Rubrica dedicata alle segnalazioni
di autori emergenti e case editrici
(per la tua segnalazione scrivimi)
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Carissimi astronauti, buona domenica!
Oggi vi scrivo per segnalarvi un nuovo romanzo fantasy Made in Italy, primo volume di una nuova serie disponibile (per ora) solo in ebook.
Titolo: Echi dalle Terre Sommerse (La Saga del Rinnegato vol. 1)
Autore: Federica Leva
Editore: Sereture Edizioni
Pagine: 470ISBN Cartaceo: 978-88-940333-1-1 (presto disponibile)
ISBN ebook: 978-88-940333-0-4
Prezzo: 2,99 euro (ebook)
Link per l'acquisto: Amazon, Kobo.
Trama:
Dell’antico mondo rimangono solo gli arcipelaghi che costellano le acque dei grandi mari. Le ballate recitano che sia stato il pianto di un dio a distruggere ogni cosa, mentre un uomo lo malediceva per aver ucciso l’unica donna che avesse mai amato. Ora, da qualche tempo le stagioni inciampano l’una nell’altra e la terra trema con sempre maggior frequenza. Il giovane Tresan è preoccupato. Le Stelle Cacciatrici che infestano la sua Mappa Astrale stanno cambiando ripetutamente aspetto e posizione, come se un qualcuno si stesse risvegliando, sollevando la coltre degli oceani. Nessuno sa chi sia, eccetto lo spirito dello schiavo-re che l’ha affrontato in passato e che è ritornato per definire le sorti della partita. Con stupore e terrore, Tresan scoprirà cosa vorrà quello spettro, da lui, e a quale prezzo.
Un’incontenibile passione, un inevitabile sacrificio. E sopra ogni cosa, gli oscuri presagi della Luna Sanguigna.
Estratto:
Risalì verso
la sua camera e mentre passava davanti alla porta della biblioteca sentì il
coro tribale tornare a brulicare, in sottofondo ai suoi pensieri. Rallentò il
passo e, quasi contro la sua volontà, socchiuse la porta ed entrò nella stanza.
Il libro era sul tavolo, in quieta attesa. Non avrebbe voluto, ma accese la
lampada e per la prima volta sfiorò le rune incise nei rotoli. Il canto montò
come una marea, troppo vivo per essere un’illusione. Alla memoria gli ritornò
la voce del Maledetto: Sarai mio! e
si ritrasse inorridito, serrando le mani a pugno. Quel libro, quel canto e
quella seduzione irresistibile erano una trappola tesa dallo spettro del
Rinnegato, ne era certo. Che cosa vuoi?
Nel sogno, il Re d’Ambra gli aveva detto di volergli parlare. Ma io non ti voglio ascoltare! Ti sei fatto beffe della mia devozione e non
lo meritavo. Che i demoni dell’inferno gelato ti rinchiudano nei loro Cerchi
per l’eternità!
Si costrinse
ad arretrare e lasciò la biblioteca senza spegnere la lampada. Con passi
pesanti risalì i pochi gradini che portavano alla sua camera e si gettò sul
letto coprendosi con una coltre di pelliccia. Provò a riposare, gli occhi
serrati con forza, ma oltre la porta il coro saliva e scendeva come un’onda
insistente. Innervosito, si turò le orecchie con le braccia, rivoltandosi nella
coperta.
«Vattene!»
gridò alla fine, esasperato, e in quel momento la porta si aprì. Sobbalzò con
il cuore impazzito, sedendosi a metà sul letto.
«É quello
che sto facendo» disse Volèn, glaciale. «Vado in armeria con Derian.»
«Questa sera
dovete restare con me» Tresan ansimava, e si accorse d’essere coperto da sudore
freddo. «Mi dovete aiutare!»
«Sì… Sì.»
«D’accordo,
allora. Buon riposo.»
Uscì
richiudendo la porta e Tresan udì i passi dissolversi, lungo le scale. Quando
fu certo d’essere solo, ricadde sul cuscino e cercò di concentrarsi sul
martellio dell’acquazzone sulle tegole del tetto, per non permettere al canto
tribale di assordargli le orecchie.
