giovedì 4 maggio 2017

Leggi Universali: Estratti da "Il Grande Gatsby" di Francis Scott Fitzgerald

Carissimi astronauti,
torno a parlarvi del primo libro che abbiamo letto col gruppo di lettura/reading challenge Una Blogger per Amica (maggiori info QUI); il libro mi è piaciuto tantissimo, mi ha segnato, per cui è ora di riportare un po' di quelle tracce che mi sono rimaste nel cuore, anche qui 💓


Rubrica dedicata agli estratti
Letture significative che vanno oltre la letteratura d'evasione

Sono rimasta affacinata dallo stile di scrittura di Fitzgerald e dal modo in cui trasmette i suoi messaggi: sono velati, eppure si colgono con facilità, rivelando concetti profondi in poche e ricercate parole che hanno il suono di una poesia.




Il primo estratto che vi propongo è l'incipit: non solo è uno dei più potenti che abbia mai letto, ma racchiudere un esempio di umiltà, quando per l'intero racconto ci aspettano i comportamenti superbi di tutti gli altri protagonisti.





Negli anni più vulnerabili della mia giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente.
«Quando ti vien voglia di criticare qualcuno» mi disse
«ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi
che hai avuto tu».




L'estratto successivo è una delle mie parti preferite: racconta quel senso di appartenenza a un territorio dopo un po' che ci si è trasferiti; evidenzia come nasce spontaneo, col tempo, senza che ce ne fossimo accorti.





Mi sentii solo per un paio di giorni, finché una mattina un tale, arrivato dopo di me, mi fermò per la strada.
«Da che parte, per West Egg?» chiese sgomento.
Glielo dissi. E quando ripresi a camminare non mi sentii più solo.
Ero una guida, un esploratore di sentieri, un indigeno. Senza saperlo quel tale mi
aveva conferito il diritto di cittadinanza nella zona.




Dopo due estratti che riguardano la voce narrante Nick, entriamo nel vivo dell'amore tormentato e ossessivo di Gatsby per Daisy. Ho adorato questa fase romantica dell'amore che mette a confronto la realtà con i sogni e le aspettative.





Quando andai a salutare vidi che era ritornata sul viso di Gatsby l'espressione stupita, come se gli fosse nato un lieve dubbio sull'entità della felicità presente. Quasi cinque anni! Perfino in quel pomeriggio dovevano esserci stati momenti in cui Daisy non era riuscita a stare all'altezza del sogno, non per colpa sua, ma a causa della vitalità colossale dell'illusione di lui che andava al di là di Daisy, di qualunque cosa. Gatsby vi si era gettato con passione creatrice, continuando ad accrescerla, ornandola di ogni piuma vivace che il vento gli sospingesse a portata di mano. Non c'è fuoco né gelo tale da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuore.
Quando lo guardai, si riprese visibilmente. Teneva fra le sue una mano di lei e, quando Daisy gli disse qualcosa sottovoce all'orecchio, lei si avvicinò in uno slancio di emozione. Credo che quella voce lo avvincesse col suo calore fluttuante e febbrile soprattutto perché non poteva superare il sogno: quella voce era un canto immortale.
Mi avevano dimenticato, ma Daisy alzò lo sguardo e tese la mano; Gatsby non mi
riconobbe affatto. Li guardai ancora una volta e mi restituirono lo sguardo, remoti,
dominati da una vita intensa. Poi uscii dalla stanza e scesi i gradini di marmo nella
pioggia, lasciandoli soli.





Lo stesso tema si ripresenta con questo estratto a diverse pagine di distanza. E' la fase successiva all'incontro; l'ennesimo confronto con la realtà, stavolta duro. Si respira la stessa atmosfera con la differenza che già si fa strada nei nostri pensieri l'idea dell'illusione, mentre Gatsby continua a crogiolarsi nel ricordo del passato, alimentando il suo sogno, credendoci con convinzione.
Chiunque sia stato davvero innamorato non ha potuto fare a meno di aggrapparsi alle sue fantasie almeno una volta, che fosse ricambiato oppure no. Quando l'amore porta ad annullare se stessi e colma il senso della vita, altrimenti vuota.
Adoro le ultime frasi di questo testo.






