lunedì 24 febbraio 2014

Recensione "Un altro mondo" di Jo Walton (Gargoyle Books)


Trama: Allevata da una madre instabile che si diletta di magia, Morwenna Phelps trova rifugio in due mondi: tra gli spiriti che dimorano nei siti industriali abbandonati, nella sua città natale in Galles, e nei romanzi di fantascienza, suoi fedeli compagni, grazie ai quali la sua mente viaggia libera. Quando sua madre proverà a corrompere quegli spiriti per fini oscuri, la ragazza sarà costretta a confrontarsi con lei in una battaglia magica. Fuggita in Inghilterra dal padre che conosce appena, Morwenna finisce in un collegio, dove, emarginata e sola, comincerà a dedicarsi alla magia a sua volta, in cerca di amici a lei più affini. Ma la sua magia attirerà anche l'attenzione della madre, trascinandola verso una resa dei conti che non potrà più essere rimandata... "Un altro mondo" è allo stesso tempo la storia di una ragazza che lotta per fuggire da un'infanzia difficile, un diario dei primi incontri con i grandi romanzi del fantasy e della fantascienza moderni, e infine la cronaca della fuga da un antico incantesimo.



Il diario segreto di un'adolescente qualunque; solo che lei conosce le fate!

Il libro comincia con un incipit magico, evocativo e ambientalista: due sorelle gemelle, Morwenna e Morganna Phelps, sono fuori da una fabbrica, chiamata Phurnacite, per compiere quello che le fate hanno chiesto, ossia gettare un paio di fiori in una pozza. Tale gesto dovrebbe annientare la fabbrica, eppure le due non assistono ad alcun evento particolare; le fate sono solite dare indicazioni frammentarie, "spicciole", spesso senza fornire nemmeno spiegazioni sul come si evolveranno le cose dopo che le due avranno agito, eppure le due "Mor" si fidano e, d'altra parte, hanno ormai dimenticato di fare domande, vista anche la difficoltà nell'interpretare quelle poche parole, per di più sconnesse fra loro. Effettivamente non accade nulla di magico, eppure la magia si percepisce nell'atmosfera, in quelle primissime, poche pagine. Dal capitolo successivo, la magia sembra non ci sia più. Morwenna è rimasta sola, e sua sorella, cito: "la metà di una stessa persona", è morta, non ci è dato ancora di sapere come, quando e perché, ma pare che c'entri qualcosa la madre, una strega, dalla quale ora Mor è scappata, abbandonando le verdi Valleys gallesi per raggiungere le zie, sorelle di suo padre, che l'hanno subito iscritta (un po' per orgogliosa tradizione di famiglia, un po' per liberarsene) al prestigioso collegio femminile Arlinghurst. Dove non c'è natura non ci possono essere le fate, dunque, nemmeno la magia?

Da qui ci si rende conto che il libro assume la forma di un vero e proprio diario, dove l'adolescente Morwenna annota ciò che le accade giorno dopo giorno ed esprime i suoi pensieri come una qualsiasi ragazza della sua età: impegnata negli studi e appassionata di fantascienza, emarginata perché di un ceto sociale e di un paese diverso, racconti di amicizie che vanno e vengono, alla scoperta della sessualità, vivendo nel dramma della morte di una persona cara (anzi, carissima), della separazione con quella che lei considerava la vera famiglia (quella nelle Valleys, col nonno e la zia Teg) e nel tentativo di ristabilire un contatto col padre, scappato anche lui dalla madre di Mor quando lei e Morganna erano ancora bambine. Sembrerà che la magia sia davvero scomparsa. Sembrerà.

Di tanto in tanto, a piccole dosi, l'autrice ci mostrerà una fata, un'altra ce la farà incontrare, si compirà anche qualche magia, e mentre sentiremo la minaccia della madre di Mor farsi più vicina, la protagonista, zoppa, sola, triste, vittima... semplicemente, crescerà. La maturazione, la consapevolezza del sé sarà la chiave della felicità e della vittoria. Un tema importante, quello della morte, che aleggia per tutte le pagine come un fantasma, si trasformerà in un inno alla vita. Scelte importanti e ci sarà spazio anche per l'amore, così magico da mettere in dubbio la sua veridicità.

Scrivere di più vorrebbe dire rivelare dei punti della trama, specie alla luce del fatto che ho apprezzato il libro solo dopo aver scoperto il finale. Personalmente, ero oltre alla metà del romanzo quando ho pensato di trovarmi davanti a una storia completamente diversa da come l'avevo immaginata, all'inizio anche molto cruda. Continuavo a chiedermi: "ma è un fantasy o un diario?" e in effetti non sapevo bene come prenderla, non ero convinta del suo valore e degli elogi nella quarta di copertina. Pertanto, il mio consiglio è: non arrendetevi, continuate a leggere. Forse è una storia un po' "lenta", ma alla fin fine ogni elemento troverà il suo incastro perfetto... e nemmeno sapevamo che fosse tutto parte di un puzzle!

Quello che emerge da "Un altro mondo" è anche il profondo amore per i libri, e non solo perché Mor è una nerd, fanatica di fantascienza, che ne parla tanto costantemente che si potrebbe considerare il libro stesso come un manuale dei libri di questo genere. C'è dell'altro. Ed è una poesia dedicata ai libri. Chiudendo questo, ho avuto l'impressione che il libro fosse reale, che le fate esistano davvero e che siano tra noi, invisibili, perché forse tutto questo, la mia recensione, TrueFantasy, io, facciamo tutti parte di un grande, immenso e magico libro. Se "Un altro mondo" è stato capace di farmi provare tutto questo, allora è un libro originale, di grande valore.


Recensione precedentemente apparsa su:


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