lui non l’ascolta più da un pezzo: sente solo una specie
di borbottio di sottofondo, mentre fissa i granelli di polvere svolazzare per l’aula illuminati dalla
luce del sole che entra obliqua dalla finestra.
Guarda il suo orologio da polso e poi la faccia rotonda della maestra e i suoi occhiali troppo grandi,
che le scivolano continuamente sul naso diritto.
Cinque, quattro, tre, due, uno.
Finalmente ecco squillare la campanella!
La classe si svuota in pochi secondi: Nico, che aveva la cartella già pronta con la maniglia dello
zaino stretta nella mano destra, si alza dalla sedia come un ghepardo durante un attacco e scatta
verso la porta seguito da Tommaso e Luigi, i suoi più cari amici e compagni di avventure nei boschi
che costeggiano il fiume Arbia.
Il sorriso che gli si stampa sulla faccia accaldata mentre varca la soglia avrebbe meritato un selfie,
ma ormai non c’è più tempo: la scuola è finita, in cortile il sole illumina il vecchio edificio della
Scuola Primaria “Gianni Rodari” e il cielo è di un azzurro mai visto.
Nell’aria un profumo di libertà che Nico aspettava da troppo tempo.
“Oggi pomeriggio vieni con noi al fiume?” gli chiede Tommaso mentre gli passa accanto con la
cartella su una spalla e quell’aria spavalda che lo contraddistingue.
“Forse devo badare a mia sorella Alice, non lo so”
“Ma siamo in vacanza, no? Dobbiamo cercare di godercela un po’ finché non ci cominceranno a
rompere con i compiti.. – Tommaso sta salutando i ragazzini (e le ragazzine) dell’altra classe quinta, si volta per guardare Nico negli occhi anche se il sole lo infastidisce facendogli strizzare le palpebre per la troppa luce; ha i capelli ricci un po’ troppo lunghi che gli si incollano alla fronte, anche se è solo l’inizio di Giugno fa già caldissimo, soprattutto all’una - Dai pensaci su, viene anche Luigi. Ci troviamo alle quattro al solito posto. Ti aspettiamo fino alle quattro e mezza” Nico annuisce e lo saluta con la mano. Nel frattempo una bambina minuta con i capelli scuri legati in due codini folti e lucidi gli si avvicina silenziosa e gli prende il lembo della maglietta sudata con una manina: ha una cartella troppo grande per le sue spalle strette e un vestitino estivo molto leggero, le gambe sono bianchissime sotto la gonna, lo osserva dal basso in alto senza parlare.
“Ah Alice sei qui, ti stavo aspettando. Andiamo a casa”
I due ragazzini si incamminano lungo un sentiero sterrato battuto dal sole, la polvere vola in piccoli
mulinelli e finisce loro negli occhi e in bocca.
Ma a Nico non importa, ormai la scuola elementare è finita e lui ha davanti a sé una lunga estate da passare a giocare con i suoi migliori amici prima che cominci la scuola media e che lui, Tommaso e Luigi si perdano di vista, a settembre, iscritti in tre istituti diversi.
“Mamma! Siamo a casa!”
Nico spalanca la porta e lascia cadere la cartella sul pavimento in cotto dell’ingresso.
Vede sua madre di spalle passarsi velocemente il dorso della mano destra sulla faccia e poi venire
loro incontro dalla cucina con il grembiule un po’ storto e i bei capelli biondi più disordinati del
solito. Nico non capisce che ha pianto ma intuisce che c’è qualcosa che non va.
“Vi preparo qualcosa?”
Alice dice che non ha fame e va a chiudersi in camera sua con il solito libro di Emma l’Esploratrice
sotto braccio.
La mamma si nasconde in cucina e cerca di dare sempre le spalle a Nico che intanto si è accomodato ad una delle sedie del lungo tavolo da pranzo di legno massiccio.
La mamma fa troppo rumore con la padella e le posate, inspira a fatica, sembra che abbia il raffreddore.
“Mamma va tutto bene?”
