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mercoledì 16 novembre 2016

Recensione: "L'amico immaginario" di Matthew Dicks (Giunti)

Carissimi astronauti,
come vi dicevo qualche giorno fa, vado di recupero con le recensioni per l'iniziativa del blog Le Parole Segrete di Gaia!
Questo era il libro che avevo letto in Agosto; per tale mese la sfida prevedeva di leggere un libro che mi era stato consigliato, e ora vi spiego la storia! Il libro era mio e l'avevo prestato alla mia migliore amica prima di leggerlo io stessa (avevo letture più urgenti, tipo i libri di autori e case editrici inviatomi apposta per ricevere la recensione); a lei era piaciuto tantissimo e mi ha consigliato di leggerlo al più presto, dunque l'ho fatto, e non posso che essere d'accordo con lei!




Titolo: L'amico immaginario
Autore: Matthew Dicks
Editore: Giunti
Collana: Tascabili Giunti
Genere: Narrativa contemporanea
Data di uscita: 25 giugno 2014
Pagine: 368
Formato: cartaceo ed ebook
ISBN: 978-8809791220
Prezzo: 5,9 € cartaceo / 4,99 € ebook
Link per l'acquisto: amazon


Sinossi:
Per Max vivere è una faccenda piuttosto complicata: va in tilt se deve scegliere tra due colori, non sopporta il minimo cambio di programma, detesta essere toccato, persino da sua madre che vorrebbe abbracciarlo molto di più. Del resto ha nove anni ed è un bambino autistico. Per fortuna c'è Budo, il suo invisibile e meraviglioso amico immaginario che non lo abbandona mai e da molto vicino ci racconta la sua storia. Finché un giorno accade qualcosa di terribile: Budo vede Max uscire nel cortile della scuola e sparire nell'auto della signora Patterson, la maestra di sostegno. Lo chiama, gli ordina di fermarsi, lo rincorre, ma è tutto inutile. L'auto sfreccia via e per la prima volta Budo è solo. Da quel momento, di Max non si hanno più notizie. E quando a scuola arriva la polizia per interrogare gli insegnanti, Budo è l'unico a sapere con certezza che la signora Patterson non sta dicendo la verità. Ma nessuno al mondo può sentire le sue parole, nessuno, tranne il suo amico scomparso... Dov'è finito Max? Che cosa può fare Budo per risolvere un mistero più grande di lui e riaverlo con sé?


Le recensioni e gli articoli di Universi Incantati

A distanza di mesi ho ancora un dolcissimo ricordo di questo libro.
Mi ha sorpreso su più fronti, perché data l'età dei protagonisti c'era da aspettarsi una favola per bambini o un romanzo per ragazzi, invece, visti i temi trattati e le atmosfere forti e cupe, è più una favola per adulti; favola grazie alla voce innocente che ce la racconta (l'amico immaginario Budo) e grazie alla magia che si respira tra personaggi fantastici e particolari eventi, ma ciò non toglie la palpabile tensione del rapimento di un bambino rimasto solo e indifeso, tenuto in ostaggio da una maestra di sostegno che, conoscendo bene i comportamenti del ragazzino autistico, lo raggira come vuole.  Inoltre, nel corso della storia assistiamo a una rapina, vediamo scomparire - che è un po' come morire - diversi amici immaginari, e visitiamo un'ospedale pediatrico; il culmine della tristezza/tenerezza lo leggiamo qui.



I bambini dell'ospedale pediatrico sono sempre malati. Alcuni sono malati solo per uno o due giorni. Cadono dalla bicicletta e sbattono la testa o si prendono una cosa chiamata "broncopolmonite", ma ci sono anche dei bambini che stanno in ospedale da tanto tempo perché sono veramente malati. Molti di loro, soprattutto quelli veramente malati, hanno degli amici immaginari, perché probabilmente ne hanno bisogno. Alcunibambini sono pallidi e magrissimi e non hanno i capelli, e certi si svegliano nel cuore della notte piangendo piano piano, così nessuno li sente e si
preoccupa per loro. I bambini malati sanno di essere malati, e i bambini veramente
malati sanno di essere veramente malati, e alcuni di loro hanno paura. Così molti
hanno bisogno di un amico immaginario per avere un po' di compagnia quando i
genitori vanno a casa e loro restano da soli con le macchine che fanno "bip"e le
luci che lampeggiano.



