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mercoledì 23 agosto 2017

Recensione: "Crash" di Barbara Poscolieri (Dunwich Edizioni)

Carissimi astronauti,
avrei dovuto scrivere questa recensione il mese scorso, ma tra una cosa e l'altra ho rimandato fino a oggi! Il fatto è che ho letto il romanzo in un momento intenso, costretta a interromperlo per ben due volte a causa degli impegni presi con i Review Party; ero un attimo indecisa sul punteggio da assegnargli a fine recensione... e leggendo le mie note, poco fa, mi sono convinta per le 4 meritatissime stelle!
Ma prima, cominciamo con la presentazione.




Titolo: Crash
Autrice: Barbara Poscolieri
Editore: Dunwich Edizioni
Collana: Dunwich Life
Genere: Narrativa contemporanea
Data di uscita: 27 Marzo 2017
Formato: cartaceo ed ebook
Pagine: 200
ISBN: 978-8899635497
Prezzo: € 12,90 cartaceo / € 3,99 ebook
Link per l'acquisto: amazon


Sinossi:
Alessandro Alari è un giovane pilota romano della scuderia Speed-Y, in corsa per il titolo mondiale del Grand Race. Durante il Circuito di Roma rimane vittima di un incidente in cui perde entrambe le gambe. Il mondo dei motori è sconvolto, così come tutte le persone vicine al pilota. Solo Alessandro crede che un ritorno alle gare sia ancora possibile, con o senza gambe. Inizia quindi un percorso di accettazione e di riabilitazione, supportato dalla fidanzata Federica, dai genitori e dagli amici, con l’obiettivo di riguadagnarsi il posto che merita nella vita e in pista. Ma nel frattempo la Speed-Y ha trovato un nuovo pilota e sembra non credere nel suo recupero. La fiducia di Alessandro vacilla e anche il rapporto con Federica ne risente. Si rifugia quindi nel suo piccolo paese d’origine, dove ritrova la serenità in una vita semplice. Ma il Grand Race invoca il suo nome e, per quanto Alessandro cerchi di ignorarne il richiamo, le corse restano parte di lui.

Romanzo vincitore del concorso Dunwich Life dedicato alla narrativa italiana.


L'autrice:
Barbara Poscolieri nasce a Roma nel 1983. Dopo essersi laureata in Medicina e Chirurgia e aver conseguito la specializzazione in Medicina dello Sport si trasferisce a Venezia, dove attualmente vive e lavora. Quella per la professione medica è la sua seconda passione, perché al primo posto c’è da sempre la scrittura.
Nel 2013 ha esordito con il romanzo fantasy Ombra e Magia (GDS Editrice) e negli anni successivi si è dedicata soprattutto al racconto breve, in particolare di genere fantastico. Alcuni di questi sono stati pubblicati all’interno di antologie: è presente con il racconto Turno Festivo nell’antologia 365 racconti di Natale (Delos); con Campione nell’antologia Ossessioni (Èscrivere); con i racconti di fantascienza Vero Inverno e Senza orizzonti nelle antologie Esescifi 2014 ed Esescifi 2015 (Esescifi).
Nel 2015 vince il concorso letterario Creep Advisor con il racconto horror dal titolo Il boia di Roma, presente nell’omonima antologia.
Altri racconti sono stati pubblicati sulla rivista aperiodica “È-Magazine” del forum di scrittura Èscrivere.
Crash, vincitore del concorso Dunwich Life, è il suo primo romanzo mainstream.


Le recensioni e gli articoli di Universi Incantati

Basta leggere le prime pagine per capire che questo romanzo meritava di vincere il concorso della Dunwich Edizioni: è completo sotto ogni punto di vista, sia a livello di storia sia per quanto riguarda lo stile di scrittura e la narrazione.
Solitamente non leggo narrativa mainstream perché trovo il fantastico più stimolante, ma questo romanzo mi aveva attratto sin dalla trama perché mi sembrava una storia di formazione e crescita personale, inoltre non avevo mai letto nulla che riguardasse la vita di un pilota di automobili; siamo così abituati a trovarci davanti ai vari "Fast & Furious" et similia che automaticamente associamo le auto al genere d'azione. "Crash", invece, è una storia di formazione a tutti gli effetti.

Il protagonista è un ventottenne di nome Alessandro Alari, campione della scuderia Speed-Y e che gareggia nel Grand Race, una sorta di Formula Uno con la differenza che le monoposto sono ancora più veloci e i circuiti si svolgono nelle capitali del mondo.
Il libro ha un incipit in media res, con la telecronaca che aggiorna sulle condizioni del pilota, dato che nell'ultima corsa nel circuito a Roma ha perso le gambe... la prima parte della storia è intitolata "Safety Car", non a caso ci mostra come la verve di Alessandro, da vero sportivo, lo renda immediatamente pronto alla riabilitazione: nonostante riveda l'incidente nell'incubo della morfina, appena può, sfreccia per i corridoi dell'ospedale su una sedia a rotelle, e quando incontra i giornalisti, informa loro e i suoi tifosi che tornerà presto a gareggiare. Alessandro ne è convinto, perché tra fan, genitori e fidanzata, "Con così tante persone a sostenerlo potrebbe non aver bisogno delle gambe per restare in piedi".
In realtà, i suoi genitori, la fidanzata Federica (prima voce narrante), e l'amico pilota Pablo con cui si è scontrato durante la gara (dove quest'ultimo è uscito con appena una fasciatura al braccio) sono ancora traumatizzati dall'incidente; sono preoccupati per il suo futuro, con una prospettiva quasi rassegnata.






