venerdì 8 ottobre 2010

Recensione "L change the world" di M

Recensione "L change the world" di M (ediz. Panini)











L o non L, questo è il problema!



Da ammiratrice di Death Note e di L, dico: che tristezza.
Ho letto questo romanzo con grande fatica.


In primis, non mi piace come è scritto: già dal primo capitolo ho dovuto rileggermi le stesse frasi un sacco di volte, sarà per la punteggiatura, sarà per il modo in cui costruisce le frasi (o probabilmente entrambe le cose), la narrazione è pesante, noiosa... tanti paroloni e poca sostanza, è quasi illeggibile. Questo scrittore in incognito, "M", mi da l'impressione d'essere alle prime armi (non che io sia una scrittrice affermata, però paragonato ad altri romanzi, o anche solo al precedente "Death note: another note" ho trovato un abisso!)


So che questo romanzo è tratto dall'omonimo film, che, premetto, non ho ancora avuto il piacere di vedere, quindi mi limiterò a giudicare la storia del romanzo in sé: la trama è fin troppo intricata (per non parlare dell'incipit, non invoglia assolutamente!), e si risolve in modo assurdamente semplice e sbrigativo, con molti punti oscuri, tra cui: come faceva L ad aver previsto tutto fino a quel punto? Addirittura 270 giorni prima degli avvenimenti? E' Nostradamus?!
Le finestre sul passato, piuttosto che rivelare, annebbiano la verità e spesso confondono: tralasciando gli episodi dell'assistente Kuju, la Wammy's House eccetera, ho capito che qui le cose vanno diversamente rispetto al finale del manga, ossia, si riassume che L è riuscito a catturare Kira, il padre Soichiro Yagami lo ha arrestato, ma poi Light è morto, L custodisce l'orologio del suo "unico amico" (ma che gli prende a L?) e Misa Amane è ancora viva. Va bene, lo accetto, e anzi, mi fa piacere che sia stato L a vincere su Kira, ma non è credibile; i comportamenti dei vari personaggi che abbiamo conosciuto attraverso il manga, non sono fedeli a se stessi: come può Soichiro continuare a vivere conoscendo la realtà dei fatti, quando già nel manga si sarebbe ucciso se suo figlio avesse dichiarato di essere Kira (nb: in auto con Light e Misa dopo che questi sono stati liberati dalla prigionia di L)? Stessa cosa riguardo Misa, che già è bella confusa per aver perso la memoria dei Death Note, anzi, ad un certo punto sembra che L preveda pure il suo futuro suicidio (Nostradamus parte 2°!), ma soprattutto...


L.
Il mio adorato, stravagante e brillante detective... come lo hanno ridotto! A parte le scene in cui si pappa di tutto e di più (tanto che a leggere mi veniva fame), questo personaggio non sembra proprio lui: così dimesso, così emotivamente fragile, con intuizioni senza lode, ed il suo voler dimostrare qualcosa persino a se stesso, lavorando per la prima volta da solo sul campo... ma cosa devo leggere! L HA sempre lavorato da solo! Fbi, polizia giapponese, Naomi Misora... erano tutte pedine che abilmente muoveva sulla scacchiera (certo, badando che non si facessero male), ed era sicuro di sé, tanto da sfiorare la presunzione (che poi presunzione non è perché che sia il miglior detective del secolo è un dato di fatto).
Non mi piace che usi il Quaderno della Morte e sia destinato al Nulla (allora preferisco sia morto prima e senza catturare Kira, almeno non è condannato a quella specie di limbo!), soprattutto non mi va che pensi: "tra poco c'incontreremo Light, chissà cos'è il Nulla... indagheremo insieme" Ti prego, no! L non prova tutti questi sentimenti per Light (così profondi, poi), non li ha mai provati! Nel volume 13 del manga, la "Guida alla lettura", c'è scritto addirittura che L mente quando dice a Light che è il suo primo e unico amico!
A completare il quadro, l'introduzione di un nuovo personaggio, la bambina Maki, che rappresenta l'evidente scusa di tirare fuori un lato di L fin troppo umano, quasi a risvegliare un sentimento paterno... ma è come se passasse da un estremo all'altro; l'L che conosciamo non si lascia prendere da emozioni quali accarezzare la testa, abbracciare, prendere per mano... al contrario, è schizzinoso quando tocca le cose (tranne quando si tratta di mollare calci in stile capoeira!)
Rileggendo queste considerazioni, sembra proprio che abbiano stravolto il personaggio.


Mi piange il cuore a dare solo una stellina: mi aspettavo veramente qualcosa di bello se non eclatante, viste le premesse morali e idealistiche, invece i moralismi non hanno proprio spessore, più che altro sono frasi fatte che non spingono alla riflessione.
Mi consolerò guardando le bellissime illustrazioni della copertina, del retro e pure le prime due pagine all'interno del libro: il disegnatore Obata non mi delude mai!
Peccato che i contenuti non siano superbi quanto la confezione...

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