Cari astronauti,
per la sfida del mio blog "Made in Italy Books Challenge" ho scelto l'unico libro di Silvana De Mari che non avevo ancora letto: il racconto fantasy per ragazzi "La nuova dinastia", preso con la raccolta punti del Conad nel 2015!
Nel caso in cui anche voi foste dei fan di questa autrice e vi siate persi il frutto del suo lavoro in collaborazione con la scuola media per l'iniziativa "Scrittori in classe", sappiate che proprio all'inizio di questo mese è uscita una nuova edizione, pubblicata sia in cartaceo sia in ebook dalla casa editrice Lindau.
Nel caso in cui anche voi foste dei fan di questa autrice e vi siate persi il frutto del suo lavoro in collaborazione con la scuola media per l'iniziativa "Scrittori in classe", sappiate che proprio all'inizio di questo mese è uscita una nuova edizione, pubblicata sia in cartaceo sia in ebook dalla casa editrice Lindau.
Titolo: La nuova dinastia
Autrice: Silvana De Mari
Editore: Grafica Veneta - Conad / nuova edizione Lindau
Genere: Racconto Fantasy
Editore: Grafica Veneta - Conad / nuova edizione Lindau
Genere: Racconto Fantasy
Data di uscita: Marzo 2015 / 8 Novembre 2017
Formato: cartaceo ed ebook
Pagine: 95 /125 nell'edizione cartacea Lindau
Pagine: 95 /125 nell'edizione cartacea Lindau
ISBN: 978-8867087907
Prezzo: € 8,08 cartaceo / € 6,49 ebook (Lindau)
Sinossi:
Solo i Divinatori possono vedere i folletti e ascoltare le loro funeste previsioni sul futuro, accolte con odio dalla gente di Kaan. Quando Artrid scopre di avere lo stesso dono del padre e sceglie di dar fuoco al ponte della città per salvare i suoi abitanti da un’epidemia, viene perciò additato come un bandito e costretto a nascondersi nei Boschi della Luna. Dopo quattro anni di duro addestramento tornerà a Kaan, deciso a sconfiggere l’Ombra, a salvare sua madre e ricongiungersi con la principessa, destinata a diventare la sua sposa. Ma la battaglia non sarà facile…
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Ciò che però rende questo piccolo libro speciale è che la profezia è una vera e propria maledizione per il protagonista: essendo Artrid l'unico a conoscere gli eventi nefasti, è visto dalla gente di Kaan come uno stregone che porta male, e al pari di suo padre rischia non solo il linciaggio, ma la vita stessa. A tal proposito, sono rimasta sorpresa fin dalle prime pagine perché, pur essendo un racconto per ragazzi, la storia si apre con una scena molto forte e drammatica, che nell'edizione stampata per Conad è anche illustrata: il dodicenne Artrid vede suo padre impiccato e non può fare nulla, né piangere disperato né gridare per la rabbia; è costretto a reprimere i suoi sentimenti o qualsiasi azione per non rischiare la stessa fine, e tenuto sotto controllo dalla madre, gli unici a consolarlo sono i folletti, spiriti dell'aria che continuano a ripetergli che lui diverrà re della città e sposerà quella bimba, "Ma ora devi restare vivo, mio giovane signore, ultimo Divinatore, nostra unica speranza [...] Ci sarà un tempo per la guerra, perché c'è una guerra che tu dovrai combattere e vincere. Ci sarà un tempo per la giustizia. Ma ora la tua guerra è scappare da questa città, la tua via alla giustizia è restare vivo". Artrid parte dunque per un'avventura in solitaria, consapevole di essere l'unico che è in grado di fare qualcosa per salvare la sua gente nonostante quanto di grave gli abbiano fatto, e quanto ancora potrebbero fare a lui e a sua madre se solo li acciuffassero. In queste brevi pagine emerge in tutta semplicità cosa significa realmente (e profondamente) essere un eroe: mettere da parte se stessi e il proprio senso di giustizia; perdonare, salvare vite senza giudicarle, senza rancore. E' il trionfo della vita, delle genti, indipendentemente dalle deplorevoli azioni commesse in passato. E' un messaggio importante, forse un po' ingenuo da leggere tra le righe per un adulto disilluso, ma che letto dai ragazzi può essere d'esempio e lasciare molto di più: è la speranza di un mondo migliore.
