giovedì 7 ottobre 2010

Recensione "Il gioco dell'angelo" di Carlos Ruiz Zafón

Recensione "Il gioco dell'angelo" di Carlos Ruiz Zafón (ediz. Mondadori)






Protagonisti maledetti, passionali... travolgenti.


"E' un genio", questa è la prima cosa che ho mormorato quando ho finito di leggere questo romanzo; mi riferisco a Carlos Ruiz Zafón, che dopo "L'ombra del vento" e quest'ultimo "Il gioco dell'angelo" è ufficialmente entrato nella categoria dei miei autori preferiti.

Il secondo commento è stato: "E' bellissimo", riferito al romanzo, ed espresso rigorosamente con le lacrime agli occhi, quindi con un certo sentimento. Anche questa volta l'autore è riuscito a travolgermi con i suoi protagonisti maledetti, vittime esasperate delle più varie passioni; mi ha intrigato con i suoi misteri, stavolta molto meglio celati, tanto che non si può fare il punto della situazione se non arrivando all'ultima pagina; mi ha trasmesso inquietudine e disturbato i sogni notturni, grazie alla sua capacità di evocare gli stati d'animo dei protagonisti, oserei dire anche l'anima della città stessa - Barcellona -, con espressioni metaforiche che colpiscono l'immaginazione del lettore con precisione certosina.

Mi piace come scrive.
Per una come me, che ama leggere, ed altrettanto scrivere, i libri di Zafòn sono come tomi da custodire gelosamente: ho trovato diverse massime a proposito della scrittura, che avrei voluto sottolinearle (ma non lo faccio perché sono una "purista" e non voglio rovinare le pagine dei libri), e mi sono ritrovata nelle situazioni del protagonista David Martìn, uno scrittore; fin dall'inizio, seguiamo la sua storia ed il tentativo di emergere nella giungla dell'editoria (indimenticabile il duo di editori che fa molto "il gatto e la volpe") ed anche in questo romanzo troviamo il Cimitero dei libri dimenticati, nonché una libreria di fiducia, quella di Sempere e figlio. Come si può facilmente intuire, l'amore per i libri è una costante anche in questo romanzo: si percepisce un solenenne rispetto nei loro confronti, e se ne respira la magia...

Ma a differenza de "L'ombra del vento", qui la componente surreale c'è davvero: David ci viene presentato come un ateo o poco più, eppure sarà l'incontro con Lucifero in persona a stravolgere la sua vita. Sì, proprio "l'angelo caduto". Costui si presenta a David come un editore, e dopo varie insistenze ed ambigui giochetti (non a caso il titolo è "Il gioco dell'angelo"), riuscirà a strappargli la promessa di scrivere un libro religioso, inteso nel senso più assoluto del termine, ossia, inventare dal nulla una vera e propria religione.
Tutte le vicende hanno il sapore delle conseguenze di un patto con il diavolo, ma preferisco non andare oltre per non togliere il piacere della lettura a chi ancora non l'ha fatto.

Vorrei riservare una menzione a parte al personaggio cui mi sono più affezionata oltre al protagonista: la giovane Isabella. Mi piace il suo essere tosta nonostante la giovane età, la sua determinazione e il suo altruismo; la più forte di tutti i personaggi, capace di aiutare gli altri a rialzarsi, nonché simpatica e capace di tenere testa alle battute di David. I dialoghi tra loro sono elettrizzanti, uno scambio di battute per vedere chi è il più intelligente, o il più astuto. A un certo punto il loro rapporto mi ha ricordato quello in "Jane Eyre" e guarda caso il libro è proprio menzionato dagli stessi. Isabella è un personaggio completo, che resta nel cuore dei lettori, come in quello del protagonista. Sinceramente, avrei preferito che David ricambiasse i suoi sentimenti.

Capisco che sia la fragile Cristina colei che ama David, da sempre e per sempre.
In fin dei conti è una scelta che condivido e apprezzo, specie per la rivelazione finale ed il romanticismo che ne deriva: un amore che va oltre...
Evocare alla fine, l'immagine della misteriosa fotografia nell'album, è qualcosa di talmente poetico e intelligente che mi ha conquistata del tutto. E' come se passato, presente e futuro s'intrecciassero, oppure come se fosse stato tutto previsto sin dall'inizio, o in una sorte di dimensione parallela... Credo che questo particolare sia di libera interpretazione, e forse, la vera ciliegina sulla torta: tutto ha un significato.

Ci sarebbe ancora tanto altro da dire: il rapporto con l'amico/tutore Pedro Vidal, il fatto che David sia rimasto senza padre ma trova Sempere a coprire questa figura, poi lo spiare la madre che non lo ha mai voluto, le delusioni, i tradimenti, la rivelazione su Diego Marlasca, il precedente proprietario della casa in cui vive, e tutti i personaggi coinvolti con la sua scomparsa, tanti anni fa, strettamente collegata a quel che potrebbe accadere a David stesso... L'intreccio è un altro dei punti forti di Zafón, ed è davvero gustoso poter leggere una storia così ricca.

Un romanzo intenso, tormentato e "maledetto", che non bisogna assolutamente lasciarsi sfuggire.

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