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martedì 5 ottobre 2010

Racconti: La luce

Rubrica che raggruppa tutte le notizie su di me e le mie opere; 
un viaggio sulla luna ("pianeta donna" per eccellenza) e ritorno! ;)

La luce




Io sono una stella.
Ecco, non pensare ad uno di quei corpi celesti che luccicano nel cielo, io sono fatta di tubi e fili elettrici: sono un'insegna luminosa a forma di stella ma non brillo di luce mia a meno che mi si colleghi ad una presa elettrica.
Sono nata in una fabbrica e credevo d'essere speciale perché tra tutte le decorazioni, il mio corpo aveva questa forma particolare a cinque punte.
Fu emozionante il giorno in cui mi installarono al centro della rotonda cittadina e conservo intensi ricordi di quando mi lasciai cullare dal vento freddo oppure quando i fiocchi di neve mi solleticavano e si scioglievano al contatto col mio corpo. Di giorno osservavo e di sera diventavo la protagonista: illuminavo orgogliosa i visi dei bambini entusiasti nel vedermi e seppur suscitassi meno stupore negli adulti, son certa che la mia presenza non gli era indifferente nell'animo.
L'animo io lo conosco e presto avrei rimpianto di non essere un semplice e freddo oggetto.
Era una nottata particolarmente limpida: stavano immobili e brillavano quasi a farmi l'occhiolino; erano loro, una miriade di stelle dorate, vere. La luce che emanavano era come un’aurea magica; luccicavano birichine ed io mi sentivo derisa ma in segreto, le ammiravo e desideravo ardentemente d'essere una di loro.
Per quale scherzo del destino mi ero trovata in una materia creata dagli uomini e vincolata alla Terra quando potevo essere una creatura di Madre Natura e aleggiare nel cielo sconfinato?
In quella notte, dei fuochi d'artificio smorzarono i miei singhiozzi ed io decisi di non funzionare più.
Come previsto, il più plausibile dei miei desideri si realizzò: gli operai mi calarono sulla terraferma; era inutile cercare il guasto poiché non era solito usare le stesse decorazioni per due anni di seguito e ormai le feste natalizie erano giunte al termine.
Mi riportarono nella fabbrica, in un magazzino buio; avrei voluto che la tortura finisse invece ero ancora sveglia e continuavo ad esistere.
Persi la cognizione del tempo quando un giorno, d'un tratto, vidi una luce abbagliante ed ebbi una vampata di calore: ero io; l'elettricità percorreva i miei tubi così come il sangue scorre nelle vene.
"Mamma, ho trovato una stella, una stella vera!" gridava la bambina saltellando di gioia.
La madre strappò via la piccola perché il posto di lavoro del padre non era un luogo di gioco ma la bambina, in risposta, si mise a piangere; credeva ciecamente che io fossi una realtà piuttosto che una rappresentazione.
Il suo pianto era talmente straziante che sentii nel profondo il desiderio di consolarla con la mia luce; decisi che avrei brillato come le stelle vere ma da vicino, per riportare o accentuare il sorriso sui volti della gente.
La bambina mi aveva acceso, gli umani stessi mi avevano creato a questo scopo: illuminare per rallegrare le strade e diffondere un'atmosfera di festa; ero altrettanto indispensabile quanto quei deliziosi puntini dorati nel cielo!
Usai tutta la mia energia: volevo illuminare ancora, anzi, di più.
Incantate, madre e figlia cessarono di bisticciare e l’intero personale fu attratto dal bagliore: il titolare dell'azienda rimase a bocca aperta; lui, il padre della bimba, mi aveva progettato e fu così sorpreso nel vedermi tornare a splendere!

Oggi è una bella giornata di sole e stasera toccherà a me brillare; sono qui che veglio sulle loro teste, proprio qui, sulla sommità dell'azienda d'insegne luminose.
Sono una stella, un'orgogliosa insegna pubblicitaria perché la vera luce non è quella che si vede con gli occhi ma quella che oguno di noi può suscitare nell'anima dell'altro.



Valentina Bellettini

NB: Questa mia favola ha partecipato al concorso "Buon a-Zine" sul forum A.S.I.MOV. (associazione italiana scrittori in movimento).



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Questa opera di Valentina Bellettini è sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.

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