anche oggi vi propongo una recensione!
Stavolta si tratta di un libro ben diverso poiché qui non c'è la fantasia ma la pura realtà quotidiana, e sapete, leggere questo libro mi ha cambiata; mi sono accorta che ora guardo chi mi circonda con occhi diversi, e spesso mi tornano in mente alcuni concetti che ho appreso grazie a questo saggio.
Questo libro ha lasciato un segno profondo dentro di me.
Titolo: "Barboni e Volontari – Viaggio nelle fragilità e solidarietà sociali”
Autore: Marco Cauda
Editore: Bonanno Editore
Data di pubblicazione: luglio 2015
Genere: saggio, indagine, scienze sociali
Prezzo: 15,00 €
Dove acquistarlo: amazon
Sito: www.barbonievolontari.it
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/barbonievolontari
Le recensioni e gli articoli di Universi Incantati |
Ora che l'ho letto non mi stupisce affatto che questo libro abbia vinto il Premio Speciale al Franco Cuomo International Awards 2015.
La mia copia è piena di interi paragrafi sottolineati, ma in fondo non credo che ci sarà bisogno di tornare a leggere quei passi perché li ho assimilati con naturalezza dal primo istante: in parte può essere per via del mio spirito, che è predisposto e sensibile verso queste cose, ma d'altra parte si tratta, oggettivamente, di un saggio dalla lettura "facile", che si legge tutto d'un fiato, scorrevole, interessante, addirittura affascinante per l'uso che fa delle parole; ci sono stati momenti in cui mi sembrava di leggere una poesia.
I barboni amano la primavera, quando ciò che l'inverno sembra aver rinsecchito e ucciso torna a fiorire - quasi la natura volesse sottolineare che
nulla muore del tutto - e anche nel clamore della città si può
cogliere il canto della campagna, il profumo denso dei campi
appena arati, l'immagine degli alberi che si fanno pregni di frutti e degli orti ben coltivati.
Parole che arrivano dritte al cuore, concetti che riescono a coinvolgere il lettore in prima persona poiché ci si rende conto di far parte di un'epoca in cui tutto è precario e mutevole, per cui il confine tra chi non riesce ad arrivare a fine mese e chi è già un barbone è davvero sottile.
Sorprende leggere che alcuni di quelli che etichettiamo come "barboni" un tempo erano più ricchi della media, ma stupisce ancor di più scoprirne le cause, che sarebbe limitato attribuire ai tracolli finanziari poiché, la maggior parte delle volte, vanno cercate negli eventi naturali che possono capitare a tutti, come la perdita del lavoro, di un familiare, oppure una pensione insufficiente, la disoccupazione, la cassa integrazione, oppure ancora un divorzio, o una malattia.
Gli inadatti hanno stili di vita che originano quasi sempre da un evento negativo che riguarda la salute, la casa, la famiglia, il lavoro, e sono come naufraghi all'ultima spiaggia. Hanno una condizione di vita che supera la sofferenza, la disperazione, e conduce allo stadio successivo della disperazione; perdersi implica la possibilità di ritrovare la giusta via, disperdersi significa non avere più punti di riferimento e senza bussola il rischio è prima soffrire, poi disperarsi, infine, rassegnarsi.
La via verso la salvezza sembra allora condurre in direzione opposta alla famiglia,
La mia copia è piena di interi paragrafi sottolineati, ma in fondo non credo che ci sarà bisogno di tornare a leggere quei passi perché li ho assimilati con naturalezza dal primo istante: in parte può essere per via del mio spirito, che è predisposto e sensibile verso queste cose, ma d'altra parte si tratta, oggettivamente, di un saggio dalla lettura "facile", che si legge tutto d'un fiato, scorrevole, interessante, addirittura affascinante per l'uso che fa delle parole; ci sono stati momenti in cui mi sembrava di leggere una poesia.
I barboni amano la primavera, quando ciò che l'inverno sembra aver rinsecchito e ucciso torna a fiorire - quasi la natura volesse sottolineare che
nulla muore del tutto - e anche nel clamore della città si può
cogliere il canto della campagna, il profumo denso dei campi
appena arati, l'immagine degli alberi che si fanno pregni di frutti e degli orti ben coltivati.
