mercoledì 17 agosto 2016

Segnalazione racconto psicologico: "Nel battito del Colibrì" di Giuseppe Turchi (Edizioni La Gru)

Cari astronauti,
c'è chi ad agosto va in ferie e anche alcuni blog chiudono: io con Universi Incantati (e pure col lavoro ordinario) non faccio pause, e nemmeno gli autori che mi contattano per le segnalazioni! Ecco dunque a voi un nuovo libro da scoprire...


Rubrica dedicata alle segnalazioni
di autori emergenti e case editrici
(per la tua segnalazione, scrivimi)

Si tratta di un racconto particolare, dai risvolti psicologici, e con tre protagonisti il cui nome è tutto un programma: Passato, Presente e Futuro.
Vediamo il libro nel dettaglio.




Titolo: Nel Battito del Colibrì
Autore: Giuseppe Turchi
Editore: Edizioni La Gru
Genere: psicologico
Data di uscita: maggio 2016
Pagine: 92
Formato: cartaceo
ISBN: 9788899291266
Prezzo:  12,00 €
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Passato, Presente e Domani sono i tre protagonisti che incarnano la coscienza di un uomo.
Il primo è un vecchio rugoso ed elegante, custode della memoria e della storia.
Il secondo, che subisce in prima persona ciò che l’uomo vive, è un ragazzino vestito con un pigiama che cambia sempre colore a seconda delle emozioni.
Il terzo, Domani, è un manichino dalle forme appena abbozzate, sempre triste perché non riesce a dare senso al proprio essere.

I protagonisti osservano il mondo reale all’interno di uno stanzone bianco e risentono in modo diverso degli eventi a cui assistono...


Sinossi:
Il romanzo è una sorta di analisi psicologica delle dimensioni temporali della persona. In particolare, concentra l'attenzione sugli effetti deleteri di un passato sofferto e non del tutto accettato. Il personaggio di Presente è la metafora dell'operosità umana, la quale non può fare a meno degli insegnamenti del passato e delle speranze del futuro. Il viaggio analizza l'importanza dell'amore e degli amici, cioè del bisogno naturale e intrinseco di relazioni profonde e sincere che si rivelano necessarie per la difficile transizione dall'infanzia all'età adulta, per il superamento delle proprie contraddizioni, per l'accettazione dell'altro.



