giovedì 9 dicembre 2010

Recensione "Porco Rosso" di Hayao Miyazaki

Recensione “Porco Rosso” di Hayao Miyazaki






Andando oltre...


Questa è la prima volta che recensisco un film, e visto che più che altro m’interessava trattare anime e OAV, cosa c’è di meglio che iniziare con uno dei capolavori di Hayao Miyazaki?
Premetto che se non fosse per la mia recente passione per le opere made in Japan, mi sarei limitata al titolo del film, bando alle curiosità, e avrei sparato sentenze, ridacchiando: “Porco rosso... ma che roba è?”. Lo confesso, perché sono convinta che ci sia qualcuno là fuori che condivide tuttora quello che era un mio pensiero (tu che stai leggendo, sì, proprio tu! Ti ho beccato!).

Ebbene, la storia è ambientata nell’Italia degli anni ’30 e, contrariamente alla aspettative, “Porco rosso” è la storia di un uomo, uno stimato aviatore italiano, che per una misteriosa maledizione è ora tramutato in un grosso maiale; il suo vero nome è Marco Pagot, e già dall’inizio impariamo a conoscerlo nelle sembianze antropomorfe, in un presente fatto di lotte contro i Pirati dell’Aria, e in veste di un temibile Cacciatore di Taglie. Un mutamento non solo fisico quindi, tuttavia, pur cambiando attività, l’animo del protagonista è sempre lo stesso: le sue buone intenzioni sono subito chiarite con la prima scena, ossia il salvataggio delle bambine di una scuola elementare dalle mani dei Pirati.

Già, Porco Rosso è un eroe.
É questo ciò che conta, egli è simbolo di giustizia, ha un animo buono e coraggioso; è imparando a conoscerlo che impariamo ad amarlo. Il suo unico punto debole è l’aspetto, ed è lì che i Pirati e gli altri nemici lo vanno a colpire, mentre per chi va oltre le apparenze, c’è addirittura l’innamoramento. Di innamorate, Porco Rosso ne ha ben due: una lo conosce da tempo, prima della trasformazione, e non lo ha mai dimenticato; l’altra lo ha conosciuto solo di recente, ma standoci insieme comincia a provare qualcosa per lui. In entrambi i casi è chiaro come sia stato il suo animo, la sua interiorità, a conquistarle, complice una serie di suoi piccoli, ma significativi gesti.

Paradossalmente a queste riflessioni, però, nel film ci sono cose in cui non si andrà fino in fondo: come e perché Marco è stato tramutato in un maiale? Che ne è stato del suo passato nell’aviazione militare italiana? Per quale motivo è ricercato? Queste sono domande che rimbalzeranno nella nostra testa fino alla fine, ma dopotutto quelle risposte non sono importanti... e dire che io sono la prima che si irrita quando non si svelano tutti i misteri, eppure, stavolta non ne ho sentito il bisogno.
Il giudizio positivo e la bellezza di una storia come quella di “Porco Rosso” non si trova nello “svelato”, ma nel “velato”; non nella verità sbandierata, ma nelle percezioni intime. Ne sono un esempio, le parole non dette ma lo sguardo di Gina quando vede Porco Rosso volteggiare nel cielo davanti casa sua, e, per un effetto contrario, le dichiarazioni di Fio ma l’inquadratura che non ci mostra il viso di Marco (cosa che si ripeterà sul finale), poi ancora, la scena più emozionante, dove Marco vede nel cielo una scia che apparentemente sembra fatta di nuvole, mentre in realtà, a guardar bene... che pathos. É in particolari come questi che si vede la grandezza dell’opera di Miyazaki.

E di particolari, il film ne è ricco: cito, ad esempio, il marchio di una nota casa automobilistica nostrana, e dato che sono italiana fa molto piacere anche ritrovare volti storici come Baracca, Visconti e Ferrarin, nonché riconoscere i Navigli di Milano, e non mancano cenni quali il fascismo e la I guerra mondiale.

Altra cosa importante è la figura della donna; ho visto ormai diversi film di Miyazaki e non ho potuto fare a meno di notare che non manca occasione in cui ci ritragga indipendenti e lavoratrici, forti nello spirito e, anche se con alcuni limiti, nel fisico. Le scene all’interno della “Piccolo spa” mi hanno ricordato la città/miniera de “La principessa Mononoke”.

Concludendo, tanta poesia e... umanità.
Perché, come dice una frase significativa di Porco Rosso: “un maiale che non vola è soltanto un maiale”, allora voliamo, ragazzi, voliamo!

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