giovedì 21 febbraio 2019

Recensione "Madame Bovary" di Gustave Flaubert (Einaudi)

Cari astronauti,
come forse sapete sto partecipando al #MegaGDL organizzato da Leggo Quando Voglio, e tra i libri presi in esame ne "Lezioni di Letteratura" di Vladimir Nabokov c'è, appunto, "Madame Bovary" di Gustave Flaubert; lo abbiamo letto in questo Febbraio e l'ho terminato giusto ieri sera.
E' un libro che mi ha lasciato tanto, quindi non vedo l'ora di riversare le mie emozioni in questa recensione!

Riassunto della prima parte e relative riflessioni iniziali QUI


NB: la mia edizione era uscita in abbinamento al Quotidiano Nazionale, ma copertina a parte è la stessa della Einaudi, con traduzione e nota di Natalia Ginzburg e un saggio di Henry James.

NB2: vi riporto la sinossi tagliando tutta la parte che anticipa gli eventi! ;)




Titolo: Madame Bovary
Autore: Gustave Flaubert
Editore: Einaudi
Genere: Narrativa, Classico della letteratura
Data di uscita: 9 Giugno 2015
Pagine: 397
Formato: cartaceo ed ebook
ISBN: 978-8806227906
Prezzo: € 9,00 cartaceo / € 2,99 ebook
Link per l'acquisto: amazon


Sinossi:
Charles Bovary, un modesto medico di campagna, sposa in seconde nozze Emma Rouault. Emma, sognatrice e romantica, è presto delusa dalla mediocrità del marito e dalla sua vita in provincia. 


Le recensioni e gli articoli di Universi Incantati


Avevo cominciato a leggere questo classico alcuni anni fa, ma avevo abbandonato la lettura poiché ero tutta presa dalle scadenze dei libri che mi erano stati inviati per collaborazione, e c'è da dire che, pur avendo suscitato in me un certo interesse già da allora, mi ero pure fermata perché quella prima parte è la più lenta, e a tratti prolissa, di tutto il romanzo. Mi sarebbe bastato andare avanti qualche pagina per trovare maggior motivazione, poiché la storia di Madame Bovary è una storia che va in crescendo.

Flaubert comincia prendendola alla larga, presentandoci Charles Bovary attraverso immagini della sua infanzia (un incipit ingegnoso che ce lo mostra al suo primo giorno di scuola, rigido e goffo, preso di mira dai suoi compagni e preso in giro anche dal professore per via della sua pronuncia) e del suo rapporto coi genitori (che si trovano completamente in disaccorso sulla sua educazione), dalle sue umili origini contadine alle alte ambizioni della madre che vuole farne un medico e lo spinge a laurearsi prima del tempo; gli trova lavoro in una cittadina che ha da poco perso il suo dottore, e gli procura persino una moglie con una buona rendita che però si rivela solo frutto di dicerie. Tale moglie, accusata dalla madre di Charles, presto muore lasciandolo vedovo, ed è così che Charles decide di fare la proposta a Emma, una ragazza "elegante" (pure se contadina), conosciuta grazie alle cure che Charles aveva prestato a suo padre, e che l'aveva subito colpito per i modi raffinati e per la graziosa sensualità.

L'autore spende l'intera prima parte a presentarci Charles Bovary dal'infanzia all'età adulta, poi fa la stessa cosa con Emma Rouault, includendo le vite dei rispettivi genitori. In questo modo forma un quadro a tutto tondo per quanto riguarda le loro personalità, ma se per Charles è subito chiaro quel temperamento sempliciotto, perbuonista, senza malizia, senza carattere, senza ingegno, succube di ogni figura femminile che fa parte della sua vita (la madre, la prima moglie, poi Emma), per Emma è molto difficile usare una definizione vista la complessità del personaggio. Emma non è solo l'adultera, come la fama del libro può indurre a pensare. Emma è una grande contraddizione e in lei coesistono i volti di mille donne: è la fanciulla che ingenuamente sogna di vivere le avventure e le passioni dei libri; è la moglie insoddisfatta e annoiata, insofferente verso la quotidianità della vita coniugale; è la madre che non sopporta di vedere la figlia e la respinge; è la musa dei poeti; è l'insopportabile fidanzatina che ti s'incolla addosso e non ti lascia respirare; è sia la vergine graziosa sia l'amante passionale; è egoismo e ipocrisia; è edonismo, sfarzo, e culto del bello, e in quel sottile confine tra amore e odio mi ha conquistata perché, semplicemente, è vera. Personalmente la ritengo un'eroina romantica, bohemiène e decadente; se questo libro è il precursore del realismo, lei è il canto del cigno del romanticismo, la (sua e non solo) resa alla realtà.
Va anche detto che non c'è nulla di eroico nelle sue imprese e anzi, piuttosto è l'esatto contrario, e non è tanto romantica ma più che altro materialista (lo dicevo che è contraddittoria!), eppure è il suo irraggiungibile ideale, quell'elevazione all'amore platonico che lei sa tradurre prima attraverso fantasticherie, poi cedendo ai piaceri della carne, ma che non si sazia né per mezzo di uno né per mezzo dell'altro. E' una donna in continua ricerca, forse più della pace interiore che dell'amore, e come ha detto qualcuno, in fondo è coraggiosa, emancipata, pure se ingenua e nient'affatto furba come crede.
C'è chi ha scritto di odiarla, ma io non ci sono riuscita (salvo nei casi estremi) perché Flaubert narra anche dal suo punto di vista e, per come ci mostra le cose, mi ha fatto entrare in empatia portandomi al di là dei giudizi e dei pregiudizi, indipendentemente dall'accettare o respingere i suoi comportamenti. Inevitabilmente, in alcune cose mi è piaciuta e in altre no, ma non era importante: è come quando guardi un'opera d'arte che ti suscita emozioni; non la giudichi, "senti" e basta. E forse è la prima volta che mi accade una cosa simile.