Parole che arrivano dritte al cuore, concetti che riescono a coinvolgere il lettore in prima persona poiché ci si rende conto di far parte di un'epoca in cui tutto è precario e mutevole, per cui il confine tra chi non riesce ad arrivare a fine mese e chi è già un barbone è davvero sottile.
Sorprende leggere che alcuni di quelli che etichettiamo come "barboni" un tempo erano più ricchi della media, ma stupisce ancor di più scoprirne le cause, che sarebbe limitato attribuire ai tracolli finanziari poiché, la maggior parte delle volte, vanno cercate negli eventi naturali che possono capitare a tutti, come la perdita del lavoro, di un familiare, oppure una pensione insufficiente, la disoccupazione, la cassa integrazione, oppure ancora un divorzio, o una malattia.
Gli inadatti hanno stili di vita che originano quasi sempre da un evento negativo che riguarda la salute, la casa, la famiglia, il lavoro, e sono come naufraghi all'ultima spiaggia. Hanno una condizione di vita che supera la sofferenza, la disperazione, e conduce allo stadio successivo della disperazione; perdersi implica la possibilità di ritrovare la giusta via, disperdersi significa non avere più punti di riferimento e senza bussola il rischio è prima soffrire, poi disperarsi, infine, rassegnarsi.
La via verso la salvezza sembra allora condurre in direzione opposta alla famiglia,
agli affetti, alla vita comunitaria e invece avvicina sempre più al degrado, a nuove
forme di adattamento che in realtà rappresentano un disadattamento; subentra,
subdolo, il meccanismo dell'abitudine e diventi uomo della strada sostenuto dal solo equilibrio della sopravvivenza.
I concetti di povertà, volontariato e il termine "barbone", avevano bisogno d'essere svecchiati e rivalutati ai nostri tempi, ma forse sarebbe più appropriato dire che avevano bisogno d'essere semplicemente presentati sotto un'altra luce; il saggio lo fa mostrandoci le situazioni di oggi con esempi reali e la quotidianità di persone vere, dopodiché ci riporta i riferimenti della storia, partendo, addirittura, dalle parabole contenute nella Bibbia, passando ai dipinti in cui sono raffigurati quelli che chiamavano "mendicanti", fino ad arrivare al volontariato contemporaneo.
Esattamente come dice il titolo del saggio, questo libro non tratta solo i barboni, ma anche i volontari: ci racconta gli aneddoti di qualche individuo, una persona qualunque che, insomma, potresti essere anche tu, e in qualche modo riesce a tirare fuori la migliore caratteristica umana, ossia quella voglia di donare se stessi autenticamente, senza pretendere nulla in cambio, nemmeno la gratitudine.
Nel frattempo tenta anche di risanare quella fede nelle associazioni di volontariato che sembra sia stata fin troppo sepolta dalle brutte notizie dei media, e si evidenzia come il volontariato sia una persona qualunque, sì, ma allo stesso tempo una persona preparata e una figura professionale.
Il saggio valuta la società a tutto tondo, estendendo il termine "inadatto" per poi associarlo a termini come "diverso", dunque "emarginato" (e la diversità può essere nel fisico, nella preferenza sessuale, nell'età... in tantissime cose!); si analizzano comportamenti come il "pregiudizio", si evidenzia lo "stereotipo" dell'essere un barbone (poiché non è vero che lo si fa per scelta).
E' un libro sociale che tratta tutte le situazioni del bisogno, come l'anziano che deve uscire dalla solitudine, le giovani coppie che devono accedere alla casa (e devono essere tutelate dagli ostacoli della vita come perdere il lavoro oppure una maternità improvvisa), fino ai disoccupati e le famiglie monogenitoriale.
E' impossibile non trovare almeno un riferimento alla propria vita.
