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venerdì 5 luglio 2019

Recensione: "La Metamorfosi" di Franz Kafka

Cari astronauti,
provo a recuperare una delle recensioni arretrate, sperando che il pisolino del mio cucciolo d'uomo continui ancora per un'oretta!
Il libro in questione è un classico che avevo già letto e amato da adolescente; l'ho riletto a maggio scorso in occasione del #MegaGDL organizzato da Leggo Quando Voglio per affrontare poi la lezione inerente nel saggio "Lezioni di Letteratura" di Vladimir Nabokov (Adelphi).
Dopo questa premessa che è un po' uno scioglilingua, vi presento il libro, poi mi lascio andare con la recensione!




Titolo: La Metamorfosi
Autore: Franz Kafka
Editore: BUR
Genere: Narrativa, Classico della letteratura
Data di uscita di quest'edizione: 8 Luglio 1998
Pagine: 105
Formato: cartaceo
ISBN: 978-8817067065
Prezzo: € 9,00  7,65
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Sinossi:
Cosa si prova a svegliarsi una mattina trasformati in orrendi scarafaggi? Non si può sfuggire a questa domanda, leggendo le prime righe della Metamorfosi, tra le più folgoranti e memorabili della letteratura europea. La descrizione piana e minuziosa del gigantesco insetto, con la sua corazza dura e nera, le zampette che si dimenano, non risparmia orrore e angoscia al protagonista e al lettore. Così questo romanzo, diventato uno del simboli del Novecento, apre a un confronto serrato col dolore, con la violenza, con l'esclusione. Nel commesso viaggiatore Gregor Samsa, che sogna la felicità e scopre l'indifferenza, c'è tutta la tragica condizione dell'uomo contemporaneo.


Le recensioni e gli articoli di Universi Incantati


Avevo letto questo libro da adolescente, ma non ne serbavo ricordi se non a livello emotivo: mi aveva sorpresa per l'originalità e la genialità della trama, la scorrevolezza (perché da giovani si ha la tendenza a pensare che un classico sia pesante!) ed era subito entrato tra i miei libri preferiti.
Leggerlo adesso, a distanza di così tanti anni, con il valore aggiunto dell'esperienza di vita, oltre che di quella letteraria, ha fatto sì che vivessi il libro diversamente, non più con il gusto del divertimento e del fascino del grottesco, non più come una fiaba dark, ma come una storia profonda che riporta un dramma familiare. Si possono mantenere entrambe le chiavi di lettura ed è affascinante in ogni caso, ma durante questa rilettura avevo un sentimento predominante per cui ho finito con l'aprire la porta dello spessore piuttosto che quella della leggerezza.

Questo racconto di appena un centinaio di pagine riesce a mostrare il ritratto di una famiglia composta da madre, padre, figlio e figlia, dove la parte fantastica, quella che vede il protagonista Gregor Samsa tramutato in uno spregevole insetto, è il pretesto per evidenziare le dinamiche dei rapporti. 

Il libro inizia con il giovane Samsa che si risveglia da un sogno profondamente cambiato esteticamente, mentre interiormente è lo stesso: una persona estremamente buona e altruista. Piuttosto che preoccuparsi della sua condizione, infatti, mette prima l'esigenza di non fare ritardo al lavoro; non può rischiare di perderlo perché è così che mantiene la sua famiglia. Nessuno degli altri lavora: il padre è vecchio e stanco (un inetto), la madre è una casalinga (ma può contare su una donna di servizio) e la sorella studia ancora (lui vorrebbe pagarle gli studi al conservatorio).
La cosa che subito colpisce è che Samsa è preoccupato di non riuscire a scendere dal letto, vuole rassicurare il procuratore chiamato dal suo principale, e i suoi, che non salterà il lavoro, mentre sembra ignorare la mutazione che si è compiuta. Samsa si comporta come un essere umano anche nei gesti, quando cerca di stare in posizione eretta, poi prova ad aprire la porta facendo scattare la serratura; dover usare la mandibola per aprirla è il primo passo verso la sua resa all'essere diventato un insetto, ma al di là di quella porta lo attende, soprattutto, la verità sulla sua famiglia, su quanto lui valga per loro (poco).