«Sento solo
la pioggia, solo la pioggia…» mormorò, concitato, ma tanto più se lo ripeteva
quanto più il coro risuonava forte e prepotente, invadendogli la mente.
Resistette per un’ora, poi buttò indietro la coperta e scese dal letto con un
balzo. «Vuoi parlarmi?» gridò. «E parlami! Ma bada, non cederò alla tua
volontà!»
Con passo
deciso, entrò in biblioteca. Il coro montò in un festoso assenso.
«Sono qui! Che
cosa vuoi che faccia?»
Al lucore
della lampada, che era rimasta accesa, il libro sembrò tremolare e il suo
richiamo divenne dolorosamente irresistibile.
Vieni…
Tresan gli
si accostò, rabbioso.
«Cosa sei?»
l’apostrofò. «L’araldo in cartapecora del Rinnegato?»
Ricordò che
Volèn gli aveva detto d’averlo dimenticato in terza fila per molto tempo, prima
che i topi lo costringessero a riordinare la biblioteca, e un dubbio gli
attraversò la mente. «É curioso che Volèn ti abbia riesumato dalla libreria
proprio dopo il mio arrivo» mormorò. «Davvero curioso. Non è stata una coincidenza.»
Sei stato tu, Re d’Ambra, a
mandare quei ratti a mangiare i vecchi rotoli di Volèn? Per i Guardiani degli Inferni Gelati…! L’hai fatto per
costringerlo a riportare alla luce questo libro!
Non poteva essere che così. Da quanto tempo lo
schiavo-re stava cercando di parlargli? Forse da sempre. Non era un caso che la
sua presunta tomba sorgesse proprio sulla sua isola, e i sogni, le apparizioni,
e quella sensazione di averlo dentro di sé, quand’era in pericolo… Erano un suo
segno, ne era certo. Se avesse respinto quella tentazione, il Maledetto avrebbe
cercato altre vie per raggiungerlo, e forse sarebbero state meno innocue di una
raccolta di maleodoranti pergamene ingiallite.
In un altro estratto gentilmente concesso dall'autrice, troviamo anche la parte sentimentale del romanzo.
Prima di riportarlo, precede quest'introduzione:
Prima di riportarlo, precede quest'introduzione:
In questo brano, Sheraen, una giovane spia dei Confidenti del Regno, è in missione nel castello dei Kulldren per svelare gli intrighi del nipote del re, Damon, ai danni della corona. Poiché è albina e non è opportuno che desti l’interesse della corte, si è tinta i capelli d’un orribile arancione carota, indossa una gobba finta e si finge sordomuta.
Da sei anni, Sheraen ha scoperto di possedere il dono della telepatia. Il primo volto che ha visto è stato quello di Tresan, il protagonista – e non è un caso - e dopo aver inutilmente cercato di liberarsene, si è accorta di provare un dolce sentimento per lui. Ma il ragazzo ancora non la conosce e si è invaghito della cugina del suo migliore amico e ha insistito per sposarla. Sheraen, vittima del suo stesso dono, è costretta ad assistere alle loro nozze e con dolore riconosce d’essere troppo insignificante per sperare di essere apprezzata da lui. Invece, quando si incontreranno…
Secondo estratto (il brano sentimentale):
Sheraen non avrebbe voluto assistere a quelle nozze e il pomeriggio del matrimonio lavorò più duramente del solito nelle cucine e al lavatoio, cercando di distrarsi. Le immagini dei preparativi le balenavano nella mente come lampi durante un temporale e dopo aver strappato la tunica del cuoco, a forza di strofinarla e di batterla sulla pietra, salì sugli spalti e sedette fra due merli, le gambe abbandonate nel vuoto. Sotto di lei, il fianco roccioso della collina cadeva a strapiombo nel mare. La celebrazione stava per iniziare e la sua mente era ostinatamente invasa da immagini vivide e prepotenti. Con uno spasmo di dolore, scorse Tresan tendere la mano a Maribelna per accompagnarla nel tempio della Dea Melyss. A tratti, colse alcune scene della cerimonia. Maribelna, vestita con un sontuoso abito di broccato verde, seguiva le parole dell’Eminente Valjr senza muoversi, composta e impassibile come una regina. Al suo fianco, Tresan era raggiante e il modo in cui sorrise alla moglie, mentre l’Abate annodava il nastro nuziale attorno alle loro mani unite, le spaccò il cuore. Era lo stesso ragazzo di cui non si era voluta occupare, sei anni prima, ma dopo averlo sorvegliato tanto a lungo si era illusa che fra loro ci fosse un legame speciale. Qualche volta si era sorpresa a fantasticare sulla sua espressione pensierosa e sulla forma seducente della bocca; ma erano stati sogni insensati. Lui era un nobile e lei un’orfana che i Patriarchi avevano trovato in fin di vita su una spiaggia, all’età di otto anni, e che avevano avuto la compiacenza di allevare come spia. Non ci sarebbe mai stato niente, tra loro, all’infuori di quello che gli Dèi avevano già stabilito.
