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martedì 5 ottobre 2010

Favola: Il granchio che temeva l'acqua

Rubrica che raggruppa tutte le notizie su di me e le mie opere; 
un viaggio sulla luna ("pianeta donna" per eccellenza) e ritorno! ;)


Dall'archivio del 10 Novembre 2009

Oggi riporto una fiaba che ho scritto quest'estate, di cui ho fatto persino le illustrazioni: è stato divertente! :D
(Sì, lo so... il tratto è un po' infantile... ma è una favola per bambini quindi sono perdonata, vero?)



IL GRANCHIO CHE TEMEVA L’ACQUA


C’era una volta, un granchio di nome Fluc.
Fluc soleva zampettare in una spiaggia di un luogo lontano, trascorrendo gran parte del tempo a scavare piccoli buchi nella sabbia: entrava, usciva, e così via, per scavare sempre più in profondità e costruire tunnel che si congiungevano sottoterra e costituivano la Città Insabbiata.
Tutti i granchi del posto si comportavano allo stesso modo, con la differenza che ogni tanto risalivano in superficie e si lasciavano raggiungere dalle onde del mare: ovunque fossero, sentivano il richiamo dell’acqua; udivano la rinfrescante melodia delle onde che accarezzavano la sabbia, vedevano la bianca spuma ed i riflessi dorati sull’oceano limpido, ed era impossibile fuggire all’istinto. Soprattutto al tramonto, i granchi abbandonavano la spiaggia; finivano il lavoro giornaliero e rincasavano nel mare. Ma il mare non era la casa di Fluc: lui aveva paura dell’acqua.
Sapeva, però, di essere nato nell’oceano: sua madre lo aveva custodito con le altre uova nella tasca addominale, ed era proprio nelle profondità marine che le uova si erano schiuse. Quel giorno, Fluc aprì gli occhi vispi e assieme ai fratelli provò l’emozione di zampettare furtivo sott’acqua, ma fu fin troppo rapido perché presto, si trovò solo, lontano dalla mamma e dai fratellini: l’unico che non lo perse d’occhio, fu un grosso barracuda. Il pesce gli si parò davanti: sapeva che Fluc era l’elemento debole, inoltre,
sotto il guscio duro c’era una polpa così soffice e gustosa, che riusciva quasi a sentirne il sapore. Il cacciatore lo fissò con gli occhi grigi e di colpo, spalancò la bocca: Fluc vide i denti aguzzi e si spaventò talmente tanto che prima di fuggire in tutta fretta, si mise a zampettare frenticamente nello stesso punto, sollevando sabbia fino agli occhi del barracuda. Quando il pesce riacquistò la vista, il piccolo granchio era ormai al sicuro, sulla spiaggia. Da quell’episodio, la scelta di non tornare mai più nei fondali.

Le disavventure di Fluc, non finivano qui, infatti, aveva paura di qualcos’altro: gli umani. Fluc non immaginava che potessero catturarlo per servirlo in un ristorante di pesce, piuttosto, i suoi timori derivavano da una vecchia vicenda: in un giorno assolato come tanti, un’ombra improvvisa lo sovrastò; il granchio si spostò velocemente, ma l’ombra sembrava seguirlo... Era una bambina, ma Fluc non lo sapeva e si sentiva minacciato, in pericolo. Credeva che quei piedi, che a lui sembravano giganti, lo avrebbero schiacciato da un momento all’altro, così, per la prima volta, usò le sue chele non per lavorare, bensì per difendersi. La bambina gridò talmente forte che a Fluc gli rimbalzarono gli occhi: mai più avrebbe usato le sue possenti chele per missioni diverse dal suo lavoro ordinario.
Invece, una mattina, tutto cambiò.
Fluc uscì dalla Città Insabbiata che pioveva.
Il sole era oscurato da minacciose nubi nere, così non poté vedere il proiettarsi delle ombre, bensì, si trovò improvvisamente circondato da tanti piedi umani, adulti; pestavano violentemente la sabbia, agitati. Il povero granchio non sapeva dove rifugiarsi: si era involontariamente allontanato dalle buche che portavano ai tunnel mentre si era avvicinato alla fonte delle sue paure, l’oceano. I piedoni non cedevano il passo, anzi, avanzavano sulla riva, bagnandosi; le piccole onde che provocarono, si unirono al moto di un mare già in tempesta e Fluc ne fu investito.
Nel panico, non si rese conto di nuotare agilmente, se ne accorse quando la confusione era ormai lontana
Lui, Fluc, nuotava armoniosamente, le sue zampette fluttuavano tra coralli profumati di libertà. Che fifone era stato! Era quella la sua casa, lo sapeva bene! Così si dilungò in girotondi, giravolte, capriole in avanti, capriole indietro, slalom tra le ostriche e doppi salti mortali dalle spugne.
Nell’attimo in cui fece una pausa, notò un’ombra sferica poco distante. Fluc non aveva più motivo di temere l’acqua, ed era così felice della sua scoperta che non aveva nemmeno paura del barracuda o di qualsiasi altro pesce ostile, così si avvicinò: la sfera presentava diversi “buchi”, però più grandi rispetto a quelli realizzati da lui sulla sabbia... all’interno, c’era una ragazza con la coda da pesce.

« Ti prego, aiutami! Mi hanno intrappolata. »
« Ma... tu cosa sei? Una sirena? »
« Sì, sono Tania, la principessa della Città Inabissata. » Affermò dondolando la testa di capelli blu.
« Oh », s’imbarazzò il granchio, « io sono Fluc, un semplice operaio della Città Insabbiata. »

Le presentazioni furono interrotte da un sordo boato e da uno spostamento improvviso di acque.

« Hanno acceso il motore, ora il peschereccio mi porterà via! Scopriranno che le sirene non sono solo una leggenda. »
« Forse lo sanno già », rifletté Fluc, « ecco spiegata l’agitazione sulla riva; gli umani stavano per schiacciarmi,
presi com’erano della notizia della tua cattura! »
            « Fluc, tu sei un granchio, le funi di questa rete si possono spezzare grazie alle tue chele! »
            « Principessa Tania, non posso... le mie chele sono pericolose... fanno paura persino a me. »
            « Tu e le tue chele siete la mia unica possibilità di salvezza! Coraggio Fluc, io non ho paura!»
La nave cominciò a spostarsi.
            « Ti prego, Fluc! Sei l’unico che può salvarmi! » Gridò.
Fluc esitò, ma quel grido gli rimbombava nel cuore assieme al suo battito agitato. Si decise.
Nuotò e raggiunse la rete; fece per aggrapparsi, ma la fune si spezzò sotto le chele. Rimase indietro, ma si avvicinò di nuovo, entrò da un foro della trappola e la principessa Tania lo sorresse con le dita per proteggerlo dalla corrente; in questo modo il granchio riuscì a spezzare le corde una ad una, creando un varco così ampio da riuscire a liberare la sirena.

Fluc rimase nella Città Inabissata: un giorno, sfidò il vecchio barracuda e fu uno scontro così avvincente che la principessa lo scelse come guardia del corpo; Fluc divenne l’eroico “Chela d’oro” nonché migliore amico di Tania... e visse per sempre felice e contento.

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