Rubrica
che raggruppa tutte le notizie su di me e le mie opere;
un
viaggio sulla luna ("pianeta donna" per eccellenza) e
ritorno! ;)
|
Dall'archivio del 28 Aprile 2010:
Questo è il racconto che ho scritto seguendo la traccia del primo incipit del concorso Blusubianco, ma non è stato pubblicato! Non so se è accaduto per un problema di server (era costantemente intasato) oppure se è semplicemente stato escluso (ma non credo sia stata fatta una selezione iniziale visto che sono stati pubblicati anche gli stessi racconti 2/3 volte, probabilmente a causa d'invii multipli - e quando ho pensato di inviarlo di nuovo era ormai scaduto il termine).
Pazienza, ci penso io alla mia creaturina; questo blog esiste anche (e principalmente ;)) per questo!
Visto che il titolo e l'incipit sono scritti dalla curatrice del concorso (Giusi Marchetta), la sua parte la trascrivo in blu, mentre la "farina del mio sacco" in nero.NB: "Sole e luna" è il mio sottotitolo.
AGGIORNAMENTO del 12/07/10: con questo racconto ho partecipato al laboratorio di scrittura nel forum Gliautori.it. Lo trovate qui nella versione originale: Labor limae - Sole e luna di seguito, infatti, troverete la versione migliorata grazie ad alcuni suggerimenti dello scrittore Andrea Franco.
Pazienza, ci penso io alla mia creaturina; questo blog esiste anche (e principalmente ;)) per questo!
Visto che il titolo e l'incipit sono scritti dalla curatrice del concorso (Giusi Marchetta), la sua parte la trascrivo in blu, mentre la "farina del mio sacco" in nero.NB: "Sole e luna" è il mio sottotitolo.
AGGIORNAMENTO del 12/07/10: con questo racconto ho partecipato al laboratorio di scrittura nel forum Gliautori.it. Lo trovate qui nella versione originale: Labor limae - Sole e luna di seguito, infatti, troverete la versione migliorata grazie ad alcuni suggerimenti dello scrittore Andrea Franco.
"Sentirsi"
- Sole e luna -
Questa opera di Valentina Bellettini è sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License. - Sole e luna -
La sua camicia è una macchia bianca sul letto. Lei la ignora: infila nel cassetto la biancheria pulita, mette la borsa nuova sul ripiano più alto dell’armadio, apre la finestra e cambia aria alla stanza. Va a sedersi davanti allo specchio. E’ bella, oggi; sembra quasi che il trucco di ieri sera le sia rimasto addosso. Ora può girarsi, raggiungere il letto. Prima sfiora il colletto e accarezza le maniche, poi se la preme sul naso, sulla bocca. Sorride: che stupida.
Va all’armadio e cerca una stampella libera. Si sforza di non guardare il telefono anche se è lì, sul comodino.
Sciocchezze, non poteva chiamarla, e se pure avesse ceduto a questo assurdo tentativo, non sarebbe stata la stessa persona a riponderle.
Era impossibile: una era il Sole, l’altra era la Luna.
Lei, Sole, riordinava i pasticci dell’altra: la camicia bianca, ora al suo posto, era stata abbandonata di proposito, per ricordarle il peccato di cui si era macchiato il suo letto, e per questo stesso concetto, ora c’era della biancheria pulita nel cassetto, candida e purificata, segno di un’avvenuta espiazione. Momentanea, però, perché sarebbe nuovamente caduta nell’oscurità al calar della sera.
Il Sole era attratto dalla Luna: aveva stretto a sé quell’indumento, respirato quel profumo che sapeva di un’illusione di libertà, ed era debitrice di Luna, perché grazie a lei si era potuta comprare quella borsa nuova, firmata.
Si era guardata allo specchio, si era compiaciuta per il trucco perfetto e l’acconciatura, ma non le era bastato per riconoscere se stessa.
Sole e luna non si potevano incontrare perché erano le facce estreme della stessa medaglia; le due personalità opposte dell’unico soggetto.
Alla luce del giorno si sentiva a disagio: si sentiva in colpa verso la sua vita tranquilla, i suoi ottimi voti, i suoi ingenui genitori. Ma la sera diventava un’altra: si sentiva forte, sicura e attraente, non solo secchiona ma anche pupa, e si sentiva forte piuttosto che fragile, avvenente piuttosto che timida. Non aveva paura di niente e di nessuno perché grazie al denaro e agli apprezzamenti si sentiva potente.
Sentirsi...
Sentire se stessi, però, non accadeva più.
Nonostante l’attrazione per il lato oscuro, c’era un’angoscia interiore a segnalarle che quel che stava facendo era sbagliato.Studentessa di giorno, prostituta la sera. Ancora scossa da questi pensieri, si sforza di non guardare il telefono, ma non riesce più ad ignorare quella condizione: se ora, ragionevole, telefonasse all’altra se stessa per dirle di fare basta, magari le cose cambierebbero.
Finalmente si decide, solleva la cornetta e compone il numero.
La linea è occupata.
Riattacca, atterrita da quel suono ritmicamente monotono.
Dopotutto, era prevedibile.
Non poteva andare diversamente, questo era ormai il suo destino; si era trovata di fronte a un bivio e aveva scelto, ora non poteva più tornare indietro.
Solo cinque anni fa giocava ad atteggiarsi come un’adulta, ma dalle carezze era passata alle prestazioni complete, dalla ricarica per il cellulare ai vestiti, scendendo sempre più nelle profondità di un vortice dal quale era difficile riemergere.