Non riuscì ad alzarsi per molto tempo; solo mentre Tresan baciava la sposa davanti al tramonto trovò la forza di raccogliere la ruvida veste da sguattera e di ritornare nello sgabuzzino in cui dormiva. Imbruniva, e gli altri servi si stavano già avviando verso le cucine per cenare. Sheraen passò dal retro per non incrociarli, e si richiuse la porta alle spalle. Si sentiva lo stomaco in subbuglio e non sarebbe riuscita a toccare cibo, tanto meno la minestra insipida e mezza fredda che era costretta a mangiare tutte le sere. S’accostò al pagliericcio, illuminato da una finestrella sporca, e dalla sua sacca trasse una boccetta di latte d’oppio, valeriana e biancospino. Era colma per metà e la bevve d’un fiato. Non voglio che le scene della vostra notte di nozze mi tormentino i sogni. Si distese sulla paglia e rimase a fissare le ragnatele sul soffitto fino a quando non si sentì invadere da un irresistibile torpore. Allora allungò una mano, si tirò la coperta fin sopra la gola e con sollievo s’abbandonò al sonno.
Si svegliò prima dell’alba. Accese una candela e si specchiò in un vetro rotto che aveva appeso al muro, sopra le scope. Mentre finiva di sistemarsi la finta gobba sulla schiena, la porta si aprì e la serva Marièl venne a chiamarla.
«Sei pronta, bambina? Il principe Damon si sveglierà fra poco e vorrà la colazione.»
Lei rispose con una goffa riverenza. Da quando aveva servito durante l’incontro fra Marlifer e Ger, ogni tanto veniva inviata nelle stanze regali per svolgere qualche lavoro di fatica, come rigovernare il salotto di Damon dopo un festino o svuotare la comoda dei principi, e per quanto alcune mansioni le ripugnassero, erano momenti preziosi per avvicinarsi agli appartamenti reali senza destare sospetti. Essendo efficiente e discreta, Marièl la mandava sempre più spesso nell’ala signorile, e lei esultava.
«Non tardare» le raccomandò la donna, gesticolando per farsi capire. «É inutile che tu perda tempo davanti a quel vetro. Sei tanto cara, Tika, ma non sarai mai graziosa. Ti aspetto in cucina.»