Non solo, attraverso la psicoanalisi e aspetti umani come l'autostima e l'empatia, ci mostra anche come il volontario possa assumere l'identità del barbone:
Il volontariato assume entrambi i volti: esprime la virtù della benevolenza e dell'universalismo attraverso la capacità di trascendere (non sacrificare) il proprio ego e privilegiare l'alter. Prende per mano chi ha bisogno con lo
spirito del compagno compassionevole e disponibile a mettere
in gioco sia capacità sia fragilità e incertezze. Consapevole dei propri limiti e
insuccessi.
Il libro è completo di un'appendice che riguarda la visione cristiana del volontariato (a cura di Alessandro Meluzzi), una guida economico-giuridica sul terzo settore (a cura di Roberto Collura) e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Una lettura che mi ha trasmesso cultura, conoscenza, sensibilità e maturazione; una lettura che arricchisce e permette di crescere, soprattutto a livello umano. Per questo non mi limito a consigliarla: dovete farla vostra.
forme di adattamento che in realtà rappresentano un disadattamento; subentra,
subdolo, il meccanismo dell'abitudine e diventi uomo della strada sostenuto dal solo equilibrio della sopravvivenza.
I concetti di povertà, volontariato e il termine "barbone", avevano bisogno d'essere svecchiati e rivalutati ai nostri tempi, ma forse sarebbe più appropriato dire che avevano bisogno d'essere semplicemente presentati sotto un'altra luce; il saggio lo fa mostrandoci le situazioni di oggi con esempi reali e la quotidianità di persone vere, dopodiché ci riporta i riferimenti della storia, partendo, addirittura, dalle parabole contenute nella Bibbia, passando ai dipinti in cui sono raffigurati quelli che chiamavano "mendicanti", fino ad arrivare al volontariato contemporaneo.
Esattamente come dice il titolo del saggio, questo libro non tratta solo i barboni, ma anche i volontari: ci racconta gli aneddoti di qualche individuo, una persona qualunque che, insomma, potresti essere anche tu, e in qualche modo riesce a tirare fuori la migliore caratteristica umana, ossia quella voglia di donare se stessi autenticamente, senza pretendere nulla in cambio, nemmeno la gratitudine.
Nel frattempo tenta anche di risanare quella fede nelle associazioni di volontariato che sembra sia stata fin troppo sepolta dalle brutte notizie dei media, e si evidenzia come il volontariato sia una persona qualunque, sì, ma allo stesso tempo una persona preparata e una figura professionale.
Il saggio valuta la società a tutto tondo, estendendo il termine "inadatto" per poi associarlo a termini come "diverso", dunque "emarginato" (e la diversità può essere nel fisico, nella preferenza sessuale, nell'età... in tantissime cose!); si analizzano comportamenti come il "pregiudizio", si evidenzia lo "stereotipo" dell'essere un barbone (poiché non è vero che lo si fa per scelta).
E' un libro sociale che tratta tutte le situazioni del bisogno, come l'anziano che deve uscire dalla solitudine, le giovani coppie che devono accedere alla casa (e devono essere tutelate dagli ostacoli della vita come perdere il lavoro oppure una maternità improvvisa), fino ai disoccupati e le famiglie monogenitoriale.
E' impossibile non trovare almeno un riferimento alla propria vita.
Non solo, attraverso la psicoanalisi e aspetti umani come l'autostima e l'empatia, ci mostra anche come il volontario possa assumere l'identità del barbone:
Il volontariato assume entrambi i volti: esprime la virtù della benevolenza e dell'universalismo attraverso la capacità di trascendere (non sacrificare) il proprio ego e privilegiare l'alter. Prende per mano chi ha bisogno con lo
spirito del compagno compassionevole e disponibile a mettere
in gioco sia capacità sia fragilità e incertezze. Consapevole dei propri limiti e
insuccessi.
Il libro è completo di un'appendice che riguarda la visione cristiana del volontariato (a cura di Alessandro Meluzzi), una guida economico-giuridica sul terzo settore (a cura di Roberto Collura) e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Una lettura che mi ha trasmesso cultura, conoscenza, sensibilità e maturazione; una lettura che arricchisce e permette di crescere, soprattutto a livello umano. Per questo non mi limito a consigliarla: dovete farla vostra.
Il voto di Universi Incantati:
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