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martedì 4 giugno 2019

Recensione: "Daisy Miller" di Henry James (Baldini Castoldi Dalai Editore)

Cari astronauti,
anziché recuperare le vecchie recensioni ("Mansfield Park" letto a marzo, "La Piccola Parigi" letto ad aprile, "Albion" letto tra aprile/maggio, "La Metamorfosi" letta a maggio), oggi ve ne propongo una per un libro che ho letto e finito giusto ieri! Prima che mi dimentichi ciò che voglio scrivere a proposito... ;)
Questa è una lettura che deriva dal GDL #ATeheranConNafisi, basato sulla lettura di "Leggere Lolita a Teheran" di Azar Nafisi (Adelphi), una lettura che ci sta prendendo molto e ha creato un gruppo ben affiatato! Per seguire i nostri post vi rimando all'hastag su Instagram #ATeheranConNafisi, mentre qui sul blog è tempo di farvi conoscere questo racconto, prima con la scheda del libro, poi con la mia recensione.




Titolo: Daisy Miller
Autore: Henry James
Editore: BCDeditore 
Genere: Narrativa, Classico della letteratura
Data di uscita di quest'edizione: 10 Aprile 2012
Pagine: 95
Formato: cartaceo
ISBN: 978-8866203209
Prezzo: € 5,90 2,66
Link per l'acquisto: amazon


Sinossi:
Daisy Miller è una giovane americana, spontanea e sincera, in vacanza in Europa che, nonostante la sua assoluta innocenza, viene criticata e addirittura messa al bando dai suoi connazionali per i suoi modi disinvolti e per i suoi rapporti troppo amichevoli con un giovane italiano.


Le recensioni e gli articoli di Universi Incantati


Daisy Miller è un racconto di appena un'ottantina di pagine, incentrato sulla conoscenza di una giovane ed emancipata americana da parte del protagonista Frederick Winterbourne, suo connazionale.
La storia è raccontata dall'autore quale voce narrante che segue esclusivamente Winterbourne quanto arriva a Vevey, in Svizzera, per trovare la zia, che poi subito s'imbatte in un ragazzino loquace e scalmanato che le presenta la sorella Daisy Miller: a seguito di un'uscita che prevede la visita nel celebre castello Château de Chillon, dove Winterbourne le fa da guida col pretesto di passare del tempo da solo con lei, la ragazza le dà appuntamento a Roma, ed è qui che si spostano gli atti finali.

I veri protagonisti di questa storia non sono gli americani affascinanti dal "vecchio mondo" europeo, ma il pettegolezzo e il pregiudizio, quest'ultimo spesso collegato alla terra d'origine (le ragazze americane sono civettuole e i ragazzi italiani dei pavoni senza nulla da offrire), alimentato dai comportamenti di Daisy, ritenuti sconvenienti perché esce con uomini diversi, senza considerare la tarda ora, per di più lo fa da sola senza mai essere seguita dalla madre come invece impone l'etichetta. Il fatto è che la ragazza non è consapevole delle voci che circolano sul suo conto e non se ne cura: lei segue semplicemente il suo istinto ed è spontanea, del tutto ignara delle regole del bon-ton, in generale di scarsa cultura, persino ingenua nel fidarsi così ciecamente di qualsiasi uomo che le si presenti; pretende poi le stesse facili inclinazioni dagli uomini che subiscono il suo fascino, arrivando persino a offendersi all'idea che Winterbourne, appena conosciuto, abbia un'altra donna cui tornare a Ginevra, e si irrita nel vederlo presentarsi a Roma solo due mesi dopo. Gli tiene persino il muso! E' chiaro che Daisy Miller sia un po' sopra le righe e alquanto bizzarra per l'epoca, ma sembrerebbe di vedere una ragazza d'oggi, indipendente, circondata da pretendenti, e forte di questo, un po' capricciosa. Per certi versi mi ha ricordato Emma Bovary, con la differenza che Daisy Miller sembra conservare quella sua aria innocente e pura, quasi fanciullesca, e mi ha ricordato anche l'omonima Daisy de Il Grande Gatsby, ma solo per quanto riguarda il fascino che subiscono gli uomini quando se la trovano davanti. In ogni caso, Emma Bovary e l'altra Daisy sono donne sposate, perciò Daisy Miller, nubile, potrebbe flirtare quanto vuole! Ma la società perbuonista americana preferisce condannarla e allontanarla pur di salvare la faccia, ostinandosi a ritenersi migliore, quando l'autore ci informa, ad esempio, che "Winterbourne ricordava d'aver sentito dire che le sue belle cugine di New York, figlie delle due figlie di questa signora (Ndr: Mrs. Costello), erano delle 〝incredibili civette〞" quasi a dimostrare che chi giudica è a sua volta giudicato e soggetto a malelingue. Lo stesso Winterbourne non fa eccezione: il racconto si apre proprio con questa sua presentazione: "Aveva ventisette anni; quando i suoi amici parlavano di lui, sostenevano che la ragione del suo prolungato soggiorno a Ginevra fosse la sua devozione per una signora, straniera e più vecchia di lui. Ben pochi americani - anzi, forse nessuno - avevano mai visto questa donna, attorno cui circolavano stane leggende...", è a sua volta complice di preconcetti quando incontra il nuovo amico di Daisy ("Mr. Giovanelli aveva certamente un bell'aspetto, ma Winterbourne si sentì ribollire di indignazione al pensiero che la sua graziosa compagna non sapesse distinguere istintivamente un galantuomo da un tale soggetto. Giovanelli chiacchierava, scherzava e si rendeva gradevole. Bisognava ammettere che, per essere un'imitazione, era un'imitazione abilissima") e finisce col dare credito alle voci su Daisy, soffocando sia la curiosità che aveva nei suoi confronti sia quel sentimento che stava per nascere per una sorta di pseudo gelosia che definirei competizione al testosterone. Ed è proprio quando si perde l'incanto che la realtà presenta il conto; sono le parole di Winterbourne la condanna definitiva di Daisy, mentre le righe finali parlano ancora delle voci in circolazione su questa misteriosa donna che lui avrebbe a Ginevra. Il cerchio si apre con i pettegolezzi su Winterbourne, e così si chiude.