Uscì, e Sheraen indugiò per un momento a specchiarsi. I suoi tratti erano appena percepibili, al lume della candela, ma con una stretta al cuore dovette ammettere che Marièl aveva ragione. Non era brutta e in Accademia qualcuno l’aveva perfino corteggiata, ma era una creatura pallida e senza colori. Il duro lavoro e la fame le avevano scavato le guance e da qualche tempo aveva cerchi scuri sotto gli occhi. Anche se Ger fosse rimasto al castello, invece di partire per Myrdrassa, difficilmente avrebbe riconosciuto in quella servetta emaciata la presunta nipote degli Alti Sacerdoti di Ályshan. Si toccò le mani, tagliate dall’acqua gelida del lavatoio, e pensò che avrebbe dovuto prepararsi una crema all’aloe per ammorbidirle e un’altra alla calendula per cicatrizzare le piccole ferite. S’immaginò come doveva apparire a chi la vedeva per la prima volta e trasse un sospiro di sconforto. Era insignificante anche senza la finta gobba, con quegli occhi scialbi e i capelli morti! Tresan non l’avrebbe mai voluta, nemmeno se non si fosse sposato con Maribelna. Soffocando dentro di sé il dolore per le sue nozze, finì di allacciarsi l’informe camicia di cotone grigio che le cadeva fino ai piedi. Non doveva pensarci. Su, nella stanza più lussuosa nella torre, Damon l’aspettava per la colazione e, ignaro che potesse sentire, avrebbe sparlato di suo zio, di Erlanes e di tutti i Misreneani che vivevano sulle terre dei Kulldren e magari le avrebbe rivelato qualche informazione preziosa.
Si sorrise nel vetro e i suoi occhi si assottigliarono come quelli di una gatta in caccia. Era la migliore spia dell’Accademia di Rovanea e l’avrebbe dimostrato ancora una volta.
Non riuscì ad alzarsi per molto tempo; solo mentre Tresan baciava la sposa davanti al tramonto trovò la forza di raccogliere la ruvida veste da sguattera e di ritornare nello sgabuzzino in cui dormiva. Imbruniva, e gli altri servi si stavano già avviando verso le cucine per cenare. Sheraen passò dal retro per non incrociarli, e si richiuse la porta alle spalle. Si sentiva lo stomaco in subbuglio e non sarebbe riuscita a toccare cibo, tanto meno la minestra insipida e mezza fredda che era costretta a mangiare tutte le sere. S’accostò al pagliericcio, illuminato da una finestrella sporca, e dalla sua sacca trasse una boccetta di latte d’oppio, valeriana e biancospino. Era colma per metà e la bevve d’un fiato. Non voglio che le scene della vostra notte di nozze mi tormentino i sogni. Si distese sulla paglia e rimase a fissare le ragnatele sul soffitto fino a quando non si sentì invadere da un irresistibile torpore. Allora allungò una mano, si tirò la coperta fin sopra la gola e con sollievo s’abbandonò al sonno.
Si svegliò prima dell’alba. Accese una candela e si specchiò in un vetro rotto che aveva appeso al muro, sopra le scope. Mentre finiva di sistemarsi la finta gobba sulla schiena, la porta si aprì e la serva Marièl venne a chiamarla.
«Sei pronta, bambina? Il principe Damon si sveglierà fra poco e vorrà la colazione.»
Lei rispose con una goffa riverenza. Da quando aveva servito durante l’incontro fra Marlifer e Ger, ogni tanto veniva inviata nelle stanze regali per svolgere qualche lavoro di fatica, come rigovernare il salotto di Damon dopo un festino o svuotare la comoda dei principi, e per quanto alcune mansioni le ripugnassero, erano momenti preziosi per avvicinarsi agli appartamenti reali senza destare sospetti. Essendo efficiente e discreta, Marièl la mandava sempre più spesso nell’ala signorile, e lei esultava.
«Non tardare» le raccomandò la donna, gesticolando per farsi capire. «É inutile che tu perda tempo davanti a quel vetro. Sei tanto cara, Tika, ma non sarai mai graziosa. Ti aspetto in cucina.»