Federica non era riuscita a sostenere quell'immagine per più di un istante.
Ora invece indugia con gli occhi sul corpo di Alessandro, steso sopra la coperta, e fissa lo sguardo sui moncherini ingessati. Per quanto sia difficile,
è qualcosa a cui dovrà abituarsi. E dovrà farlo in fretta perché Alessandro non ha
avuto bisogno di parlare con qualcuno per affrontare la sua nuova situazione, la sta affrontando come affronta ogni altra cosa nella vita: ha abbassato la testa e ha caricato.



Questo è uno dei motivi per cui il romanzo mi ha subito conquistata: non considera solo il dolore dell'interessato, ma anche quello dei personaggi che gli sono cari; ognuno di loro metabolizza e affronta il dolore in modo diverso, ma è Alessandro che non ci ha fatto ancora i conti! Le protesi, l'allenamento, la richiesta di modificare l'auto in base alle sue nuove esigenze di guida (con i pedali sul volante) addirittura prima di consultare il regolamento, il suo manager e la scuderia, sono dimostrazione di come Alessandro parta davvero in quarta, ma dopo un mese di prove si rende conto che i risultati alla guida della sua Speed-Y sono insufficienti rispetto alla media, e a quel punto, il suo mondo crolla vertiginosamente.






Capisce ora che su quella curva non ha lasciato solo la sua macchina e le sue gambe. Lì è rimasta anche la vita che conosceva: si è frantumata nello scontro assieme al muso della Speed-Y e poi la pioggia l'ha cancellata dal mondo come ha cancellato il sangue dall'asfalto. Li è rimasta la sua carriera, è rimasto il suo futuro e sono rimaste le sue speranze. Lì è rimasto Alessandro. La persona che si è risvegliata in un letto
d'ospedale, che si muove su una sedia a rotelle e tenta a fatica di restare in equilibrio sulle protesi, non è altro che il guscio di ciò che era, un involucro vuoto tenuto insieme dal ricordo di ciò che una volta lo riempiva.




Quando perde se stesso, Alessandro mette in dubbio la sua intera vita attuale, compresa Federica e il suo amore.
E' tempo di una riabilitazione emotiva, ed è così che si apre la seconda parte, intitolata profeticamente "Pit Stop". Si tratta di un ritorno al passato, nel paese d'origine del ragazzo: torna a vivere dai suoi genitori, torna a lavorare nell'officina del padre, ritrova gli amici d'infanzia... come se volesse ricordare chi era prima di diventare un pilota, o addirittura come se si volesse liberare di quest'etichetta per ricordarsi chi è nella sua essenza, e costruire, di conseguenza, il nuovo se stesso. E' un percorso che Alessandro inizialmente affronta da solo, con il silenzioso supporto dei genitori e di Federica, ma è solo grazie all'intervento di un amico che apre finalmente gli occhi sul significato della vita, su ciò che gli è stato portato via, ciò che gli è rimasto, e ciò che potrebbe ancora avere.
Questa è stata la parte che ho trovato sottotono e un po' noiosa perché ci sono molte pause e scorre lentamente, adeguando il ritmo a quello di un piccolo paese di provincia e allo stato d'animo del protagonista. In questa parte lo conosciamo meglio, ci sono dei flashback che ci mostrano anche com'è nata la storia con la sua fidanzata, però, è inevitabile paragonarla e trovarla nettamente inferiore rispetto alla prima e all'ultima parte, molto più interessanti e stimolanti. Eppure trovo che sia dovuta e giusta: ci mostra come spesso sia necessario cadere nell'abisso per scoprirsi più forti di prima e in grado di affrontare gli ostacoli che prima ci sembravano insormontabili. Spesso il tempo guarisce le ferite, ed era necessario anche per Alessandro ignorare per un po' la sua ambizione e fermarsi a riflettere, costringersi ad affrontare sia le malelingue sia chi credeva in lui e che davanti alla sua resa è rimasto deluso; Alessandro doveva prendersi il suo "pit stop". Forse mi ripeto, ma è un libro che mi è veramente piaciuto perché non tralascia alcuna emozione, tenendo tutto (e tutti) in considerazione.

Riguardo alla terza parte, "Final Lap", non mi esprimerò sulla trama per non cadere nelle anticipazioni, ma posso dire che ho trovato azzeccato l'esternazione di quella particolare paura di Alessandro: un'ulteriore resa realistica del personaggio.
Il finale scivola via come l'auto che sfreccia, e prima che ce ne rendiamo conto, la storia termina un po' com'è iniziata, in media res! Ma siamo in uno di quei rari casi in cui lo accetto, e anzi, la sospensione ha toccato le corde del mio cuore, lasciandomi il piacere d'immaginare Alessandro e il suo sorriso: qualsiasi sia l'esito, lui ce l'ha fatta, lo sappiamo per certo; la storia ci ha reso suoi tifosi.

Toccante, profondo, con interi passi da sottolineare e rileggersi, perché Barbara Poscolieri scrive in modo impeccabile, e ogni parola trasuda emozione.
Un'ottima scelta per inaugurare una collana che parla della vita vera.


Il voto di Universi Incantati:




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