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martedì 21 novembre 2017

Recensione Fantasy: "La nuova dinastia" di Silvana De Mari (ed. "Scrittori in Classe" per Conad)

Cari astronauti,
per la sfida del mio blog "Made in Italy Books Challenge" ho scelto l'unico libro di Silvana De Mari che non avevo ancora letto: il racconto fantasy per ragazzi "La nuova dinastia", preso con la raccolta punti del Conad nel 2015!
Nel caso in cui anche voi foste dei fan di questa autrice e vi siate persi il frutto del suo lavoro in collaborazione con la scuola media per l'iniziativa "Scrittori in classe", sappiate che proprio all'inizio di questo mese è uscita una nuova edizione, pubblicata sia in cartaceo sia in ebook dalla casa editrice Lindau.


 
edizione per Conad                                 edizione Lindau


Titolo: La nuova dinastia
Autrice: Silvana De Mari
Editore: Grafica Veneta - Conad / nuova edizione Lindau
Genere: Racconto Fantasy
Data di uscita: Marzo 2015 / 8 Novembre 2017
Formato: cartaceo ed ebook
Pagine: 95 /125 nell'edizione cartacea Lindau
ISBN: 978-8867087907 
Prezzo: € 8,08 cartaceo / € 6,49 ebook (Lindau)
Link per l'acquisto: amazon


Sinossi:
Solo i Divinatori possono vedere i folletti e ascoltare le loro funeste previsioni sul futuro, accolte con odio dalla gente di Kaan. Quando Artrid scopre di avere lo stesso dono del padre e sceglie di dar fuoco al ponte della città per salvare i suoi abitanti da un’epidemia, viene perciò additato come un bandito e costretto a nascondersi nei Boschi della Luna. Dopo quattro anni di duro addestramento tornerà a Kaan, deciso a sconfiggere l’Ombra, a salvare sua madre e ricongiungersi con la principessa, destinata a diventare la sua sposa. Ma la battaglia non sarà facile…


Le recensioni e gli articoli di Universi Incantati

La trama di questo libro è molto semplice e lineare, oltre al fatto che strizza l'occhio a tutti i cliché del genere fantasy: abbiamo un inconsapevole e giovane eroe destinato a formarsi e a maturare, c'è la profezia che lo vede protagonista, e persino una principessa da salvare e sposare; un classico!
Ciò che però rende questo piccolo libro speciale è che la profezia è una vera e propria maledizione per il protagonista: essendo Artrid l'unico a conoscere gli eventi nefasti, è visto dalla gente di Kaan come uno stregone che porta male, e al pari di suo padre rischia non solo il linciaggio, ma la vita stessa. A tal proposito, sono rimasta sorpresa fin dalle prime pagine perché, pur essendo un racconto per ragazzi, la storia si apre con una scena molto forte e drammatica, che nell'edizione stampata per Conad è anche illustrata: il dodicenne Artrid vede suo padre impiccato e non può fare nulla, né piangere disperato né gridare per la rabbia; è costretto a reprimere i suoi sentimenti o qualsiasi azione per non rischiare la stessa fine, e tenuto sotto controllo dalla madre, gli unici a consolarlo sono i folletti, spiriti dell'aria che continuano a ripetergli che lui diverrà re della città e sposerà quella bimba, "Ma ora devi restare vivo, mio giovane signore, ultimo Divinatore, nostra unica speranza [...] Ci sarà un tempo per la guerra, perché c'è una guerra che tu dovrai combattere e vincere. Ci sarà un tempo per la giustizia. Ma ora la tua guerra è scappare da questa città, la tua via alla giustizia è restare vivo". Artrid parte dunque per un'avventura in solitaria, consapevole di essere l'unico che è in grado di fare qualcosa per salvare la sua gente nonostante quanto di grave gli abbiano fatto, e quanto ancora potrebbero fare a lui e a sua madre se solo li acciuffassero. In queste brevi pagine emerge in tutta semplicità cosa significa realmente (e profondamente) essere un eroe: mettere da parte se stessi e il proprio senso di giustizia; perdonare, salvare vite senza giudicarle, senza rancore. E' il trionfo della vita, delle genti, indipendentemente dalle deplorevoli azioni commesse in passato. E' un messaggio importante, forse un po' ingenuo da leggere tra le righe per un adulto disilluso, ma che letto dai ragazzi può essere d'esempio e lasciare molto di più: è la speranza di un mondo migliore.