Sono convinta che con questo estratto ho dato l'idea dell'intero romanzo: dramma, tristezza, argomenti delicati e importanti affrontati con semplicità e tatto, come se fossero spiegati da un bambino a un altro bambino. E' un linguaggio che va dritto al cuore e colpisce la sensibilità del lettore con il suo messaggio sincero e schietto.
"L'amico immaginario" tratta tre grandi temi: la solitudine, la morte e la paura. C'è la paura per Max che è in pericolo, il pensiero che Budo non riesca ad aiutarlo perché lui che è l'unico a sapere la verità non può essere udito da nessun uomo, ma soprattutto, la paura che Budo voglia che le cose non si risolvano, perché se Max resta chiuso in quella stanza murata, nella dimensione fittizia creata dalla maestra, senza gli stimoli necessari, egli non crescerà mai; ciò significa che avrà sempre bisogno di Budo, e questo è l'unico modo per un amico immaginario di sopravvivere.
Gli amici immaginari possono vivere anche qualche ora o pochi giorni a seconda del bisogno del bambino, e Budo è quello più longevo appunto perché Max non è un bambino come gli altri:



Max mi aveva immaginato per la prima volta quando aveva quattro anni, e puff!, ho cominciato a esistere. Appena nato sapevo solo quello che sapeva Max. Sapevo i colori e un po' di numeri e i nomi di un sacco di cose, come il tavolo e il forno a microonde e la portaerei. Avevo la testa piena di tutte quelle cose che sanno i bambini di quattro anni. Però Max mi ha immaginato molto più grande di lui. Adolescente forse. O anche un po' più grande. O magari come un bambino con il cervello di un adulto. Difficile dirlo. Io non sono molto più alto di Max, ma sono
sicuramente diverso da lui. Quando sono nato ero più sveglio di Max. Capivo già
delle cose che per lui erano ancora confuse. Trovavo la soluzione a dei problemi che lui non riusciva a risolvere. Chissà, forse è così che nascono tutti gli amici
immaginari. Non so.



Come potete vedere, l'autismo non è mai affrontato come un problema o una malattia, ma una particolarità di Max, un elemento che lo rende speciale. Max è l'antieroe per eccellenza con le sue debolezze, i difetti e le tante fissazioni, ma grazie al sostegno del suo amico immaginario inizia un cammino verso l'autonomia, il coraggio, la consapevolezza della realtà che lo circonda e di sé, rivelando così anche una storia di formazione, un camminio che comincia dall'esilarante episodio del bullo della scuola (quanto ho riso!) fino alla fuga dalla maestra Patterson. Il romanzo di formazione, però, riguarda anche l'amico immagirio Budo, un altro antieroe che ci appare subito simpatico per il modo colloquiale con cui ci racconta la storia e per come vede Max (si capisce che gli vuole bene), ma d'altra parte è ossessionato dalla natura e dalla sua stessa esistenza, tanto che spesso si preoccupa egoisticamente di sé più che di Max: la paura di svanire equivale alla paura di morire e non solo, perché Budo si tormenta al pensiero di esistere solo per Max e nessun altro, quindi tra gli amici immaginari già scomparsi e Max che un giorno si dimenticherà di lui, non potendo nessuno ricordarsi di Budo e non avendo lasciato tracce della sua vita, svanire/morire in queste condizioni è peggio, perché è come non essere mai esistito.

Finora mi sono soffermata sulla parte drammatica del libro, ma esiste anche una parte comica e una massiccia dose di fantasia: sono rimasta colpita da ogni singola creatura immaginaria che l'autore ha saputo creare; attraverso di essa si percepisce la varietà di carattere di ogni bambino, ognuno con la propria sfrenata immaginazione. Gli esseri umani in questo libro sembrano delle divinità che creano altri esseri in base alle proprie esigenze (non importa se le creature immaginate non hanno braccia o gambe per camminare, o teste troppo grandi per essere sostenute dal resto del corpo!) e le tengono accanto in base alle necessità del momento fino alla maturazione, alla compagnia di un amico reale, o al rimpiazzo dato da un videogioco. Questa favola insegna che gli amici immaginari sono qualcosa di più: sono angeli custodi che suggeriscono le risposte durante i compiti e aiutano nelle difficoltà più o meno grandi della vita, inoltre, anche alcuni adulti possono avere amici immaginari...

Il romanzo sviluppa la sua trama in modo continuo e lineare, eppure nasconde molteplici sorprese, oltre che offrire diversi spunti di riflessione. Molto interessante, ad esempio, anche il profilo della maestra Patterson e l'origine del suo folle e ingiustificabile comportamento.
Una lettura leggera ma profonda, tenera e commovente, che mi ha aperto gli occhi sull'autismo e al tempo stesso, portato a fantasticare sul mio amico immaginario perché non me lo ricordo affatto.
Ma grazie a questo libro, so dov'è ora...


Il voto di Universi Incantati:





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