venerdì 8 ottobre 2010

Recensione "L'uomo che dipingeva con i coltelli" di Marco Mazzanti

Recensione "L'uomo che dipingeva con i coltelli" di Marco Mazzanti (ediz. Deinotera)













Non è la pace... ma la CONDANNA dei sensi.


Ho letto questo romanzo tutto d'un fiato, ed era molto che desideravo leggerlo, visto che avevo apprezzato il poetico, magico e delicato come un sussurro, "La nave del destino - Asia".
Ebbene, dimenticate quell'atmosfera; tra tutti gli aggettivi sopra elencati resta la poesia, ma i protagonisti assoluti, qui, sono i sensi.

La vita di Dmtrj, ragazzo cieco ed albino, è destinata a sconvolgersi nel momento in cui questi riacquista la vista attraverso un rito magico di un misterioso stregone; se prima egli si affidava all'uso amplificato di udito, tatto, olfatto e gusto, ora comincia ad appoggiarsi in modo estremo alla vista, che lo fa da cadere nell'errore di giudicare gli altri in base all'aspetto esteriore (stesso errore cui, paradossalmente, cadevano gli altri quando vedevano lui, il "diverso") e al tempo stesso, ossannando ammirazione fino a perdere il controllo della ragione, nei rari casi in cui si trovi davanti una persona che lo attiri grazie ad un'insolita combinazione cromatica.

Dmtrj, come un puro esteta, non esita ad elevarsi rispetto al resto degli esseri umani, considerandoli con disprezzo come "carne", pelle... vuota. Ed io mi sono chiesta se in fondo non fosse lui, quello vuoto, quello che non vede al di là dell'apparenza, e che molto spesso s'illude da solo, perché appunto tende a giudicare superficialmente le persone; eppure, se penso alla sua particolare tecnica di dipingere coi coltelli... non è forse ambiguo e contraddittorio, recidere la superficie per rivelare e scoprire cosa c'è sotto, nel profondo? Che invece del sangue, Dmtrj cerchi davvero il colore dell'anima?
Il senso della vista spinge Dmtrj ad atti folli, ed è vittima di questa passione irrefrenabile, che non inizia e termina con la vista, bensì, è talmente intensa che finisce col coinvolgere tutti gli altri sensi e diventa carnale, sensuale... Una volta trovato il soggetto dei suoi interessi, Dmtrj assapora il profumo, tocca, assaggia... e ad ogni senso è legato un colore, perché da quando vede, i colori sono la sua ossessione ed il suo metro di giudizio. Ma l'anima... quella continua a sfuggirgli.

Dmtrj è un personaggio contorto, estremo, e penso che se avesse avuto l'occasione di approfondire il rapporto con Asja (albina e cieca com'era lui), grazie a lei forse avrebbe imparato a bilanciarsi un po'.
Tuttavia non mi sento di condannarlo, così come l'antagonista, Scile, che più che il suo opposto è un'altra faccia della stessa medaglia, ambigua e passionale; i due ragazzi oscillano tra bene e male, tra la vittima e il carnefice... cosa sia giusto e cosa sbagliato è difficile a dirsi, e così, se vogliamo, torna il discorso sul giudizio e la superficialità.

Tanti buoni elementi, quindi, per un romanzo originale che vale la pena di leggere, ma soprattutto, toccare, sentire, annusare, gustare... e vedere, impresa che risulta facile grazie alla capacità di Marco Mazzanti nell'evocare immagini, sensazioni ed atmosfera.
Se proprio devo trovare una critica, avrei preferito che fosse tutto narrato o in terza persona, o tutto in prima, alternando dunque solo i soggetti e non la narrazione.
Interessante anche l'"extra", il racconto di Mazzanti che ha poi dato spunto a questo romanzo: l'essenza è proprio la stessa.

Complimenti, Marco! ^_^

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