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giovedì 2 febbraio 2017

Recensione: "The Giver - Il donatore" di Lois Lowry (Giunti Editore)

Carissimi astronauti,
quest'anno non sto solo partecipando alla sfida di lettura che ho creato sul mio blog (Made in Italy Books Challenge, QUI il regolamento) ma come l'anno scorso mi sono iscritta alla sfida del blog Le Parole Segrete di Gaia; anche se la volta scorsa non ho vinto una cippa, mi piacciono molto i temi dei vari obiettivi del mese!

Per Gennaio era prevista la lettura di un libro da cui hanno tratto un film, e io ho scelto "The Giver - Il donatore"; non ho ancora visto il film appunto perché volevo prima leggere il libro (rimedierò a breve grazie a Netflix *__*) e la mia copia giaceva sul mio scaffale dal 2010!





Titolo: The Giver - Il Donatore
Autrice: Lois Lowry
Editore: Giunti Editore
Collana: Y
Genere: Fantasy Distopico
Data di uscita: 2010
Pagine: 256
Formato: cartaceo ed ebook
ISBN: 9788809743793
Prezzo: € 14,50 cartaceo / 6,99 € ebook
Link per l'acquisto: amazon




Sinossi:
Jonas ha dodici anni e vive in un mondo perfetto. Nella sua Comunità non esistono più guerre, differenze sociali o sofferenze. Tutto quello che può causare dolore o disturbo è stato abolito, compresi gli impulsi sessuali, le stagioni e i colori. Le regole da rispettare sono ferree ma tutti i membri della Comunità si adeguano al modello di controllo governativo che non lascia spazio a scelte o profondità emotive, ma neppure a incertezze o rischi. Ogni unità familiare è formata da un uomo e una donna a cui vengono assegnati un figlio maschio e una femmina. Ogni membro della Comunità svolge la professione che gli viene affidata dal Consiglio degli Anziani nella Cerimonia annuale di dicembre. E per Jonas quel momento sta arrivando..


Le recensioni e gli articoli di Universi Incantati

A qualche giorno dalla chiusura del libro sono ancora qui a pensarci.
Ho adorato "The Giver - Il Donatore" come altri pochi libri al mondo, così tanto, che dire che rientra tra i miei libri preferiti in assoluto è riduttivo. "The Giver - Il Donatore" è, per me, l'erede spirituale de "Il Piccolo Principe", ossia uno dei libri che torno a leggere più volte nella vita perché ricco di significato (e messaggi) universalecapace di suscitare emozioni fortissime con delle semplici e dirette frasi.
Per tutto il tempo della lettura non ho fatto altro che rimuginare sul perché non mi fossi decisa a leggerlo prima, su che cosa mi ero persa nel frattempo, sul fatto che lì sullo scaffale tenevo una preziosa gemma a prendere polvere, io che ho acquistato la primissima edizione nel 2010 e negli ultimi anni ho resistito al film proprio perché desideravo conoscere prima l'orginale; certo, il film ha il merito di avermelo riportato in mente.

Poc'anzi ho citato "Il Piccolo Principe" e il paragone mi sorge automatico su più aspetti: anche questo libro ha un giovanissimo protagonista (Jonas ha dodici anni), ed è principalmente un romanzo per ragazzi, ma penso che anche gli adulti dovrebbero leggerlo. Esatto: questo libro è un must-read.
Pensare che sia stato censurato in molte scuole americane solo perché tratta dei temi forti e scomodi, mi fa capire che la nostra società tende già a essere come quella denunciata nel libro: una società che, scegliendo l'Uniformità, organizza ogni singolo aspetto della vita e vigila su ogni singolo individuo intervenendo a priori sulle menti e addirittura sulle Pulsioni (sessuali e non) così che nessuno possa anche solo pensare di fare una scelta propria. I giovani di oggi non si scandalizzano di certo ad affrontare apertamente la sessualità (trattato in modo comunque velato rispetto al resto dei temi), e se "The Giver - Il Donatore" tratta eplicitamente di eutanasia e infanticidio, io trovo sia giusto sensibilizzare; altro che considerarli tabù!
La verità è che c'è un solo argomento davvero scomodo in questo libro: il libero arbitrio.

L'ambientazione mi ha ricordato diverse opere, a partire dal classico "1984" di Orwell, a un distopico più recente come "Hunger Games". A tal proposito, Katniss e il piccolo Jonas hanno lo stesso istinto di ribellione ma c'è una grande differenza: l'eroina di Panem diventa la "Ghiandaia Imitatrice" solo per proteggere la sua famiglia, mentre Jonas sceglie di ribellarsi per cambiare il mondo, proprio come un giovanissimo può pensare di fare, perché non ha smesso di sognare, anzi, grazie alle Memorie passategli dal Donatore, Jonas comprende che la vita è ben più profonda di quanto la società abbia loro insegnato; la vita ha un valore immenso, che loro stanno invece sprecando e disprezzando. Ogni singolo membro della società è un inconsapevole complice di gravi e imperdonabili crimini contro l'umanità.
La grande differenza tra "1984" e "Hunger Games" rispetto a "The Giver - Il Donatore" è che in quest'ultimo la società ignora. O meglio, tutti sanno della pratica del "Congedo", ma non ne colgono il senso reale. E' una società non-pensante perché i suoi bisogni sono tutti soddisfatti e non è costretta ad affrontare problemi: è già tutto perfetto, pronto, organizzato schematicamente e precisamente; tutto il contrario degli evidenti disagi narrati in "1984" e "Hunger Games", non esiste nemmeno il divario tra classi. Le emozioni sono tenute a bada con pillole o con confessioni immediate a cui seguono delle scuse, frasi imparate a memoria e nient'affatto sentite. Non per cattiveria, ma semplicemente perché quelle briciole di emozioni sono prontamente aspirate via.
Ecco perché, mentre leggevo, ho avuto una visione del libro del tutto simile a un film della mia adolescenza: "Pleasantville". Infatti, il mondo in cui si muove Jonas è concepito come grigio; nessuno conosce né vede a colori.




