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domenica 15 aprile 2012

Videogiochi: Ōkami e Ōkamiden

Venerdì è stato pubblicato questo mio articolo su TrueFantasy:
se volete leggerlo con la bellissima impaginazione di Alessandro Iascy, correte in questa pagina!
Ecco, io non so mai quali immagini scegliere; specie in un titolo come questo, sono una più bella dell'altra! Per cui, lustratevi gli occhi in ambedue i blog! ^^
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Qualche giorno fa è sbocciata la primavera. Adoro i paesaggi che si tingono di rosa, e mi ricordano che in Giappone si festeggia la fioritura dei ciliegi: disperdendo petali nel vento, i sakura (ciliegi, appunto) danno vita a uno spettacolo magico e romantico che è anche il simbolo del Giappone.
Siamo in primavera, siamo nella rubrica "Jappo W!", allora come non trattare un videogioco che fa della fioritura e del mito giapponese i suoi cardini? 


Ōkami (letteralmente "grande dio" è anche un gioco di parole per "lupo") è un action-RPG ambientato nel Giappone medioevale dove protagonista è la dea del sole Amaterasu reincarnata nel corpo di un lupo. A evocare la dea è Sakuya, spirito dell'albero protettore del Villaggio Kamiki, spinta dall'improvvisa ricomparsa del demone Orochi, drago a otto teste che da sempre infesta non solo il villaggio in questione, ma l'intero Giappone. Cent'anni prima Orochi fu sconfitto da un lupo simile alla reincarnazione di Amaterasu, Shiranui, e dal guerriero del villaggio, Nagi, il quale infine sigillò il demone nella Caverna della luna con "Tsukuyomi", la spada in cui Shiranui fece confluire i suoi poteri prima di morire; a quanto pare ora qualcuno ha estratto la spada liberando il demone, e l'aurea maledetta di Orochi porta le tenebre, fa appassire alberi e fiori, avvelena le acque, libera spiriti maligni e richiama altri demoni, insomma, l'umanità è in pericolo, e solo l'intervento divino di Amaterasu può riportare la pace. A farle da guida, un insetto (ma guai a chiamarlo così), l'artista errante Issun, interessato ad apprendere le tecniche del Pennello Celeste (Celestial Brush) che è poi il potere principale di Amaterasu. 
Il Pennello Celeste offre al giocatore un'esperienza inedita che arriva persino ad assumere connotati poetici: usando questo strumento, il gioco va come in pausa e il paesaggio si trasforma in una tela monocromatica dove il giocatore si ritrova a dipingere! E allora trasformeremo un albero secco in un ciliegio in fiore, una pozzanghera in una fonte, governeremo il vento e manipoleremo acqua e fuoco, tramuteremo la notte in giorno, sfameremo animali e ripareremo perfino degli oggetti distrutti, fino ad arrivare ad apprendere tredici tecniche (di pittura) diverse, insegnate da divinità che appaiono sotto-forma di costellazioni per poi animarsi (che romantico!).


Attraverso il Pennello Celeste è come se Amatarasu "purificasse", perché oltre a intervenire sull'ambiente lo può usare anche in combattimento (taglia il nemico in due, fa materializzare una bomba...) ma soprattutto porta dei benefici agli umani che riacquistano fede, il che vale come punti esperienza
Grazie all'uso del Pennello Celeste abbiamo numerose sub-quest e una certa libertà d'azione
Le cose da fare sono talmente tante che quando ci troveremo di fronte a Orochi, con un risvolto che sembra replicare gli avvenimenti di cent'anni prima visto il coinvolgimento del guerriero Susano, penseremo d'essere arrivati a un passo dalla fine quando in realtà non siamo che all'inizio; scopriremo tanti di quei villaggi che sarà impossibile delineare i confini della mappa, soprattutto dopo che vedremo il mare...
I combattimenti avvengono per mezzo d'incontri non propriamente casuali perché i nemici sono sempre nello stesso punto, siano essi sulla mappa o nei dungeon, segnalati dalla presenza di una "pergamena" che svolazza minacciosa, e che se ci avviciniamo può rincorrerci e catapultarci direttamente in battaglia. Lo scontro avviene in una sorta di dimensione parallela, delimitata da confini dai quali si può tuttavia fuggire; si può combattere utilizzando le armi (selezionando preventivamente la principale e la secondaria) e usufruendo di particolari strumenti quali rosari e oggetti sacri acquistati nel corso dell'avventura. Tutto questo non vale nel caso dei boss: in tali occasioni la battaglia diventa un enigma da risolvere con la giusta tecnica, e a seconda della strategia che useremo, otterremo riconoscimenti diversi (questo anche nel caso dei normali scontri, il che spinge ad adoperarsi per guadagnare monete e punteggi migliori).