7. SOFFRIRE O MORIRE

La stanza tremò per un istante e le sue pareti si fecero opache.
Per un attimo Domani rinsavì dal trauma e percepì una forte pressione, come stretto in una morsa di cui Presente e Passato erano le ganasce.
«No! No! No! Non può andare tutto a rotoli in questo modo. Ragazzi, state su! Parliamoci, vi prego!» implorò il manichino in smoking, senza ricevere alcuna risposta. Andò dunque da Passato, che se ne stava dinanzi a una parete a fissare i suoi capelli nuovi, e gli mise una mano sulla spalla. «Fratello, che cosa sta succedendo? Presente ha perso colore e tutto qui sembra più buio!»
Passato si girò con un sorriso orribile, pronunciando un’unica parola: «Vattene».
Colto dall’agitazione, Domani cominciò a respirare con affanno e corse da Presente, ultimo baluardo della sua speranza. «Fratellino, cosa…»
Presente restò seduto con lo sguardo fisso sulla bolla e gli ordinò: «Siediti, Domani. Siediti e taci».
Il Futuro cadde dunque sulle proprie ginocchia, stanco, afflitto, senza energie: l’arrendevolezza di Presente era per lui come la più pesante delle ancore, era l’ossigeno che nel venire a mancare spegneva la fiamma.
Fu così che i due fratelli più giovani si sedettero vicini, in silenzio, mentre Passato, tra un tremore e l’altro, si caricava di forza. Noia e apatia regnarono sovrane fino a quando, colto da un’immagine particolare della bolla, Presente non iniziò un discorso con il fratello dall’abito nero. «Sai quanti battiti di ali compie il colibrì in un secondo?»
«Stai guardando un documentario? Scusami, ma non riesco a seguirti…» rispose Domani stralunato.
«I colibrì più grandi arrivano a dodici battiti, mentre i più piccoli ne compiono anche cento. Tutto in un fuggevole, insignificante, secondo» spiegò il ragazzino. «Sai, Domani, in ognuno di quei colpetti rapidi mi pare di vedere la vita dell’uomo, così breve, così improvvisa eppure, se la osserviamo in profondità, così ricca.»
Domani si coricò su un lato, dando le spalle al fratello, e ribatté poco convinto: «Perché dici questo? Che senso ha? Per te la nostra vita è tutta una serie di battiti malriusciti. Nel secondo che rappresenta la nostra esistenza, quel colibrì avrebbe senza alcun dubbio difficoltà a volare».
«Con tutta sincerità, fratello mio, io penso alla morte. Un attimo prima vivi e un attimo dopo sei già pronto per un viaggio che non sai dove ti porterà né se ti porterà da qualche parte. Se mi immedesimo nel momento in cui staremo per varcare quella soglia, sono assalito da una grande paura.»
«Ti rendi conto di quanto sei attaccato alla vita? Ecco perché hai paura» disse schiettamente Domani. «Per quanto strane o sgradevoli siano, noi abbiamo delle certezze garantite dal nostro essere vivi. La morte invece è un salto nel buio. Se credi davvero in Dio, hai paura del Giudizio, mentre se non ci credi, temi di perdere la tua autocoscienza. Penso proprio che per qualunque essere razionale la morte, intesa come annichilimento, sia inaccettabile, perché gli ruba la base stessa dell’esistenza: il pensiero. Potranno anche dirti che la morte è come un eterno sonno, ma non tengono conto che nel sonno si sogna e si pensa, anche se inconsciamente.»
«Io non voglio morire…» sussurrò Presente. «Ma non voglio nemmeno continuare a soffrire. Dolori, rifiuti, incertezze, irrisioni, litigi, privazioni… Basta!»
La stanza cominciò a vibrare come un cuore pulsante, mentre Passato lasciò la sua parete per avvicinarsi ai fratelli. Rideva con un’espressione strafottente dipinta sul volto e camminava con le mani in tasca, gongolando per chissà quale motivo. Alla fine si stagliò davanti agli altri due, guardando Presente con gli occhi sgranati e sentenziò: «Noi continuiamo a soffrire, perché voi siete incapaci di affrontare il corso naturale degli eventi».


L'autore:
Giuseppe Turchi, nato a Parma il 12/04/1989, è diplomato come perito informatico ed è laureato in filosofia. È stato relatore nel pomeriggio della giornata interateneo di filosofia, nel 2014, con una relazione dal titolo Il clavicembalo sensibile. L’uomo come macchina vivente. Nel 2016 pubblica il suo primo romanzo breve, Nel battito del Colibrì, con la casa editrice free Edizioni La Gru e un articolo scientifico sulla rivista RIFAJ dal titolo Per un naturalismo pluralistico e (realmente) non antiscientifico.




Già posso intuire la massima racchiusa in questo libro: sarebbe meglio vivere nel presente! ,)
Il mio percorso emotivo/spirituale/di vita vissuta (perché non ho avuto altra formazione se non quella "sul campo", grazie anche al confronto con gli altri) mi ha portato a questa sacrosanta verità. Lo sapeva anche Lorenzo De' Medici quando diceva: "Chi vuol esser lieto, sia: di doman non v'è certezza"! Insomma, non si dovrebbe crogiolarsi nel dolore del passato né struggersi per l'avvenire: il passato è passato, mentre il futuro lo si costruisce passo dopo passo, giorno dopo giorno; nel presente, appunto.
Ma sto divagando... cosa ne pensate di questo libro e del messaggio che racchiude?
V'incuriosisce la psicologia racchiusa nonché questa filosofia di vita?



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