Uscì, e Sheraen indugiò per un momento a specchiarsi. I suoi tratti erano appena percepibili, al lume della candela, ma con una stretta al cuore dovette ammettere che Marièl aveva ragione. Non era brutta e in Accademia qualcuno l’aveva perfino corteggiata, ma era una creatura pallida e senza colori. Il duro lavoro e la fame le avevano scavato le guance e da qualche tempo aveva cerchi scuri sotto gli occhi. Anche se Ger fosse rimasto al castello, invece di partire per Myrdrassa, difficilmente avrebbe riconosciuto in quella servetta emaciata la presunta nipote degli Alti Sacerdoti di Ályshan. Si toccò le mani, tagliate dall’acqua gelida del lavatoio, e pensò che avrebbe dovuto prepararsi una crema all’aloe per ammorbidirle e un’altra alla calendula per cicatrizzare le piccole ferite. S’immaginò come doveva apparire a chi la vedeva per la prima volta e trasse un sospiro di sconforto. Era insignificante anche senza la finta gobba, con quegli occhi scialbi e i capelli morti! Tresan non l’avrebbe mai voluta, nemmeno se non si fosse sposato con Maribelna. Soffocando dentro di sé il dolore per le sue nozze, finì di allacciarsi l’informe camicia di cotone grigio che le cadeva fino ai piedi. Non doveva pensarci. Su, nella stanza più lussuosa nella torre, Damon l’aspettava per la colazione e, ignaro che potesse sentire, avrebbe sparlato di suo zio, di Erlanes e di tutti i Misreneani che vivevano sulle terre dei Kulldren e magari le avrebbe rivelato qualche informazione preziosa.
Si sorrise nel vetro e i suoi occhi si assottigliarono come quelli di una gatta in caccia. Era la migliore spia dell’Accademia di Rovanea e l’avrebbe dimostrato ancora una volta.
Biografia dell'autrice:
Federica Leva. Medico, psicoterapeuta e scrittrice. Scrive da quand'è ragazza e ha all’attivo numerose partecipazioni a premi letterari fantasy e mainstream, con una trentina di premi conseguiti e una dozzina di primi posti. Talvolta è stata richiamata per diventare membro onorario o presidente di giuria – Piero Chiara, Artenuova, l’Olandese Volante. Predilige i generi fantasy, mainstream, storico e umoristico.
Sul finire del 2002 ha pubblicato con Zecchini Editore il romanzo a tema musicale, Radici di sabbia - Andante, Allegretto, Largo, Animato con fuoco", nell’ambito della collana “I racconti della Musica”, in cui già compaiono il critico musicale Rattalino, Nava e Zignani. Il romanzo si è aggiudicato cinque premi letterari, nazionali ed europei. È prevista una sua nuova pubblicazione nel 2015, in una veste più ampliata e approfondita rispetto a quella originale.
Nel 2006, ha pubblicato il romanzo a tema musicale Cantico sull’Oceano, edito da Ennepilibri di Imperia e ripubblicato nel 2013 dalla Sesat Ed. di Bologna. Il romanzo si è aggiudicato tre premi letterari.
Nel 2014 ha pubblicato il romanzo fantasy “Echi dalle Terre Sommerse”, Sereture Ed., primo volume de “La Saga del Rinnegato”.
I suoi lavori – numerosi racconti di varia lunghezza, interventi, recensioni e articoli letterari e di cronaca – sono stati pubblicati su fanzine, bisettimanali regionali, riviste letterarie, raccolte letterarie e portali Internet. Nel 2012 ha pubblicato il racconto Sacrilege sull’antologia The Gage Project edita dalla casa editrice Inkbeans, Los Angeles.
Nel 2015 sono previste le pubblicazioni di racconti inediti di genere fantasy e umoristico.
Amministra un blog personale www.federicaleva.it, un blog fotografico e un forum di consulti psicologici www.chiediallopsicologo.it.
Le sue grandi passioni sono: leggere, scrivere, il fantasy, la musica e i gatti
E come al solito, ora, a voi la parola, cari astronauti!
Cosa ne pensate della storia e dei numerosi estratti che l'autrice ci ha mostrato?
Io già provo una certa simpatia per la piccola e indifesa Sheraen, che poi, essendo una spia, scommetto che non è così debole e indifesa come vuole farci credere! Inoltre ha un dono speciale, per cui sono convinta che avrà la sua rivalsa in qualche modo. Non resta che leggere il libro per vedere se queste teorie sono esatte!
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