«Non pretenderei troppo da lei» arrischiai. «Non si può ripetere il passato.»
«Non si può ripetere il passato?» fece lui incredulo. Ma certo che si può!»
Si guardò attorno sconvolto, come se il passato fosse in agguato nelle ombre della casa, appena fuori portata delle sue mani.
«Rimetterò tutto esattamente com’era prima» disse facendo un gesto energico col capo. «Vedrai.»
Parlò molto del passato, e ne dedussi che cercava di ritrovare qualcosa, forse un concetto di se stesso che era scomparso nell’amore per Daisy. Da allora la sua vita era stata confusa e disordinata; ma se poteva ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto da capo, sarebbe riuscito a scoprire qual era la cosa che cercava...
…una notte d’autunno, cinque anni prima, avevano passeggiato lungo una strada. Cadevano le foglie. Erano giunti a un luogo dove non c’erano alberi e il marciapiede era bianco sotto il chiaro di luna. Qui si erano fermati, e si erano voltati l’uno verso l’altra. Era una notte fresca; c’era quell’esaltazione misteriosa che viene durante i due cambiamenti di stagione dell’anno. Le luci tranquille delle case ronzavano nell’oscurità; c’era un fruscio e un bisbiglio tra le stelle. Con la coda dell’occhio, Gatsby vedeva che gli edifici sui marciapiedi costituivano una vera e propria scala e salivano a un luogo segreto al disopra degli alberi; poteva arrampicarvisi e, se lo faceva da solo, una volta in cima avrebbe potuto succhiare la linfa della vita, trangugiare il latte incomparabile della meraviglia.
Il cuore gli batteva sempre più in fretta mentre il viso bianco di Daisy si accostava al suo. Sapeva che baciando quella ragazza, incatenando per sempre le proprie visioni inesprimibili all’alito perituro di lei, la sua mente non avrebbe più spaziato come la mente di Dio. Così aspettò, ascoltando ancora un momento il diapason battuto su una stella. Poi la baciò. Sotto il tocco delle sue labbra Daisy sbocciò per lui come un fiore, e l’incarnazione fu completa.
In tutto quello che mi disse, perfino nel suo sentimentalismo impressionante, ritrovai qualcosa: un ritmo sfuggente, un frammento di parole perdute, che avevo udito da qualche parte molto tempo prima. Per un momento una frase cercò di prendere forma nella mia bocca, e le labbra si schiusero
come quelle di un muto, come se non fossero trattenute soltanto da un filo di aria stupita. Ma non diedero suono, e ciò che avevo quasi ritrovato divenne inesprimibile per sempre.





Per finire, vi riporto l'estratto che conclude il libro: la fine dell'illusione, la malinconica arresa alla realtà. E' a questo punto che il romanzo rivela che l'amore di Gatsby per Daisy è la metafora dell'uomo che, sognatore per indole, non potrà mai competere con il destino (o chi è a capo di uno Stato, come lascia intendere Fitzerald); c'è sempre qualcosa di più grande di noi, un limite che l'uomo comune non potrà mai superare.
Eppure, anche con questa consapevolezza non si può fare a meno di continuare a desiderare, anche l'irraggiugibile. Ma va letto con le sue parole perché molto più intenso! *__*





E mentre meditavo sull’antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter più sfuggire più. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in questa vasta oscurità dietro la città, dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte.
Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia e una bella mattina...
Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.







Mi sembra di aver rovinato la poesia con tutte le mie considerazioni!
Ad ogni modo, cosa ne pensate di questi estratti?
Qual'è il vostro passo preferito?
Pensate anche voi che tra questi concetti siano racchiuse delle Leggi Universali? ;)
Fatemi sapere nei commenti!





2 commenti:

  1. Sono rimasta anche io estremamente affascibata dallo stile di Fitzgerald, un autore che non conoscevo molto bene ma che mi ha conquistata..! Gli estratti che hai citato sono tutti molto belli, il mio preferito è l'ultimo ma sono tutti intensi e vividi nella loro sfavillante aura..Il grande Gatsby è un libro davvero molto emozionante, quasi vivo direi! :)

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