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Ma visto che sono una fanatica senza speranza, riporto l'articolo per intero anche qui.
Buona lettura!
Cari amici di Truefantasy,
quest’oggi la rubrica “Jappo W!”torna a parlare di videogiochi, e lo fa con una saga che festeggia quest’anno venticinque anni di avventure: The Legend of Zelda!
La storia della Leggenda è un fantasy classico per eccellenza, dove un ragazzo qualunque, Link, si troverà a vestire i panni dell’eroe per salvare laPrincipessa Zelda e il Regno di Hyrule dalle forze del male, che la maggior parte delle volte è rappresentato da Ganondorf (il Signore del Male, appunto) e dalla sua mutazione demoniaca, Ganon. Come ammesso di recente da Shigeru Miyamoto, la sua opera si fonda su basi estremamente semplici, tuttavia ciò che rende grande The Legend of Zelda è una serie di sottigliezze gestite con cura: i tanti personaggi secondari, le sotto-trame e le sub-quest, i forzieri nascosti e la ricerca di altri segreti, la collezione di oggetti e la pesca, il postino e la fatina-guida, le diverse razze e la Master Sword, l’interminabile dungeon con sfide sempre più dure e i livelli che nascondono ognuno un oggetto diverso che molto probabilmente sarà utile per affrontare il boss di fine livello e, all’esterno, permetterà di raggiungere luoghi che prima erano inacessibili. Ma troppo ancora ce n’è!
Vogliamo dimenticare la Triforza, simbolo della saga? Seguendo la teoria dell’episodio “The Legend of Zelda: Ocarina of Time”, la Triforza fu creata dalle tre divinità, Din, Farore, e Nayru, pertanto contiene le caratteristiche delle tre dee, potere, coraggio e saggezza, e chiunque riesca a possederla vedrà realizzare i propri desideri; per questo fu rinchiusa nelSacred Realm. In questo episodio in particolare (Ocarina of Time), Ganondorf riesce a entrare nel Sacred Realm, e poiché ambisce esclusivamente al Potere (per rivendicare la Triforza occorre avere le tre caratteristiche delle dee in equilibrio fra loro) riuscirà a ottenere solo questa parte della Triforza, mentre le altre due si divideranno in questo modo: la Triforza del Coraggio si unirà a Link; quella della Saggezza troverà rappresentanza nella Principessa Zelda. Nel caso in cui tutto questo non vi sembrasse abbastanza epico, ogni episodio della saga è indipendente (tranne il recente “Phanom Hourglass” che trova seguito ne “Spirit Tracks”) e ciò significa che si tratta di una Leggenda che va a ripetersi attraverso i secoli, trovando di volta in volta le reincarnazioni dei suoi protagonisti (Link, Zelda e Ganondorf), come se i custodi della Triforza fossero sempre destinati a incontrarsi per determinare l’esito dell’eterna lotta tra bene e male. Ma non è sempre la forza del bene a vincere: all’inizio di “The Legend of Zelda: The Wind Waker”, ad esempio, prima si narrano le gesta dell’Eroe del Tempo Link (soprannome legato al fatto che in “Ocarina of time”, suonando l’ocarina, Link viaggiava nel tempo), ma spiega di come, in seguito, Ganondorf riuscì a liberarsi dal Sacred Realm dov’era stato sigillato, e nonostante le preghiere del popolo, l’Eroe del Tempo non si presentò; fu così che le divinità presero la decisione di far sprofondare il Regno di Hyrule sott’acqua. In “The Wind Waker”, il Regno di Hyrule non esiste più, molte delle razze si sono evolute per sopravvivere, e l’ambientazione si è tradotta in piccoli isolotti da raggiungere navigando in un mare sconfinato; si è passato dal cavalcare per la Piana di Hyrule con la cavalla Epona, al cavalcare le onde su una barca parlante di nomeDrakkar. Questo episodio della Leggenda è senza dubbio quello che più di tutti ha coraggiosamente mischiato le carte in tavola, anche dal punto di vista grafico, dal realistico al cel-shading (stile cartoon); ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze, è un titolo impegnativo e corposo al pari degli altri, oltre al fatto che contiene uno dei finali più belli e struggenti, specie per i nostalgici come la sottoscritta. Con quest’ultima considerazione arriviamo ad altre due caratteristiche della saga: la prima, è che ogni episodio apporta qualcosa di nuovo pur restando nella tradizione (accendi delle torce e stai sicuro che apparirà un forziere!); la seconda, che la saga non ha una timeline ufficiale, e talvolta ci sono episodi che non si collocano nel mondo di Hyrule. A tal proposito citiamo “Majora’s Mask”, ambientato in un universo parallelo, Termina, dove lo scopo dell’avventura è impedire a un’inquietante luna di schiantarsi sul mondo, ma Link ha solo tre giorni di tempo! Indossando delle maschere che lo permettono di trasformarsi in altre razze (Deku, Zora, Goron – ricordiamo che Link è un Hylian dalle orecchie a punta) e armato dell’Ocarina del tempo, affronterà loSkull-Kid, spiritello della foresta nonché artefice dell’apocalisse. Un altro episodio a sé stante è “Link’s Awakening” per gameboy, con il nostro eroe che naufraga in un’isola chiamata Koholint; Link non incontrerà Zelda, ma in compenso conoscerà Marin, la quale gli spiegherà che per ritornare a Hyrule dovrà svegliare Wind Fish, un enorme pesce che vive dentro a un uovo in cima al monte più alto dell’isola; per destarlo serviranno otto