Lei si pulisce le mani nel grembiule e si volta di scatto, ha gli occhi un po’ rossi.
“Oggi pomeriggio dobbiamo andare in un posto, devi preparare la sacca con le tue cose”
“Ma quanto staremo via? Papà verrà con noi?”
Lei ha una specie di tremolio alle mani, si appoggia al lavello e inspira lentamente ad occhi chiusi
prima di rispondere.
“Papà non verrà, passeremo l’estate coi nonni sull’Isola di San Giulio, sul Lago d’Orta”
“Cosa?! – Nico è sconvolto, i suoi piani di giochi e avventure con Tommaso e Luigi si frantumano
sotto i suoi occhi, si alza scomposto, di scatto e fa cadere la sedia su cui era seduto - Io.. io non
posso! Io ho degli impegni coi miei amici: siamo d’accordo che passeremo l’estate insieme giù al
fiume, volevamo campeggiare e..”
“La mia non era una domanda, Nicolò, era un ordine. Adesso puoi mangiare un piatto di pasta e
preparare il bagaglio oppure andare subito in camera tua e fare immediatamente la valigia”
“Ti odio!”
Nico corre fuori dalla cucina e non si ferma finché non è in cortile, con la polvere nella gola che
brucia e il cielo color cobalto così luminoso che fa male.

Prepara la sua borsa gettandovi dentro i vestiti estivi appallottolati. Nello zaino oltre ai libri per i
compiti mette il suo computer portatile e un blocco per gli appunti.
Si guarda intorno come se fosse sott’acqua, senza respirare: guarda il letto disfatto, i poster alle
pareti, i suoi amati romanzi e vorrebbe portare via tutto, tutta la sua vita chiusa in quella cameretta con le pareti color crema.
“Hai già fatto?” Alice è sulla soglia con ai piedi il suo piccolo trolley rosa, ma lui non le risponde, si
volta e guarda la luce che entra abbagliante dalla finestra senza tende.
“La mamma ti ha detto perché andiamo via?” gli chiede lei, respirando a fatica, poi estrae dalla tasca del vestitino il suo inalatore per l’asma allergica e inspira un paio di volte, rumorosamente.
“No e non credo che lo farà – si volta a guardarla – Hai preso le medicine?”
Lei annuisce e lui le accarezza la testa con il palmo aperto.
“Andrà tutto bene, vedrai – le dice dolcemente, anche se non ci crede nemmeno lui - Ci divertiremo un mondo, con i nonni, a San Giulio: posto nuovo, avventure nuove”
“Io ho portato anche i libri di Emma l’Esploratrice”
Nico sorride alla sorellina e poi chiude la zip del borsone.

“Siete pronti?”
Sono le quattro quando la mamma si volta a guardarli seduti e legati con le cinture di sicurezza al
sedile posteriore.
Nico sta guardando fuori dal finestrino e non le risponde, Alice annuisce stringendo forte a sé il
coniglio di peluche.
Lui sta pensando a Tommaso e Luigi che lo aspetteranno per un’altra mezz’ora al fiume, al solito
posto, ha un groppo in gola che non riesce a mandare giù, e gli bruciano anche un po’ gli occhi, forse è la luce intensa del sole.
La macchina parte e Nico si volta a guardare la loro casa inghiottita da una nuvola di polvere, per
un attimo è come se la stesse vedendo per l’ultima volta.
Poi si sistema le gambe lunghe a ridosso dello schienale del sedile anteriore e chiudendo gli occhi
si augura di addormentarsi nel più breve tempo possibile.
Si sveglia di soprassalto dopo non sa quanto tempo, come se stesse sognando qualcosa di brutto, ha la fronte madida di sudore e il battito leggermente accelerato. Ha dormito probabilmente con la bocca aperta e ha le labbra un po’ secche, Alice sta russando di fianco a lui, tutta scomposta con il peluche per terra e i capelli che le ricadono sulla faccia pallida.
La mamma frena bruscamente e i fanali della macchina che li precede si illuminano di rosso, è buio, sta piovendo.
