giovedì 30 marzo 2017

Recensione: "Il Grande Gatsby" di F. Scott Fitzgerald | Iniziativa Una Blogger per Amica - Le letture di Rory Gilmore

Carissimi astronauti,
dopo aver discusso insieme i capitoli dall'1 al 3 nella prima tappa QUI su Universi Incantati, l'ultima tappa di questo mese con l'iniziativa "Una Blogger per Amica" si conclude con la recensione del libro!
E occhio, perché alla fine del post troverete il sondaggio per scegliere il libro che leggeremo insieme ad aprile! Non vedo l'ora di entrare in una nuova storia ^^



Nel frattempo, oggi, sia qui, sia nel blog Niente di Personale, sia nel blog The Reading Pal, troverete la recensione a "Il Grande Gatsby", ognuna, ovviamente, secondo l'opinone della blogger che gestisce la pagina.
Se anche voi avete scritto una recensione a questo libro potete lasciarmi il link nei commenti: sono sempre curiosa di conoscere le opinoni altrui! ;)

Prima di svelarvi la mia opinione, però, vi mostro il video in cui le Gilmore Girls parlano di questo libro!
Sto recuperando tutte le puntate della serie e mi è capitata questa scena giusto qualche giorno fa; non potevo non approfittare di questa coincidenza! XD






Titolo: Il Grande Gatsby
Autore: Francis Scott Fitzgerald
Editore: Feltrinelli
Genere: Narrativa
Data di uscita: 8 maggio 2013
Pagine: 230
Formato: ebook e cartaceo
ISBN: 978-8807900235
Prezzo: 1,99 € (ebook) 7,23 € (cartaceo)
Link per l'acquisto: amazon


Sinossi:
Il grande Gatsby ovvero l'età del jazz: luci, party, belle auto e vestiti da cocktail, ma dietro la tenerezza della notte si cela la sua oscurità, la sua durezza, il senso di solitudine con il quale può strangolare anche la vita più promettente. Il giovane Nick Carraway, voce narrante del romanzo, si trasferisce a New York nell'estate del 1922. Affitta una casa nella prestigiosa e sognante Long Island, brulicante di nuovi ricchi disperatamente impegnati a festeggiarsi a vicenda. Un vicino di casa colpisce Nick in modo particolare: si tratta di un misterioso Jay Gatsby, che abita in una casa smisurata e vistosa, riempiendola ogni sabato sera di invitati alle sue stravaganti feste. Eppure vive in una disperata solitudine e si innamorerà insensatamente della cugina sposata di Nick, Daisy... Il mito americano si decompone pagina dopo pagina, mantenendo tutto lo sfavillio di facciata ma mostrando anche il ventre molle della sua fragilità. Proprio come andava accadendo allo stesso Fitzgerald, ex casanova ed ex alcolizzato alle prese con il mistero di un'esistenza ormai votata alla dissoluzione finale.


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Questo romanzo non è così frivolo come appare, e non è nemmeno così immediato da amare, visto che i protagonisti sono degli antieroi.
Sotto uno spesso strato dorato che è la ricchezza, tinto anche di rosa, d'ingenuità e d'amore, si nasconde il nero, ossia il lato più torbido e oscuro dell'essere umano.

Dopo un incipit potente, che introduce e quasi "chiede" di non giudicare i personaggi che ci saranno presentati («Quando ti vien voglia di criticare qualcuno [..] ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu») scopriamo che la storia è raccontata e descritta dal punto di vista di Nick, un narratore che è lo specchio del lettore che si fa le stesse domande mentre assiste a questo spettacolo decadente.

Come accennato, tutti i personaggi a parte Nick sono degli antieroi, l'esaltazione della spavalderia, della superbia, della superficialità e dell'egoismo; a ognuno di loro non importa altro che di se stessi, solazzarsi senza prendersi alcuna responsabilità, bere fino all'estremo, fare le ore piccole in casa altrui, insomma, sembra una società non pensante, la cui esistenza vuota si riempie di sregolatezze ed eccessi.
C'è un solo personaggio a cui importa qualcosa di qualcuno: Gatsby. Lui permette di tutto nella sua enorme villa con giardino (e piscina) senza badare a spese, lui accoglie chiunque a disporre come e quanto vuole della sua proprietà, ma fa tutto solo per lei: Daisy.

Accecata dall'opinione del narratore Nick, all'inizio ho visto Daisy proprio come la vedevano lui e Gatsby: brillante, amabile, irresistibile, dolce... quasi angelica. In realtà è un mostro! Una viziata, una che non vuole prendere decisioni, una per cui "è tutto dovuto", una cinica, sia pure per i continui tradimenti del marito Tom, ma che in ogni caso dimostra di non essere capace d'amare, né sua figlia, né Tom, né Gatsby, e forse nemmeno se stessa.
Per l'intero romanzo ho detestato il fedifrago Tom la cui amante è persino da considerarsi ufficiale: non si fa problemi a nascondere Myrtle a sua moglie poiché si fa chiamare in pieno giorno, poi la presenta all'interdetto Nick come se fosse una cosa normalissima. Vedevo Daisy ingoiare parole e sentimenti nel suo calice di vino, ma solo ora mi rendo conto che stava silenziosamente covando la sua vendetta: quando Gatsby si ripresenta a lei è l'occasione giusta per "colpire" il marito. Alla fine, anche lei usa Gatsby: non era davvero interessata, ci civettava soltanto.
Ecco perché Tom e Daisy sono perfetti l'uno per l'altra: sono dei vendicativi. Sono l'eterna coppia infelice, sposati perché è la scelta più comoda; hanno un ambiguo rapporto che solo loro possono capire.