Nel corso della storia conosceremo il vero nemico di Amaterasu, c'imbatteremo in personaggi le cui storie sono direttamente ispirate al folklore giapponese, e ci sarà anche da sorridere nonostante l'atmosfera cupa. In sostanza si tratta di un'esperienza piuttosto impegnativa, pur non essendo particolarmente difficoltosa, solo che, personalmente, mi sono bloccata in un momento in cui la storia diventa piuttosto oscura, e la vastità dell'ambiente ha finito col disorientarmi, specie quando ho lasciato passare così tanto tempo da non ricordare dov'ero rimasta... fino a che ho preso in mano "Ōkamiden"! 
In Europa Ōkami era uscito nel 2007 per Playstation 2 e nel 2008 per Wii, ma si era guadagnato il titolo di "Gioco dell'anno" da IGN già nel 2006; avendo guadagnato un enorme successo di critica e un certo numero di fan, Capcom si è adoperata a pubblicare il seguito, "Ōkamiden", nel marzo 2011 come esclusiva per Nintendo DS.


Stesso mix di avventura, enigmi e azione, stessa grafica in cel-shading, stesso Pennello Celestiale da usare stavolta col pennino del DS, ma dato che dalla console casalinga si è passata a una console portatile ora è tutto "chibi" (mini), a partire da "Chibiterasu", figlio di Amaterasu, che si accompagna a guerrieri bambini (e incontra i cuccioli delle divinità incontrate nel precedente capitolo)!
La storia è ambientata nove mesi dalla conclusione delle vicende di "Ōkami", dove Chibiterasu scende sulla Terra per estirpare il male rimasto, cercando ancora di salvare natura ed esseri viventi. Come avveniva in "Ōkami", le persone vedono in Chibiterasu un normalissimo cucciolo di lupo; non notano il suo particolare manto striato di rosso, nessuno tranne Kuni, figlio di Susano, aspirante guerriero anche lui. Scopriremo però che non si tratta solo di Kuni, ma che tutti i bambini, probabilmente perché puri, riescono a vedere in Chibiterasu qualcosa di più di un semplice lupo. A un certo punto, infatti, Kuni si separa da Chibiterasu e quest'ultimo trova la compagnia della sirena Nanami, poi l'attrice coi poteri paranormali Kagu, poi ancora il mago Manpukuogni compagno garantisce un'interazione diversa poiché ognuno ha la sua particolare tecnica di combattimento, oltre a una serie di specialità; di conseguenza, il Pennello Celestiale scopre nuove tecniche, come quella che permette il giocatore di risolvere un enigma usando separatamente la "squadra", con Chibiterasu che si muove da una parte, e il compagno dall'altra. Per questo "Ōkamiden" offre qualche variante in più, ma di contro, se così si può dire, il livello di difficoltà diminuisce, pur mantenendosi godibile e appassionante, in certi frangenti spassoso.
Ritornano la poesia, l'atmosfera onirica, le musiche tipicamente giapponesi e i siparietti comici; ritorna il fiorire della natura al passaggio della divinità del sole. Ritorna la voglia di ricominciare il predecessore, visto che ci da modo di ripassare le tecniche di combattimento e ci fa percorrere le stesse mappe (ci sono comunque anche scenari nuovi).


Entrambi i titoli sono di ottimo livello
Unica pecca (che potrebbe scoraggiare alcuni giocatori) è l'assenza della localizzazione italiana, pertanto dovremo accontentarci di leggere in inglese, e magari munirci di un buon vocabolario. Su Internet si trovano comunque le traduzioni di tutto lo script, se non altro per quanto riguarda "Ōkami".
Per finire, una precisazione.
Come accennato poco prima, la serie è prodotta da Capcom, ma in realtà il primo "Ōkami" nacque dai Clover Studio, una divisione Capcom celebre per la serie di videogiochi d'azione "Viewtiful Joe" ma che fu sciolta, sempre per decisione della Capcom, nel 2006 (il team si è poi riunito per formare lo studio di sviluppo Seeds, che nel 2007 si è fuso con un'altra società per formare la Platinum Games). L'ideatore del gioco, Hideki Kamiya dichiarò d'essersi ispirato alla serie di "The Legend of Zelda"; non a caso ho subito notato la vicinanza tra le due serie, e forse è anche per questo che "Ōkami" mi ha conquistata subito! Sono simili sia per genere, per profondità e atmosfera, sia perché la trama cela valori e insegnamenti, ma si può dire, viceversa, che anche Zelda abbia tratto ispirazione da "Ōkami", ad esempio in "TLOZ: Twilight Princess" abbiamo Link che si trasforma in un lupo, e nel recente "TLOZ: Skyward Sword" abbiamo una grafica che ricorda un dipinto ad acquerelli. Quando si dice arte... ne facessero di videogiochi come questi! "Ōkami" e "Ōkamiden" sono dei capolavori che non dovrebbero mancare nella vostra ludoteca.


Valentina Bellettini

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