“Dove siamo?”
“Alle porte di Milano”
La mamma ha la voce impastata di chi non ha parlato per un lungo periodo. L’orologio digitale della macchina segna le otto precise.
“Quanto manca?”
“Credo che ci vorrà un’altra ora”
Nico si raddrizza e cerca di stiracchiarsi gambe e braccia: si sente come un sacchetto di carta appallottolato male che sta cercando di rimettersi nella forma originale.
“Hai fame?”
Il suo stomaco brontola involontariamente proprio in quel momento, alla radio c’è una pausa tra
una canzone e l’altra e Nico sente sorridere la mamma anche se è di spalle e sta guardando fuori
dal parabrezza.
“Se vuoi ci fermiamo alla prossima area di servizio, anche io ho bisogno di prendere una boccata
d’aria”
Alice intanto inspira rumorosamente e cerca di voltarsi, non rendendosi conto di non essere nel
suo letto.
“Cosa è successo, mamma? Perché siamo partiti così in fretta? Dov’è papà?”
Nico ha la voce bassa, bassissima quasi un sussurro, e il suo tono – che voleva essere risoluto e
serio, come crede debba essere quello di un giovane uomo – ha invece una specie di nota disperata, quasi acuta, da bambino.
La mamma lo guarda nello specchietto retrovisore, lui le vede solo i begli occhi chiari un po’ lucidi,
stanchi.
“Vedi, papà e io..” ma in quel momento Alice si sveglia e li saluta ancora assonnata, la mamma le
dice che si stanno per fermare a mangiare un panino e l’attimo è passato.
Nico guarda le gocce di pioggia che scivolano sul suo finestrino leggermente appannato mentre
cerca di ricordare quando è stata l’ultima volta che ha visto i nonni materni.
Arrivano in Piazza Motta ad Orta che sono quasi le dieci di sera: piove ancora, Alice si succhia il
pollice appoggiata alla spalla di Nico e l’ultimo battello è partito oltre tre ore prima.
La mamma sveglia la sorellina, mette loro dei poncho di plastica presi a EuroDisney l’estate prima
e li lascia vicino al porticciolo con le valigie mentre va a parcheggiare poco lontano.
Anche se piove l’aria è calda e una leggera foschia avvolge l’isola come un manto di cotone leggero, Nico strizza le palpebre per cercare di mettere a fuoco qualche particolare in più e per un attimo gli sembra di scorgere qualche tetto e le luci rade di poche finestre illuminate. A parte il rumore ciclico delle onde c’è così tanto silenzio che la città sembra disabitata.
Alice ha la punta delle scarpe completamente inzuppata e la faccia pallidissima lucida di pioggia, gli
occhi scuri dilatati per il buio sembrano enormi alla luce dell’unico lampione.
“Non avere paura” le dice Nico sottovoce e gli sembra così stupido adesso che lo ha detto, senza
sapere neanche perché.
“Ho solo freddo” gli risponde lei alzando il mento con la bella voce di solito squillante, che invece
ora trema un po’.
Sentono il rumore di un motoscafo che attracca lì vicino nel buio più completo e poco dopo la
mamma torna con l’ultimo borsone.
Un uomo molto alto e magro, quasi un’ombra, si sta avvicinando: è incappucciato e da lontano si
riesce a scorgere solo il pesante mantello da pioggia nero che indossa; nel silenzio della piazza si
odono solo il rumore delle gocce che cadono sulle mattonelle irregolari e lo scricchiolio delle sue
suole di gomma.
Alice gli corre in contro “Nonno!”, lui la abbraccia e la solleva in un sol gesto, come se non pesasse
niente.
“Come sta la mia principessa?” Lui le fa il solletico sotto il mento e lei ride felice.
Si avvicinano. “Ciao nonno” gli dice Nico, lui lo guarda velocemente da sotto il cappuccio con i suoi
grandi occhi azzurri uguali a quelli della mamma e ricambia il saluto “Ciao Nicolò – e poi
guardando la mamma aggiunge – Arianna. Tutto bene il viaggio?”