Mi sono soffermata su Emma ma ogni personaggio di questa storia è memorabile, dai principali ai secondari: il devoto marito Charles, il libertino Rodolphe, il praticante Léon, ma soprattutto il farmacista Homais che per me è stato un vero spasso con le sue idee rivoluzionarie, il continuo affronto alla chiesa e le sfide al prete (bellissima l'immagine finale dove sono entrambi stanchi e la mente si è arresa alla comune sensazione fisica)! E Homais è anche arrivista, esattamente come la madre di Charles, esattamente come Emma... sono tanti i personaggi che hanno alte aspirazioni, e nessuno è pulito, salvo la piccola Berthe. Sono personaggi che hanno grossi difetti e scheletri nell'armadio, come il notaio che palpeggia Emma, il giovane Justin che diventa complice suo malgrado, la domestica Félicité che alla fine arraffa tutto e adieu. Alla fine della storia, a rimetterci sono solamente i deboli, come Berthe, come il cieco che è tormentato da Homais, e quel poveretto che si ritrova senza la gamba. Ma tra i deboli io considero anche la stessa Emma.

Riguardo allo stile di scrittura, spicca una cura maniacale per i dettagli (tipo nelle interminabili nozze!), una ricercatezza nelle similitudini che crea una prosa poetica e romantica, con le scene d'amore velate, eppure dalle note sensuali.




Rodolphe le stringeva la mano, e la sentiva tutta calda e fremente, come una tortorella prigioniera che voglia riprendere il volo; ma, sia che essa tentasse di liberarla, sia che invece rispondesse a quella pressione, ebbe una mossa delle dita; egli esclamò:
«Oh grazie! non mi respingete! siete buona! capite come io son vostro! Lasciatevi guardare, contemplare!»
Una raffica di vento venuta dalla finestra increspò il tappeto della tavola, e giù sulla piazza, tutte le grandi cuffie delle contadine si sollevarono, come ali di farfalle bianche in tumulto.
«Uso di pannelli di semi oleosi,» continuò il Presidente. Procedeva frettoloso: «Concime fiammingo...»




Mi hanno colpito le scene come quella che ho riportato qui sopra, dove si compiono gli eventi che coinvolgono l'intero paese contemporaneamente alla particolare situazione che vive Emma; questa considerazione dell'ambiente nella sua totalità rende il quadro completo e aggiunge ulteriore realismo, e in certi casi anche un po' di comicità. Oltretutto, nel particolare del farmacista tutto preso a preparare le marmellate coi figli e l'intera famiglia, si lascia un certo dettaglio, apparentemente insignificante, che sarà poi determinante nella storia; niente è lasciato al caso.
Se nella prima parte le descrizioni dell'ambiente erano così prolisse da annoiare un po', nelle ultime due parti l'ambientazione si limita all'essenziale e le descrizioni si focalizzano sulle azioni, sugli stati d'animo, sui dialoghi; ciò nonostante le scene sembrano scorrere davanti agli occhi con la precisione di un film. Il ritmo si fa incalzante e ogni capitolo attira quello successivo poiché lascia sempre un cenno a degli eventi che accadono poi, e in generale, la trama è costantemente imprevedibile, fino alla fine.

Il finale mi ha trasmesso inquietudine, un po' come aveva fatto "Il ritratto di Dorian Gray"; del resto, sia Dorian sia Emma sono maledetti. Dannati. Mi ha soprattutto colpito come l'autore abbia deciso di mostrare l'intera raccapricciante scena, lunga e dolorosa, e come abbia deciso di prolungare la sofferenza attraverso le reazioni dei personaggi vicini. Ciò che emerge, alla fine, è una sorta di morale, ed Emma si rivela essere il simbolo, il mezzo per esprimerla.
E in un certo senso, spiazza, svuota.

Eppure sono sicura che un simile capolavoro non lo dimenticherò mai.


Il voto di Universi Incantati:





Cosa ne pensate, carissimi?
Avete letto questo grande classico; vi è piaciuto?
Amate o odiate Emma? XD
Fatemi sapere nei commenti!



2 commenti:

  1. L'avevo letto molti anni fa e mi era piaciuto abbastanza. Complimenti per il post :)

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