Improvvisamente, sente squillare il cellulare all’interno della tasca. Sul display c’è un nuovo messaggio: “Buon diciottesimo compleanno! – mamma”.
Spegne l’apparecchio.
Esita un istante, poi le viene un’idea.
Lascia il cellulare sul letto, quindi si precipita nuovamente al telefono fisso.
Digita il numero che conosce a memoria.
“Segreteria telefonica. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico”.
Quella sera avviene il miracolo: Sole e Luna s’incontrano in una voce familiare, l’una parla, l’altra ascolta.
E Anna riesce a “sentirsi”.
Va all’armadio e cerca una stampella libera. Si sforza di non guardare il telefono anche se è lì, sul comodino.
Sciocchezze, non poteva chiamarla, e se pure avesse ceduto a questo assurdo tentativo, non sarebbe stata la stessa persona a riponderle.
Era impossibile: una era il Sole, l’altra era la Luna.
Lei, Sole, riordinava i pasticci dell’altra: la camicia bianca, ora al suo posto, era stata abbandonata di proposito, per ricordarle il peccato di cui si era macchiato il suo letto, e per questo stesso concetto, ora c’era della biancheria pulita nel cassetto, candida e purificata, segno di un’avvenuta espiazione. Momentanea, però, perché sarebbe nuovamente caduta nell’oscurità al calar della sera.
Il Sole era attratto dalla Luna: aveva stretto a sé quell’indumento, respirato quel profumo che sapeva di un’illusione di libertà, ed era debitrice di Luna, perché grazie a lei si era potuta comprare quella borsa nuova, firmata.
Si era guardata allo specchio, si era compiaciuta per il trucco perfetto e l’acconciatura, ma non le era bastato per riconoscere se stessa.
Sole e luna non si potevano incontrare perché erano le facce estreme della stessa medaglia; le due personalità opposte dell’unico soggetto.
Alla luce del giorno si sentiva a disagio: si sentiva in colpa verso la sua vita tranquilla, i suoi ottimi voti, i suoi ingenui genitori. Ma la sera diventava un’altra: si sentiva forte, sicura e attraente, non solo secchiona ma anche pupa, e si sentiva forte piuttosto che fragile, avvenente piuttosto che timida. Non aveva paura di niente e di nessuno perché grazie al denaro e agli apprezzamenti si sentiva potente.
Sentirsi...
Sentire se stessi, però, non accadeva più.
Nonostante l’attrazione per il lato oscuro, c’era un’angoscia interiore a segnalarle che quel che stava facendo era sbagliato.Studentessa di giorno, prostituta la sera. Ancora scossa da questi pensieri, si sforza di non guardare il telefono, ma non riesce più ad ignorare quella condizione: se ora, ragionevole, telefonasse all’altra se stessa per dirle di fare basta, magari le cose cambierebbero.
Finalmente si decide, solleva la cornetta e compone il numero.
La linea è occupata.
Riattacca, atterrita da quel suono ritmicamente monotono.
Dopotutto, era prevedibile.
Non poteva andare diversamente, questo era ormai il suo destino; si era trovata di fronte a un bivio e aveva scelto, ora non poteva più tornare indietro.
Solo cinque anni fa giocava ad atteggiarsi come un’adulta, ma dalle carezze era passata alle prestazioni complete, dalla ricarica per il cellulare ai vestiti, scendendo sempre più nelle profondità di un vortice dal quale era difficile riemergere.
Improvvisamente, sente squillare il cellulare all’interno della tasca. Sul display c’è un nuovo messaggio: “Buon diciottesimo compleanno! – mamma”.
Spegne l’apparecchio.
Esita un istante, poi le viene un’idea.
Lascia il cellulare sul letto, quindi si precipita nuovamente al telefono fisso.
Digita il numero che conosce a memoria.
“Segreteria telefonica. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico”.
Quella sera avviene il miracolo: Sole e Luna s’incontrano in una voce familiare, l’una parla, l’altra ascolta.
E Anna riesce a “sentirsi”.
Postfazione: E se la mancata pubblicazione fosse dovuta proprio a causa dell'argomento trattato? Lo so, è un po' forte... ma accipicchia, è anche una realtà che non si può ignorare! Ecco, la mia idea di racconto era sempre fantasiosa: "sole e luna", come Dottor Jekyill e Mr. Hide, ma riportare anche la realtà è un mio must, non posso farne a meno, così, visto che tutte le volte che guardo "Le Iene" rimango sconvolta nel sentire questo genere di testimonianze, ho voluto dire la mia. Se solo le mie parole potessero servire... anche solo per aprire gli occhi, non dico cambiare.
Altra considerazione è che leggendo l'incipit proposto è palese che il primo pensiero sia quello di una storia d'amore lui/le, ma "la sua camicia...", quel "sua" per me era femminile. Poi va be', mi piacerebbe riuscire nell'intento d'essere originale, di stupire... non avevo voglia di quell'altro genere di storia (non mi chiama fai che mi chiami...) anche se probabilmente sarebbe stato più furbo. Ma ho preferito lasciare pulsare la mia vena creativa ;)
Altra considerazione è che leggendo l'incipit proposto è palese che il primo pensiero sia quello di una storia d'amore lui/le, ma "la sua camicia...", quel "sua" per me era femminile. Poi va be', mi piacerebbe riuscire nell'intento d'essere originale, di stupire... non avevo voglia di quell'altro genere di storia (non mi chiama fai che mi chiami...) anche se probabilmente sarebbe stato più furbo. Ma ho preferito lasciare pulsare la mia vena creativa ;)
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia una traccia di te nello spazio! Io la seguirò, e ti risponderò :)