L'epilogo, inaspettato e insospettabile, sembrerebbe insensato per come si pone e ci lascia un po' male, ma è palese che contenga un messaggio: la società americana sembra perseverare nel suo peccato, mentre Winterbourne è divorato dai sensi di colpa e dal rimpianto, e ha infine compreso che Daisy era  una vittima innocente, una ragazza semplice, anticonvenzionale, che, come dice l'italiano Giovanelli, "faceva ciò che voleva!" A tal proposito, cito un altro passo all'interno del racconto che credo sia uno dei più significativi, oltre che a riassumere perfettamente il tema del libro:




Winterbourne non la incontrò più nei salotti delle comuni conoscenze perché, come poi seppe, queste accorte persone avevano deciso che la ragazza esagerava. Smisero di invitarla e fecero capire che desideravano fermamente dimostrare, a beneficio degli osservatori europei, la grande verità che, malgrado Miss Daisy Miller fosse una bella giovane americana, il suo contegno non era bello affatto, ma anzi veniva considerato mostruoso dai suoi stessi compatrioti. Winterbourne si chiese che cosa pensasse Daisy di tutta quella gente che le voltava impietosamente le spalle, e qualche volta lo turbava il sospetto che lei semplicemente non sentisse né sapesse niente. Si diceva che era troppo leggera e infantile, troppo primitiva e irragionevole, per soffrire o temere un simile trattamento. In altri momenti, pensava invece che si racchiudesse, nella sua elegante e irresponsabile personcina, una spavalda, appassionata e lucida coscienza dell'impressione che produceva. Si chiese se l'aria di sfida che Daisy mostrava le venisse dalla consapevolezza della sua innocenza o dal suo essere sostanzialmente una giovane donna assai audace. [...] Come ho già avuto occasione di dire, era stanco di trovarsi costretto a
ragionare sempre su quella ragazza; era avvilito dalla propria indecisione, dal non
avere una certezza istintiva su quanto le eccentricità di Daisy fossero
generiche e nazionali o volgarmente personali.




Volendo, potremmo leggervi anche un altro messaggio: l'amore è quella forza che ci chiude all'ascolto di tutte le altre voci per concentrarsi unicamente sul nostro cuore, quello soltanto.

Sarò sincera e ora riporterò alcune mie riflessioni sul libro: questo racconto si legge fin troppo velocemente, non brilla per lo stile di scrittura e le descrizioni si limitano all'essenziale, ci sarebbero alcune lacune riguardo al profilo dei personaggi... ma non è questo ciò che conta! Quando ho chiuso il libro sono rimasta perplessa ed ero tentata a esprimere un giudizio che non fosse superiore alle tre stelle, ma il giorno dopo, oggi, quando ripensavo al nocciolo della storia e a ciò che vuole trasmettere, ho pensato che ero stata troppo severa e limitata. Non voglio di certo essere come la società americana denunciata dall'autore: voglio guardare in profondità, oltre la superficie.
"Daisy Miller" merita di essere letto perché è di una semplicità apparente, e a distanza di giorni mi ha lasciato qualcosa nel cuore, e qualcosa anche su cui ragionare.
Una prerogativa della grande letteratura, giusto?


Il voto di Universi Incantati:




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6 commenti:

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