Una sera tornò a casa dal suo addestramento con il peso di una nuova conoscenza. Quel giorno il Donatore gli aveva trasmesso una memoria inquietante, sorprendente. [...] Mentre sbirciava dal suo nascondiglio dietro gli arbusti, ricordò le parole del Donatore: un tempo, la pelle aveva colori diversi.
Vide due uomini color marrone scuro e altri più chiari. Li
osservò strappare le zanne a un elefante immobile a terra e trasportarle via, grondanti di sangue. Si sentì sopraffatto da quella nuova percezione del colore rosso.




Scritto con un linguaggio semplice e diretto, adatto al pubblico a cui è rivolto ma apprezzabile anche da un'adulta come la sottoscritta, ho trovato affascinante l'importanza che l'autrice dona alle parole: la Comunità crea un nuovo linguaggio abolendo certi termini (diventando punitiva come quella di "1984"), ma mi riferisco in particolare alle definizioni delle emozioni. Già dalle prime pagine si nota come Jonas sappia cogliere delle sfumature, ad esempio, quando gli aspetta la designazione del ruolo nella società, più che provare paura, riconosce che la sua è ansia, e man mano che assimila le Memorie e vede attraverso il passato il vissuto dell'umanità, capisce che esiste un vero dolore, una vera fame, una vera rabbia, una vera tristezza... soprattutto, apprende che esiste l'amore. Nel capitolo che tratta l'amore ho pianto dalla prima all'ultima pagina. Sicuramente chi è dotato di una forte sensibilità come me (che ne ho anche troppa) apprezzerà senz'altro quest'opera, ma la consiglio anche a chi è un po' più "duro"; non è detto che il Donatore non riesca a coinvolgervi nei suoi colori.
Così come l'amore, mi ha colpito la trasmissione della memoria della guerra: lo stile di scrittura fatto di pause e di punti e a capo, rende perfettamente l'atmosfera della sofferta arresa alla morte; non avevo mai letto un racconto così delicato a riguardo.

Il legame tra l'anziano Donatore e il giovane Accoglitore di Memorie Jonas, è un altro elemento che ho adorato nel libro: la condivisione di questi segreti, la complicità, il rispetto e la cura reciproca... il Donatore è un insegnante a tutti gli effetti perché non espone mai le sue opinioni ma spinge Jonas a farsene di proprie attraverso l'esperienza, mettendolo alla prova memoria dopo memoria. Il Donatore è un personaggio per cui ho provato stima, compassione e affetto. In realtà, non sono rimasta indifferente a nessuno dei personaggi, in particolare verso Jonas, il neobimbo Gabriel, la sorellina e il padre.

La storia ha un buon ritmo, che da quando presenta il Donatore diventa serrato e avvincente, in un crescendo di curiosità fino a un'orribile rivelazione.
L'autrice è capace di tenere alcune domande fino alla fine; risponderà, però, solo ad alcune. Ed ecco quella che potrebbe essere la nota dolente: il finale del libro è spiazzante; è un finale aperto.
Solitamente lo detesto, ma questo è uno dei rari casi in cui riesco ad apprezzarlo, soprattutto alla luce della lettura della prefazione a cura di Tommaso Pincio (che mi sono riservata di leggere alla fine per evitare delle anticipazioni): l'autore dice che questa scelta stilistica esalta la libera interpretazione; ogni lettore la vedrà a suo modo, e ciò è perfettamente in linea con il tema dell'opera.
In fondo, siamo tutti dei piccoli Jonas bisognosi di sognare: non dobbiamo accontentarci e accettare una soluzione senza prima averne pensata una con la nostra testa. Era un sogno dentro a un sogno? L'Altrove era la morte? Jonas ha salvato l'umanità? Ha raggiunto una realtà parallela o un'altra Comunità? Non si può dire quale sia la vera fine della storia, ma una cosa è certa: se pensate di trovare delle risposte nel secondo volume, "The Giver - La Rivincita", sappiate che la trama riguarda un'altra Comunità con protagonista un'altra ragazza. La saga si compone di quattro libri (Il donatore, La rivincita, Il messaggero, Il figlio) e mi piace immaginare che tutto si risolverà con l'ultimo, magari ritrovando Jonas e il piccolo Gabe.
Nel frattempo, continuo a sognare...






Il voto di Universi Incantati:





4 commenti:

  1. Ho letto tutta la saga un libro dopo l'altro e ti dico solo una cosa: non saprei scegliere il mio preferito! Comunque questo libro sena i suoi seguiti per me è incompleto, quindi sì, continua!

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  2. Non ho letto il libro né visto il film, ma da come ne parli sembra davvero imperdibile! Dovrò leggerlo assolutamente ;)

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