Le loro voci si abbassano sempre più mentre prendono le valigie e si avviano uno di fianco all’altra,
verso il motoscafo ormeggiato. Nico alza lo sguardo per cercare di vedere il qualcosa, il cielo, le
nuvole ma incontra solo le gocce di pioggia che sembrano cadere dal nulla.
La traversata in motoscafo dura meno di cinque minuti, il nonno circumnaviga l’isola in senso
antiorario e ormeggia il motoscafo ad una piccola banchina sul lato opposto di Orta.
Una graziosa donna con i capelli bianchi, un grosso ombrello di plastica trasparente, stivali di
gomma rossi e un allegro impermeabile azzurro li aspetta con una torcia in mano: è la nonna.
Dopo che si sono tutti salutati e abbracciati, vengono portati all’asciutto della veranda coperta e
poi nell’ingresso della grande casa dei nonni.
“Ho già preparato le camere, sarete stanchissimi. Tu signorina avrai la cameretta che era di tua
madre – dice la nonna ad Alice che le getta le braccia al collo – mentre tu Nicolò..”
“Sono Nico”
Il silenzio imbarazzato dura un secondo con la nonna sorpresa che incrocia lo sguardo della mamma che però non dice nulla.
“.. mentre tu Nico dormirai nella stanza accanto, quella con le pareti azzurre e lo scrittoio che era
del tuo bisnonno”
“Vi aiuto a portare i bagagli” si offre il nonno, ma Nico ha già preso le sue cose e quelle della sorella e sta salendo rapidamente le scale.
“Ragazzi – dice la mamma salutandoli dalla base delle scale – il vostro bagno è quello che c’è oltre
l’ultima porta a sinistra. Se avete bisogno di qualcosa io sono nella stanza di fronte a quella di Alice. Tirate fuori dalle borse solo i pigiami, gli spazzolini e il dentifricio, vi voglio a letto fra dieci
minuti. È stata una giornata molto lunga per tutti”
E così nell’ultimo giorno di scuola elementare, il giorno in cui Nico avrebbe dovuto assaporare per
la prima volta una libertà d’azione mai provata prima (perché troppo piccolo, o troppo timoroso), il giorno che avrebbe dovuto dare inizio ad una fantastica estate in compagnia dei suoi amici, Nico
si ritrova da solo, in una stanza sconosciuta, prigioniero di un’isola microscopica senza strade, dove non conosce nessuno e dove probabilmente si annoierà a morte entro due secondi.
Si addormenta a fatica, girandosi e rigirandosi nel letto; l’ultimo pensiero per Tommaso e Luigi al
fiume, che lo hanno aspettato fino alle quattro e mezza senza sapere che non lo avrebbero più rivisto per tutta l’estate.


L'autore:
Marcella Cassani, da sempre appassionata di letteratura, musica e cinema, dopo alcuni racconti brevi decide di scrivere una storia di avventura e amicizia dedicata al proprio figlio di nove anni.
“Nico, Alice e l’isola del drago” è il suo primo libro.




Di solito pubblico un estratto di poche righe, e a essere sincera non pensavo di riportarvi l'intero capitolo perché di una lunghezza forse eccessiva per un unico post; solo che ho cominciato a leggerlo e non sono riuscita a smettere! Così mi sono rifiutata di tagliarlo: perché precludervi questo piacere? ;)
Ho letto la sinossi completa ma è stato proprio questo primo capitolo a convincermi che sia una storia che valga la pena di leggere, un po' per i temi trattati (separazione dei genitori, il protagonista protettivo costretto a fare quasi da genitore alla sorellina quando è ancora lui stesso un bambino, e la voglia d'indipendenza e libertà che già si manifesta a quell'età) poi perché si tratta di un romanzo d'avventura, esplorazione e misteri da risolvere; il tutto in Italia (prediligo le storie ambientate nel nostro Paese - sono patriottica XD)!
Voi, cosa ne pensate, carissimi?




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