Recensione “Draghi & Computer” di Rosella Rapa (ediz. ExCogita)
Racconti fantasy e un pizzico di fantascienza
Come s’intuisce dal titolo, questa raccolta di racconti di Rosella Rapa (sette, per la precisione) si traduce in ambientazioni fantasy e fantascientifiche, con storie più o meno originali, ma sempre capaci di sorprendere.
La maggior parte della raccolta è formata da racconti fantasy, ossia: “il vecchio forte”, “Allegoria”, “Il Drago”, “Iride” e “il castello Maledetto”.Di matrice fantascientifica è sicuramente “il potere del linguaggio”, mentre per “Ricordi” mi riservo il diritto di considerarlo a metà strada tra i due generi, in quanto all’inizio si presenta come un fantasy ma poi sfocia, se non proprio nella fantascienza, nell’attualità.
Considerando i racconti fantasy, leggendoli mi è sembrato come di leggere delle belle favole, siano esse romantiche o malinconiche, tormentate o catastrofiche. Se mi sono sembrate favole è perché il linguaggio usato sa di epoche passate (perfettamente adatto al contesto), con una narrazione descrittiva quasi poetica e con dialoghi formali, che tengono conto delle onorificenze, e sono diversi a seconda del personaggio che li trasmette; un particolare di valore è appunto che ogni personaggio “parla” in modo diverso, dal nobile al rozzo, dall’impavido all’insicuro, e anche se può sembrare una caratteristica scontata, garantisco che non tutti i libri sono capaci di far distinguere un personaggio semplicemente per come si esprime.
Questa caratterizzazione l’ho trovata anche nel racconto fantascientifico “il potere del linguaggio” e in “Ricordi”. Essendo più attual-fantascientifici, questi due racconti hanno invece un linguaggio più moderno e colloquiale, e al posto delle atmosfere magiche con fate, streghe, draghi, dame e cavalieri, abbiamo un’atmosfera quasi cyberpunk, dove la tecnologia avanzata e le comodità moderne fanno da padrone (e ovviamente non possono mancare computer e robot).
Prima di scendere nello specifico, preferendo quindi mettere in esame l’intera raccolta, posso affermare d’aver trovato delle caratteristiche comuni tra i diversi racconti, in primo luogo i protagonisti; o forse dovrei dire protagoniste, perché a parte il racconto “Il castello Maledetto” si tratta sempre di donne. Donne indipendenti, guerriere, forti... e se qualcuna non è forte fisicamente, possiede sicuramente una forza d’animo. Sono tutte donne dalla parte del giusto – anche colei che apparentemente non lo è – e sempre emarginate, allontanate dalla società e amate da pochi; soprattutto costrette ad affrontare da sole la dura realtà. E io amo le eroine...
Ma vediamo i racconti singolarmente.
“Il vecchio forte”
In questo racconto il confine tra fantasia è realtà è molto sottile. All’inizio sembra che si svolga ai giorni nostri, poi ecco che arriva l’atmosfera fantasy, collegata a una tormentata storia d’amore; la protagonista s’imbatte in un fantasma... La cosa più intrigante è il tema del passato che si allaccia al presente: come se si trattasse di “reincarnazione”, ciò che è irrisolto (o rimpianto) torna di generazione in generazione, in attesa di compimento e vendetta. Altrettanto interessante è il modo in cui si va a scoprire lentamente la verità, e che i ruoli siano contrari alle apparenze, in quanto la storia ci mostrerà le ragioni dell’antagonista, sempre che sia davvero questi, l’antagonista; dipende dai punti di vista.
“Allegoria”
Il più malinconico e apocalittico. Una giovane donna che ha doti di preveggenza sa che il suo villaggio è vicino alla distruzione. Mentre la società che la considera pazza la emargina, lei deve scegliere se abbandonarsi al tragico destino o fuggire. E se ci fosse un’ulteriore alternativa? Risvolti sorprendenti, anche se un po’ amari.