Un'altra cosa che mi ha colpito del libro è il rapporto di Artrid con la madre e il comportamento di quest'ultima: lei è terrorizzata dal pensiero di perdere anche il figlio, per cui lo costringe a ignorare i folletti e a reprimere il suo essere un Divinatore. A lei non importa della gente di Kaan, non vuole credere alla profezia e vuole solo che suo figlio stia al sicuro, che non si occupi di questa faccenda mettendo a repentaglio la sua vita; piuttosto, che si arrangiassero gli altri. Solitamente gli eroi fantasy sono incoraggiati dai genitori o dai loro fantasmi (spesso sono orfani da entrambe le parti), qui invece la madre è quasi una "nemica" dello sviluppo e della formazione dell'eroe. Ma l'eroe, in quanto tale, non può esimersi dal prendersi le responsabilità del suo dono, ignora dunque la madre, e in una combinazione d'istinto e logica trova la soluzione per salvare la città. Una cosa, però, non l'aveva calcolata: la separazione dalla madre, fisicamente impossibilitata a raggiungerlo, e viceversa. A questo punto accade qualcosa d'inaspettato: i folletti si offrono di raggiungere la madre di Artrid e si sforzano d'interagire con lei per trasmettergli i suoi messaggi, ed è qui che assistiamo alla parte secondo me più romantica, che anche per il personaggio della madre diviene una storia di formazione: scopriamo il suo passato, poi vediamo come per amore del figlio mette da parte le sue resistenze morali per aprirsi alla spiritualità e alle creature di cui ha sempre negato l'esistenza. E' il momento più magico.
La parte centrale riguarda la crescita dell'eroe, non solo anagrafica ma anche a livello fisico: ancora una volta si presenta un cliché fantasy, quello del vecchio saggio, colui che insegna all'eroe l'arte del combattere ma lascia anche perle come questa:
"Tutti possono imparare, tutti possono vedere. Tua madre ti ama molto e la comprensione dei folletti è l'unico legame che ha con te. L'amore è una forza enorme. Lei sta imparando a vedere i folletti per amor tuo, i folletti stanno imparando a spostare le cose per amore del mondo, tu stai imparando
le antiche rune per amore della conoscenza."
L'amore è un tema importante, che il libro però non si limita a sviluppare nel senso romantico (anzi, poco importa della principessa!), ma in senso più ampio nei confronti della vita. L'amore è magia, ed è la formula per un incantesimo.
"Noi dobbiamo amare la vita, amare noi stessi, amare il mondo perché amiamo chi lo ha creato. A volte dobbiamo anche prendere le armi e combattere, perché quando il mondo scivola verso le barbarie e la giustizia viene calpestata può essere necessario, ma anche se combatteremo lo faremo con la luce nel cuore. Quindi io amo è la formula magica, il più potente degli incantesimi.
E il secondo incantesimo è batterti per coloro che ami, per coloro che non vuoi che muoiano.
Il finale è la parte che mi ha delusa: risulta troppo veloce ed estremamente scontato nonostante le premesse, poiché nelle pagine antecedenti si accennava al fatto che le profezie dei folletti sono soggette ai calcoli di probabilità e che ci sono tantissime alternative a un destino... mi sarebbe piaciuto assistere a qualche imprevisto, ma forse è un limite dovuto alle necessità di quest'edizione stampata per Conad (chissà che la De Mari non abbia dovuto far rientrare la storia in un certo numero di caratteri...), ragione per cui sarei molto curiosa di avventurarmi nella lettura della nuova versione edita per Lindau.
In conclusione, un racconto per bambini e ragazzi dalla trama semplice e dal finale un po' scontato, ma che racchiude significati profondi, tanti insegnamenti e una morale... proprio come accade nelle favole!
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