venerdì 8 ottobre 2010

Recensione "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino

Recensione "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino (ediz. Mondadori)






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Non è il libro dei libri, ma quasi

Semplicemente perché il libro dei libri è la Bibbia, solo per questo.

L'opera di Calvino è, da una parte, un continuo omaggiare i libri e la lettura, dall'altro, un interessante e - oserei dire - pratico manuale di scrittura; combinazione, il personaggio dell'autore, il signor Flannery, desiderava proprio scrivere un libro del genere (impersonale e che s'interrompesse sempre sul più bello) cosa che, piuttosto, è riuscita a Calvino con questo romanzo.


La struttura narrativa presenta talmente tanti intrecci che verso gli ultimi capitoli ho avuto come la sensazione che si trattasse di un libro dentro il libro, che quasi non fosse Calvino a scrivere, ma proprio quel personaggio: Flannery (vedi il capitolo del diario, uno dei miei preferiti). Per questo, nonostante la prefazione spieghi che Calvino abbia dovuto inventarsi 10 autori diversi per ognuno dei 10 incipit, mi piace pensare che invece abbia voluto sviarci (facile, con tutti quegli intrecci!) e che, per quanto riguarda la finzione, siano tutti racconti scritti dal Flannery, e che in realtà, Flannery non sia altro che l'alter ego di Calvino.


Non so quanto possa essere fondata questa mia teoria, e per capire meglio forse sarebbe necessaria una seconda lettura visto che si tratta di un libro impegnativo; per apprendere è necessaria una lettura attenta, concentrarsi sulle tante informazioni che vanno via via ad aggiungersi, e che, esattamente come ogni racconto al suo interno (ecco ancora il perché del libro dentro il libro) da tanti imput, ma cela la verità.


Il mistero del perché il Lettore (protagonista dell'opera) non riesca a trovare il seguito di ogni libro iniziato, e soprattutto, perché ci sono così tanti romanzi interrotti, non si svela del tutto, rimane in sospeso, enigmatico, esattamente come gli incipit che lui legge, ma per la prima volta nella mia vita ho scoperto che la risoluzione, la verità, passa in secondo piano; lo scopo dell'opera è regalare il semplice e assoluto piacere di leggere.


Ma siamo poi così sicuri che ogni incipit sia davvero solo un incipit? Potrebbero essere racconti completi, il che è evidente soprattutto nell'apocalittico "Quale storia attende laggiù la fine?" (meraviglioso questo gioco di parole! La misteriosa "fine" che il lettore tanto attende di scoprire, e non solo il Lettore protagonista, ma anche il lettore inteso come quello che sta leggendo quest'opera di Calvino. Che meraviglia d'intreccio!).


Vorrei poi far notare che saranno pure 10 incipit diversi, però personalmente ci sono molti elementi in comune, oltre al fatto d'interrompersi nel climax (per questo credo che sia sempre Flannery a scriverli, pure se ha dei falsari che lo imitano fedelmente): l'inizio è sempre molto descrittivo e diventa movimentato dal momento in cui nella storia entra una donna; sono tutti narrati in prima persona; l'io narrante si rivolge al lettore mettendo in evidenza le caratteristiche della narrazione (quando ad esempio dice "a questo punto il racconto..."); per ogni racconto ho avuto l'impressione che ci fosse almeno una parola chiave dell'incipit precedente (quelle che ho notato sono "nebbia", "fossa", e "specchi"; ci vorrebbe l'apparecchio di Lotaria!).


Potrei soffermarmi a recensire ogni incipit all'interno dell'opera, però visto che sono già ampliamente trattati nella prefazione dello stesso Calvino, preferisco rivolgere l'attenzione a quest'insolito protagonista: il Lettore.
Ovvero me, ovvero noi.
Con il "Viaggiatore", Calvino rende tutti i suoi lettori i protagonisti assoluti: facile identificarsi nel Lettore; ci mostra i suoi pensieri ed i suoi atteggiamenti, eppure è un'incognita che è facile rimpiazzare con la nostra immagine, tante le alternative che ci mostra all'inizio della storia.
Calvino ha voluto accontentare anche il popolo femminile presentando la lettrice, che però ha un'identità precisa: Ludmilla. La ragazza ha un'impronta più decisiva nella storia, nonché una personalità più delineata, quindi è stato comunque più facile per me continuare ad identificarmi nel Lettore.


L'opera è come una spirale che sembra non avere fine, eppure si conclude in maniera sorprendente e geniale (quando i titoli si uniscono, fantastico!).
Calvino mi ha fatto divertire ed anche entusiasmare: mi piacerebbe prendere spunto da ognuno dei suoi incipit e costruire una storia; sicuramente ognuno di noi la costruirebbe in maniera diversa, e chissà, forse è un "gioco" a cui Calvino aveva pensato, mi piace crederlo.


Di questo libro colpisce anche l'originalità, il modo in cui i diversi incipit s'incastrano perfettamente tra loro (nonostante ci sia un'inevitabile "spezzamento" nella narrazione) e non saprei veramente scegliere, ce n'è per tutti i gusti; spesso mi sono trovata a sottolineare alcune frasi, intense e metaforiche, che non voglio dimenticare... come il libro dei libri.

2 commenti:

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