venerdì 8 ottobre 2010

Recensione "La storia infinta" di Michael Ende

Recensione "La storia infinita" di Michael Ende (ediz. Tea)


NB: Ricopio la recensione che ho scritto su aNobii ma aggiungendo una parte che riguarda me e il mio rapporto con la scrittura (e l'autore Michael Ende).




Perdersi nella Fantàsia per ritrovar sé stessi


D'ora in poi non saprò più guardare l'omonimo film con gli stessi occhi, oggi che ho conosciuto il libro e visto Fantàsia con gli occhi dell'anima.
Il romanzo è lungo, ma ho impiegato molto tempo nel terminarlo perché con questa storia fantasiosa ho analizzato me stessa e il genere umano in generale.

Al contrario di come appare nel film, "La storia infinita" non è lieta e spensierata, bensì, la seconda parte (che non c'è nel primo film, quindi suppongo ci sia nel secondo) è decisamente drammatica, amara e triste: ci mostra Bastiano che indossando AURYN esprime i desideri sorti nella sua volontà, desideri che lo conducono man mano verso la perdita dei suoi ricordi e addirittura di sé stesso; AURYN si può tradurre come una metafora dell'ambizione del potere, infatti, dietro il medaglione c'è scritto "FA' CIO' CHE VUOI", e come sappiamo, i nostri desideri non sono sempre sinonimo di bontà, talvolta sono egoisti, altre volte sfociano nel "male", e la bramosia ci allontana sempre più da quella che è la vera volontà, che si traduce nel bisogno di essere amati per come si è, nonché il bisogno di amare a nostra volta. AURYN sarà pure lo splendore, ma non ci sono parole per descrivere il significato che cela questo libro dentro di sé.

"La storia infinita" è davvero il libro dei libri, è una storia vera, la nostra, e Bastiano potrebbe essere uno qualsiasi di noi.
Tantissimi altri significati sono nascosti in questa storia fantastica ed è un piacere scovarli, per cui non mi dilungherò in ulteriori anticipazioni.
Devo però menzionare una storia che mi ha commosso e toccato nel profondo, più delle altre: l'incontro del leone Greogràman, detto anche la morte multicolore; il dialogo tra costui e Bastiano è di una sensibilità unica.. E come non adorare l'eroe Atreyu e lo splendido drago della fortuna, Fucùr? Come non restare spiazzati davanti al richiamo dell'infanta imperatrice e dal suo incontro con l'opposto di sé stessa, il vecchio della montagna? Come non sorprendersi della scoperta di come viene scritta la storia infinita? Come non sentirsi consolati da Donna Aiuola (metafora della madre) e non commuoversi apprendendo il senso dell'Acqua della vita? Potrei, guarda caso, continuare all'infinito.


[in modo un po' diverso, comunque, qui, finiva la mia recensione su aNobii]

Questo libro rappresenta il mio ideale di scrittura: ho sempre pensato di scrivere storie di fantasia che sfociassero in risvolti e/o metafore della realtà, e ora che ho pubblicato un libro e scritto il secondo, proprio adesso mi è capitato di leggere "La storia infinita"!
Michael Ende è quindi diventato il mio scrittore di riferimento... ed ecco riassunto cos'altro significa questo libro per me.
Devo ammettere che oltre l'ideale di base ci sono analogie stilistiche tra me e lui che mi hanno impressionata: ho il suo stesso modo di fare supposizioni ("Forse sarebbe stata la fine"), la stessa scelta di dividere il romanzo in brevi capitoli in cui ognuno contiene un passo avanti nella crescita del protagonista (o un input che porta avanti la storia), e addirittura la stessa frase! Mi riferisco a quel "ma questa è un'altra storia..." che lui ripete ben più di una volta, e io, nel mio ultimo romanzo ("Una leggenda scritta nel destino"), lo scrivo due volte, di cui una alla fine della storia, esattamente come lui! Saranno solo coincidenze, ma a me piace trovare la magia nelle cose... e come dice il mio nuovo maestro: "ma questa è un'altra storia e si dovrà raccontare un'altra volta".

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