Un'altra cosa che mi ha colpito del libro è il rapporto di Artrid con la madre e il comportamento di quest'ultima: lei è terrorizzata dal pensiero di perdere anche il figlio, per cui lo costringe a ignorare i folletti e a reprimere il suo essere un Divinatore. A lei non importa della gente di Kaan, non vuole credere alla profezia e vuole solo che suo figlio stia al sicuro, che non si occupi di questa faccenda mettendo a repentaglio la sua vita; piuttosto, che si arrangiassero gli altri. Solitamente gli eroi fantasy sono incoraggiati dai genitori o dai loro fantasmi (spesso sono orfani da entrambe le parti), qui invece la madre è quasi una "nemica" dello sviluppo e della formazione dell'eroe. Ma l'eroe, in quanto tale, non può esimersi dal prendersi le responsabilità del suo dono, ignora dunque la madre, e in una combinazione d'istinto e logica trova la soluzione per salvare la città. Una cosa, però, non l'aveva calcolata: la separazione dalla madre, fisicamente impossibilitata a raggiungerlo, e viceversa. A questo punto accade qualcosa d'inaspettato: i folletti si offrono di raggiungere la madre di Artrid e si sforzano d'interagire con lei per trasmettergli i suoi messaggi, ed è qui che assistiamo alla parte secondo me più romantica, che anche per il personaggio della madre diviene una storia di formazione: scopriamo il suo passato, poi vediamo come per amore del figlio mette da parte le sue resistenze morali per aprirsi alla spiritualità e alle creature di cui ha sempre negato l'esistenza. E' il momento più magico.

La parte centrale riguarda la crescita dell'eroe, non solo anagrafica ma anche a livello fisico: ancora una volta si presenta un cliché fantasy, quello del vecchio saggio, colui che insegna all'eroe l'arte del combattere ma lascia anche perle come questa:



"Tutti possono imparare, tutti possono vedere. Tua madre ti ama molto e la comprensione dei folletti è l'unico legame che ha con te. L'amore è una forza enorme. Lei sta imparando a vedere i folletti per amor tuo, i folletti stanno imparando a spostare le cose per amore del mondo, tu stai imparando
le antiche rune per amore della conoscenza."




L'amore è un tema importante, che il libro però non si limita a sviluppare nel senso romantico (anzi, poco importa della principessa!), ma in senso più ampio nei confronti della vita. L'amore è magia, ed è la formula per un incantesimo.




"Noi dobbiamo amare la vita, amare noi stessi, amare il mondo perché amiamo chi lo ha creato. A volte dobbiamo anche prendere le armi e combattere, perché quando il mondo scivola verso le barbarie e la giustizia viene calpestata può essere necessario, ma anche se combatteremo lo faremo con la luce nel cuore. Quindi io amo è la formula magica, il più potente degli incantesimi.
E il secondo incantesimo è batterti per coloro che ami, per coloro che non vuoi che muoiano.




Non solo perle di saggezza, moralismi e storie di formazione perché non mancano i momenti più "leggeri" e i siparietti comici dati da alcune ingenuità dovute all'età del protagonista e dai folletti, perché verso il finale ne conosceremo una nuova specie.
Il finale è la parte che mi ha delusa: risulta troppo veloce ed estremamente scontato nonostante le premesse, poiché nelle pagine antecedenti si accennava al fatto che le profezie dei folletti sono soggette ai calcoli di probabilità e che ci sono tantissime alternative a un destino... mi sarebbe piaciuto assistere a qualche imprevisto, ma forse è un limite dovuto alle necessità di quest'edizione stampata per Conad (chissà che la De Mari non abbia dovuto far rientrare la storia in un certo numero di caratteri...), ragione per cui sarei molto curiosa di avventurarmi nella lettura della nuova versione edita per Lindau.

In conclusione, un racconto per bambini e ragazzi dalla trama semplice e dal finale un po' scontato, ma che racchiude significati profondi, tanti insegnamenti e una morale... proprio come accade nelle favole!