“Il Drago”
Il racconto più completo, senza dubbio il migliore. Che io ami i draghi ormai lo sanno anche i muri, ma questo non significa che mi basti leggere la parola “drago” per lodare uno scritto; piuttosto, sono più esigente. Pertanto, quando mi si presenta un drago minaccioso e spietato già mi lamento perché vorrei vedere un drago buono... e per fortuna anche in questo racconto la realtà delle cose va ben oltre le apparenze. Il finale è romantico, ci sono splendide immagini (i due soli e le cime dei monti...), le donne sono eroine adorabili (indipendenti, guerriere e sensibili allo stesso tempo), e la storia del drago una delle più belle che abbia mai letto, soprattutto perché c’è una favola e un romanticismo che va oltre alle vicende raccontate, al di là della storia e del finale stesso.
“Iride”
Il racconto più rosa: “epic-harmony”, se si può dire. Narra di un amore puro, sincero, come l’iride degli occhi, lo specchio dell’anima. Il protagonista è un re autoritario e potente che una notte trova riparo in un castello dove l’unica persona che ci vive è una donna povera, maldestra e un po’ tarda. Tuttavia c’è chi dice sia una strega. Anche qui si tratta del proverbio “l’apparenza inganna” e non mancherà una sorpresa che non solo è romantica, ma da voce a una storia nella storia. Oltretutto ha dei risvolti in un’altra storia ancora, che riguarda il re in prima persona e un passato da superare. Si dice che l’amore rende ciechi, ma leggendo questo racconto si capisce che la forza dell’amore può anche aprire gli occhi (c’è una certa assonanza col titolo, sarà voluta?).
“Ricordi”
Questo racconto è piuttosto enigmatico. I casi sono due: ha un significato ermetico che non sono riuscita a cogliere appieno, oppure è semplicemente il racconto di un sogno dentro al sogno, dove è difficile distinguere la realtà/verità. Comincia con un ricordo, la protagonista annoiata che si separa dai genitori, un po’ come “Alice nel paese delle Meraviglie”, e si ritrova nella caverna della Dama del Lago, davanti a una tavola rotonda e con un giovane Mago Merlino che fa da profeta. L’incontro avrà un senso nel futuro, in una storia che sa di sensibilizzazione ambientalista.
“Il castello Maledetto”
Un racconto high fantasy. Il Signore della Notte, personaggio ambizioso quanto autorevole e temibile, parte alla conquista del regno che... niente da fare, qui non posso proprio sbilanciarmi altrimenti finirei con l’anticipare qualcosa. In questa storia le vite dei personaggi s’intrecciano più che mai, e sembra persistere il tema del “di generazione in generazione” come un circolo vizioso. Bella la verità/metafora dell’isola spezzata, e le immagini del castello bianco e del castello nero come identificativi degli opposti “bene” e “male”. Il finale però mi ha lasciato perplessa.
“Il potere del linguaggio”
Fantascienza pura e originalità, tra il cyberpunk e l’alternativo; un po’ come la stessa protagonista. Tentare di spiegare la trama suonerebbe troppo semplicistico rispetto a ciò che la storia rappresenta veramente. Leggere questo racconto dopo tutti gli altri (che sono più d’impronta fantasy) è come una ventata d’aria fresca: ottima scelta! Anche questo racconto sorprende, ma dall’inizio alla fine, incessantemente, con dei picchi sul finale perché giustamente rappresenta la resa dei conti. La protagonista è una delle più interessanti, in quanto non facilmente etichettabile, eppure la si comprende, la si giustifica, la si apprezza. E’ uno di quei racconti che si vorrebbe continuare a leggere anche dopo che si è terminato. Eppure sono convinta che ci sarebbe altro da raccontare... farò il mio appello all’autrice!
In conclusione, Rosella ha realizzato una buona raccolta: fantasiosa, ma non così lontano dalla realtà; originale, ma moralista (un moralismo celato che non infastidisce) come le fiabe di una volta. Ho apprezzato che questi racconti siano anche piuttosto complessi, e suggerirei di leggerli con calma per cogliere al meglio i significati nascosti; vista la contenuta lunghezza di ognuno, vale la pena di farlo e perché no, più di una volta come ho fatto io!
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