strumenti musicali e il nemico che dovrà affrontare sarà, neanche a dirlo, il Nightmare (incubo)! Da segnalare poi che in titoli come “The Minish Cap”e “Four Swords Adventures” (Link estrae la quadrispada e si sdoppia in quattro eroi – ideale da giocare in multiplayer) il nemico di turno è Vaati, mentre in “Twilight Princess” abbiamo (apparentemente solo) Zant, e infine nel bellissimo “A link To the Past” e “Four Swords” troviamo (apparentemente solo) lo stregone Agahnim. Arrivati a questo punto è chiaro come in Zelda abbia un ruolo importante anche la musica: dalla ricerca degli strumenti in “Link’s Awakening” all’ocarina protagonista in “Ocarina of time” e “Majora’s mask”, dal dirigere un’orchestra invisibile con laBacchetta del Vento in “The Wind Waker” al sorprendente ululare di un Link in forma di lupo in “Twilight Princess”, per finire (per ora) con il Flauto di Pan di “Spirit Tracks”. Uno Zelda si riconosce anche dai celebri motivetti, gli stessi da venticinque anni, pure se con leggere differenze di arrangiamento, mi riferisco al jingle legato alla scoperta di un segreto (Clicca qui) e a quello di quando si ottiene un oggetto o si apre un forziere (Clicca qui), tanto per citarne alcuni. E le voci dei personaggi? Beh, ad oggi la Leggenda non ha ancora visto un episodio doppiato, se non alcune parole tipo “Hey!”, “Welcome”, “Bye”, “Listen!”, e in particolar modo Link sembrerebbe muto (ah, ed è mancino!). Accennando a “Twilight Princess” e al mutare di Link, ricordiamo che nella saga è a volte adottato questo sistema di sdoppiamento: in “A link To the Past” Link viaggia dal mondo di luce al mondo oscuro (e parallelo) tramite la Perla Lunare; in “Ocarina of time” andando nel Temple of Time ed estraendo/riponendo la Master Sword, Link fa trascorrere sette anni (corrispondenti al suo spirito sigillato nel tempo)passando così da bambino ad adulto e viceversa; infine, in “Twilight Princess” quando Link entra in una Zona del Crepuscolo si trasforma in un lupo.Mi rendo conto di aver citato sempre gli stessi episodi della serie; rimedio riportando una tabella con tutti i titoli usciti fin’ora.
1986 | The Legend of Zelda | NES, Game Boy Advance |
1987 | Zelda II: The Adventure of Link (l’unico a scorrimento orizzontale) | NES, Game Boy Advance |
1991 | The Legend of Zelda: A link to the Past | SNES, Game Boy Advance |
1993 | The Legend of Zelda: Link’s Awakening | Game Boy |
1998 | The Legend of Zelda: Link’s Awakening DX(versione a colori) | Game Boy Color |
1998 | The Legend of Zelda: Ocarina of Time (il primo episodio in 3D) | Nintendo 64, GameCube |
2000 | The Legend of Zelda: Majora’s Mask | Nintendo 64, GameCube |
2001 | The Legend of Zelda: Oracle of Seasons | Game Boy Color |
2001 | The Legend of Zelda: Oracle of Ages | Game Boy Color |
2002 | The Legend of Zelda: The Wind Waker | GameCube |
2002 | The Legend of Zelda: Ocarina of Time Master Quest (livelli più difficili e enigmi rinnovati) | GameCube |
2002 | The Legend of Zelda: Four Swords (il primo multiplayer) | Game Boy Advance |
2004 | The Legend of Zelda: Four Swords Adventures | GameCube |
2004 | The Legend of Zelda: Minish Cap | Game Boy Advance |
2006 | The Legend of Zelda: Twilight Princess | GameCube, Wii |
2007 | The Legend of Zelda: Phantom Hourglass (il primo a essere interamente giocato col pennino e il touch screen) | Nintendo DS |
2009 | The Legend of Zelda: Spirit Tracks | Nintendo DS |
2011 | The Legend of Zelda: Ocarina of Time 3D | Nintendo 3DS |
2011 | The Legend of Zelda: Skyward Sward | Wii |
Come non notare che quest’anno usciranno ben due titoli: il primo, in uscita il 17 giugno, è un remake di “Ocarina of Time” (definito dall'Academy of Interactive Arts and Sciencesil migliore gioco del 1999, nonché uno dei videogiochi più venduti di sempre) che sfrutterà le nuove potenzialità del Nintendo 3DS, ossia, grafica in 3D senza bisogno d’occhialini; il secondo, l’inedito “Skyward Sward” sarà il primo gioco della saga a utilizzare il sensore del Wii Motion Plus, ovvero permetterà a Link di replicare 1:1 i movimenti del giocatore, inoltre sarà caratterizzato da uno stile grafico che riprende i pittori impressionisti.
Infine citiamo gli spin-off “Link’s Crossbow Training” (2008, Wii), un gioco di tiro al bersaglio venduto in bundle con la WiiZapper, e “Freshly-Picked Tingle's Rosy Rupeeland” (2007, Nintendo DS) con protagonista l’avido Tingle (trentacinquenne scapolo che si veste come un folletto). Essendo icone storiche della Nintendo, i protagonisti della saga appaiono anche nei titoli “Super Smash Bros.”. Dimentichiamoci che da The Legend of Zelda è stato tratto anche un cartone
animato negli anni ’80, ma guardiamo con gioia ai vari manga pubblicati (finalmente anche in Italia grazie a J-POP di Edizioni BD); ce n’è uno per ogni videogioco. Questo è probabilmente l’articolo più lungo che abbia mai scritto, tuttavia ce ne sarebbe ancora
tanto da dire... Zelda è un universo così vasto che l’unica sarebbe giocarlo, o come succede a me, viverlo.
In Zelda anche le foglie d’erba sembrano avere un’essenza, è come se tutto ciò che la compone avesse un’anima.
Insomma, Zelda è Zelda.
Valentina Bellettini
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