giovedì 7 ottobre 2010

Recensione "Demetrio dai capelli verdi" di Marco Mazzanti

Recensione "Demetrio dai capelli verdi" di Marco Mazzanti (ediz. Eiffel)





L'ottocento, con un pizzico di fantasy

"Dedico questo libro [...] a tutte le piccole cose di ogni giorno che, nell'irrequietezza e nella frenesia dei oggi, ci soffermiamo a guardare con indegna sufficienza."
Riporto un'estratto della dedica sulle alette di copertina perché costituiscono una filosofia perfettamente in linea con il libro; intendo dire che questo non è un romanzo d'azione, è un romanzo intimista che scende nelle profondità dell'esistenza stessa, e si sofferma sui dettagli più che nelle vicende in sé.
Dimenticatevi tutto il resto, allora, lasciate l'irrequietezza e la frenesia là fuori, e con calma e beata tranquillità, inoltratevi nella storia di Demetrio e nei luoghi in cui sembra che il tempo scorra lentamente, com'era probabilmente nel 1800, epoca in cui sono ambientate le vicende.

Può darsi che questa sensazione di un tempo che procede a rilento sia dato dal fatto che Demetrio è alla ricerca di se stesso e delle proprie origini - è l'unico essere dai capelli verdi e con le lentiggini azzurre sul viso che si spostano a seconda del suo umore - quindi piuttosto che avanzare, qui si tratta di tornare al passato, ricostruire le vicende, risalire alla sua provenienza.

In questo romanzo, Mazzanti, non ci svelerà molto, e piuttosto, se la prenderà comoda per farci ambientare al contesto, accompagnarci passo passo tra i vari personaggi che Demetrio incontrerà, e che per ognuno dei quali proverà i sentimenti più disparati, che nel bene o nel male lo porteranno a conservare un perenne ricordo nel cuore, soprattutto se questi incontri finiscono con il rivelarsi tutt'altro che casuali, bensì, il frutto delle sorprendenti coincidenze del destino.

All'inizio, questo romanzo mi ha ricordato "Il ritratto di Dorian Gray", infatti anche qui c'è un pittore (Joan Marcel) che ammira il ragazzo (Demetrio) come se fosse un'opera d'arte, e del resto, Demetrio come Dorian (per lo meno il Dorian dell'inizio) è una persona dall'animo puro, per cui entrambi i pittori delle due storie cercano di tutelarli contro la "contaminazione" del mondo esterno. Al contrario di Dorian, però, Demetrio è tutt'altro che superficiale visto che si pone domande esistenziali e, per di più, al contrario di Dorian che finisce col vantarsi del proprio aspetto, il nostro Demetrio è ossessionato dalla sua estetica come un fatto negativo (è inoltre vittima di scherni e denigrazioni che lo vedono figlio del demonio).

Gli ultimi capitoli sono i punti forti del romanzo, rivelatori quanto basta per far nascere la curiosità di leggere il probabile seguito.

Anche questa volta mi soffermo sullo stile di Mazzanti, una scrittura che ha il sapore dei romanzi ottocenteschi e a cui pertanto si può perdonare qualche frasetta poco scorrevole. Quel che affascina della sua scrittura, come sempre, sono le metafore e il richiamo alle belle immagini (ad esempio la scena in cui, nella mente di Demetrio, i volti del pittore Marcel, l'amata Roze e la servizievole Annika, si sovrappongono come le figure nei caleidoscopi) e noto con piacere che ha aumentato la frequenza dei dialoghi.

In conclusione, "Demetrio dai capelli verdi" è un bel romanzo introduttivo che crea non poche aspettative dato che termina sul più bello.
Mi auguro di leggere presto il seguito!

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