All'istante, per la prima volta in quella mattinata, provò un senso di benessere fisico; le zampette erano ben salde al suolo, ed egli si accorse con gioia che gli ubbidivano perfettamente; addirittura fremevano dalla voglia di portarlo ovunque egli avesse voluto andare.


È lecito che questo insetto gigante susciti orrore e timore, sentimenti che i genitori non tardano a manifestare, mentre la sorella sembra l'unica gentile poiché si offre di occuparsi dei suoi pasti prima, e di mantenere puliti i suoi spazi poi. Ma è una gentilezza apparente.
Nessuno, infatti, cerca di comprendere Gregor: non si sforzano di comunicare con lui o a immaginare le sue esigenze, e dal momento in cui è credono che si tratti ancora del loro figlio/fratello si dimostrano superficiali ed egoisti, soprattutto perché, nel contempo, si assiste a un'incredibile evoluzione: la famiglia decide di andare avanti, con o senza lo sfortunato figlio. Il padre torna a lavorare, sembra ringiovanito e vigoroso, la madre contribuisce con alcuni lavori da sarta, mentre la figlia fa da cameriera a degli affittuari che ora condividono il tetto con loro. Tutti sembrano stare meglio ora che Gregor è un insetto chiuso nella sua stanza, e mentre lui rincorre quel desiderio di umanità, riscontrabile nel bisogno di osservare la famiglia da lontano, durante e dopo la cena, gli altri perdono completamente questa qualità dal momento in cui decidono di ignorarlo. Eppure Gregor Samsa resta un peso per la famiglia; Gregor Samsa è il loro incubo e i suoi non tardano a manifestare il disagio di averlo tra i piedi. La violenza compiuta dal padre in una rocambolesca scena che è sia comico-grottesca, sia triste-commovente colpisce gravemente Gregor nel corpo, ma è la sorella a dargli il colpo di grazia con la sua dichiarazione senza cuore. È un colpo all'anima, allo spirito umano dell'orribile e dolce Gregor.

La scena finale, l'unica all'aperto, è quindi fortemente evocativa: libera dall'atmosfera opprimente, sia la famiglia, sia Gregor, sia il lettore. Eppure il sapore che lascia è quello amaro.
"È ingiusto", verrebbe da dire. Ma questo non è il racconto di un eroe, bensì quello di una vittima. Il carnefice è sia la società, sia la famiglia, sia lui stesso, perché la grande lezione di vita che lascia è che, purtroppo, farsi in quattro per gli altri rinunciando alla propria esistenza non ripaga; c'è chi non merita tutto questo sacrificio perché se ne approfitta senza ricambiare l'aiuto.

D'altra parte, però, rimane lo spettacolo: questo gigantesco insetto che suscita al lettore emozioni contrastanti (compassione e disgusto, affetto e timore), il quadro familiare che talvolta fa affiorare il complesso di Edipo (non penso che sia un caso il linguaggio usato per dipingere la madre con gli occhi di Gregor...) e verso il finale un desiderio che sfiora l'incesto nei confronti della sorella, la rivalità perenne col padre che sembra il cattivo della storia, e infine la poesia delle scene nella piccola stanza di Gregor (lo sguardo alla finestra, la copertura del quadro sul muro...) con la mobilia protagonista a cui aggrapparsi per conservare il passato e l'umanità. Questo racconto è breve e piccolo come un insetto ma gigante come Gregor Samsa.

La scrittura è fluida, per un capolavoro che si legge in un paio d'ore senza il bisogno né la voglia di fermarsi.
Non posso che confermare il pensiero di qualche anno fa: un classico che non può mancare nella vostra libreria e nella vostra memoria, da tornare a leggere perché capace di offrire nuovi spunti di riflessione, come solo i grandi romanzi sanno fare.


Il voto di Universi Incantati:




Cosa ne pensate, carissimi?
Avete letto questo classico; vi è piaciuto?
Fatemi sapere nei commenti!



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