Alla luce di quanto detto finora, si può ancora dire che "Il Grande Gatsby" sia una storia d'amore? Ebbene, nonostante tutto, io credo di sì. L'amore è la forza che muove tutto in questo romanzo: condiziona l'intera esistenza di Gatsby, mostra come chi ne è privo sia attaccato alla materia, ed è il pretesto utile all'autore per trasmettere il suo importante messaggio, un messaggio che si rivela solo nelle ultime righe del libro e che ogni volta che leggo mi lascia un grande magone.





E mentre meditavo sull’antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter più sfuggire più. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in questa vasta oscurità dietro la città, dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte.
Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia e una bella mattina...
Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.






Daisy rappresenta le opportunità e il sogno americano. Daisy è quella libertà irraggiungibile che non si può fare a meno di desiderare, e per quanto si possa provare, o arrivarci così vicino da poterla sfiorare, non si riuscirà mai a ottenerla davvero; è esattamente quanto accade nel romanzo. E' allora che scopriamo che "Il Grande Gatsby" è un'opera sui sogni infranti, sull'illusione e la disillusione, senza il bisogno di sostanze stupefacenti come il collega decadente Baudelaire adotta per "I fiori del male".

Gatsby è vittima della vita che si è lui stesso creato, ciò nonostante, ho provato compassione per lui: come tutti, non è un personaggio esente da difetti, ma questo suo sentimento per Daisy lo rende così romantico, ingenuo e infantile che, forse ancora una volta annebbiata dalla visione che Nick ha di lui, mi ha trasmesso amarezza, rimpianto e dolcezza. Un personaggio che con i suoi misteri, e i contrasti che mi ha suscitato, sarà difficile da dimenticare; forse è questo il vero significato dietro il titolo "Grande".

L'altro "grande" di questo libro è l'autore Francis Scott Fitzgerald che ci regala descrizioni così vivide da poter vedere ambientazione e personaggi nei minimi dettagli senza assolutamente cadere nel prolisso (tranne nel bizzarro elenco di tutti gli invitati a una festa da Gatsby; mai letta una cosa del genere! Ma in fondo l'ho trovata ironica).
Molto misterioso all'inizio, soprattutto per quanto riguarda la figura di Gatsby che aleggia come una presenza per poi apparire solo dopo un paio di capitoli, conserva abilmente il mistero sulla sua identità fino alla fine, e al tempo stesso il romanzo intreccia le vicende dei vari protagonisti, persino quella apparentemente (e relativamente) innocua come il ritrovamento del collare di un cane; più o meno da qui diventa avvincente, stimolante e teso. La cosa curiosa è che non si tratta mai di violenza, ma di un degrado generale che coinvolge ogni singolo personaggio nel suo vortice.

In conclusione, un classico indimenticabile che dev'essere letto almeno una volta nella vita.
Io, però, ho la sensazione che ne leggerò di più.





Il voto di Universi Incantati:






La sfida continua!
Quale sarà la lettura del mese di aprile?
Decidiamola insiseme con questo sondaggio!

Avete tempo fino al 5 aprile per votare e iscrivervi.
Per il regolamento e l'iscrizione vi rimando al post QUI.

Mercoledì 5 aprile ci sarà anche l'estrazione della vincitrice del primo giveaway!
(commentate prima che sia troppo tardi ;))


Spero che vi sia piaciuta questa recensione, e che vi sia piaciuta la nostra prima esperienza di lettura condivisa.
Personalmente, ho amato il libro e mi sono divertita a commentarlo con voi!
A presto, amiche blogger! ;)


Universi Incantati - Niente di Personale - The Reading Pal
clicca sui blog per leggere le altre recensioni al libro!

4 commenti:

  1. Sono d'accordissimo con il tuo pensiero, Valentina! Forse anche per il fatto che quest'iniziativa ci ha permesso di fermarci e riflettere durante la lettura, ho apprezzato sicuramente di più questo romanzo rispetto alla prima lettura, al punto di considerarlo anche io uno di quei libri che tutti prima o poi dovrebbero leggere. Come si potrebbe vivere senza conoscere le "marachelle"...chiamiamole così di Tom o la simpaticissima Daisy e l'indimenticabile Gatsby e la sua figura misteriosa e romantica allo stesso tempo! Davvero un grande romanzo! Leggerò sicuramente qualche altra opera dell'autore, lo stile mi ha davvero incuriosito!

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    1. Ciao Gioia! Stavo pensando anch'io di leggere qualcos'altro di Fitzgerald, e mi è capitato di notare "Tenera è la notte". Quasi quasi...

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  2. Condivido perfettamente la tua opinione su questo Grande romanzo. Avevo molti pregiudizi e non ho mai dato una chance a questo autore, ma ammetto di aver sbagliato e sono contenta di averlo finalmente letto. Come dici tu, un'opera sulla disillusione, leggera e frizzante, ma al contempo oscura e fatta di sogni infranti.
    Ho avuto una specie di rapporto di amore e odio con Gatsby, ma è un personaggio difficile da dimenticare. Sul finale non sapevo se provare compassione o altro, ma alla fine mi ha travolto una tristezza difficile da spiegare, ho dovuto subito parlarne con qualcuno e ora lo sta leggendo mia madre..spero di riuscire a leggere altro dell'autore, anche se informandomi un po' non so esattamente con cos'altro iniziare di suo! ^^'
    Ad ogni modo, ottima scelta per iniziare al massimo questa "maratona" librosa! ;)

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    1. Ciao Franci, condivido tutto ciò che hai scritto, anche quella tristezza che lascia alla fine... anch'io ho sentito il bisogno istantanteo di condividere le mie emozioni con qualcuno e anzi, avrei voluto scrivere la recensione seduta stante (ma ho aspettato un paio di giorni perché ero un fiume in piena XD).
      Come sue altre opere pensavo di provare con "Tenera è la notte"...

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