Il voto di Universi Incantati:





Cosa ne pensate, carissimi?
Io sto pensando di leggere anche la nuova edizione: chissà che non sia più curata, così come sembra dalla sinossi...




martedì 31 ottobre 2017

Made in Italy Books Challenge: Ottobre - Un libro di cui hai l'autografo (o lo vorresti)

Carissimi astronauti,
come annunciato nel precedente post, eccoci all'appuntamento con la Made in Italy Books Challenge!
Per chi si fosse imbattuto nell'iniziativa solo ora ricordo che le iscrizioni sono sempre aperte: in palio, un cartaceo ogni mese (direttamente dalla mia libreria) + un maxi giveaway finale!


Leggi il regolamento e/o iscriviti QUI!

L'obiettivo di questo mese era la lettura di un libro di cui hai l'autografo (o lo vorresti), e devo dire che nonostante i mille impegni (lavoro, gravidanza, blog, altre letture e vita sociale XD) sono riuscita nell'impresa, scegliendo un libricino di un'autrice che adoro e da cui vorrei l'autografo: Silvana De Mari! *__* Avendo già letto "L'ultimo Elfo" e il saggio "Il drago come realtà", l'altro libro che avevo a disposizione e in attesa di lettura era solo un racconto facente parte della collana "Scrittori in classe", ottenuto con la raccolta punti del Conad!
Avendo appena finito di leggerlo, vi farò attendere ancora un pochino per la recensione completa, ma intanto posso compilare la scheda con un commento breve.

Lasciatemi dunque un commento a questo post seguendo lo schema qui sotto (attenetevi il più possibile, per favore, così mi sarà più facile creare il post!):

- Nome con cui partecipate alla sfida
- Titolo e autore del libro scelto
- Due/quattro righe (non di più!) di valutazione (la valutazione in stelle non è obbligatoria ma sarebbe visivamente carina)
- Eventuale link alla recensione completa (sul blog, amazon, goodreads...)

Avete tempo fino al 7 Novembre alle ore 23:50 per partecipare all'estrazione della Mistery Box contenente un cartaceo a sorpresa ;)
In bocca al lupo!



Ottobre - Un libro di cui hai l'autografo (o lo vorresti)


Valentina Bellettini ha scelto:
"La nuova dinastia" di Silvana De Mari
"Un racconto per bambini e ragazzi dalla trama semplice e dal finale un po' scontato, ma che racchiude significati profondi, tanti insegnamenti e una morale... proprio come accade nelle favole!"
Recensione completa in arrivo



E ora tocca a voi! Mostratemi quali sono i libri di cui avete un autografo o lo vorreste; aggiungete pure la motivazione, se volete (son curiosa ^^)!







venerdì 11 novembre 2016

5 Cose Che... #30: 5 Autori di cui comprerei i romanzi a occhi chiusi

Carissimi astronauti,
dopo i commenti acidelli di venerdì scorso (5 Libri che non consiglierei mai, QUI il post), prosegue l'iniziativa creata dal blog Twins Book Lovers, ma stavolta parleremo di amore e fiducia!
Prima di cominciare vi ricordo che per unirvi ai blogger partecipanti vi basta iscrivervi QUI
E ora... ecco i miei Fab 5!



5 Autori di cui comprerei i romanzi a occhi chiusi


1) Carlos Ruiz Zafón



Spesso citato in questa rubrica, Zafón è uno dei miei autori preferiti. ho avuto un colpo di fulmine con "L'ombra del vento" (recensito QUI), e dopo "Marina" (recensito QUI), "Il gioco dell'angelo" (recensito QUI) e "Il principe della nebbia" (QUI la recensione), ora non leggo nemmeno la trama dei suoi libri; basta che ci sia stampato sopra il suo nome e lo compro! Così è stato per "Il palazzo della mezzanotte" (QUI la recensione) e "Le luci di settembre" (quest'ultimo ancora leggere).
Ho poi scoperto qualche giorno fa nel blog di Francesca, The Reading Pal, che il 22 novembre uscirà "Il labirinto degli spiriti", un altro nuovo capitolo della serie del Cimitero dei Libri Dimenticati! *___* Ho letto la trama ma non sono arrivata nemmeno fino in fondo, perché la mia reazione è stata esattamente questa:


Oltretutto mi piace restare all'oscuro di tutto e avere la sorpresa durante la lettura! Il motivo di tanta fiducia è che ho una passione viscerale per tutte le sue storie: adoro i suoi personaggi maledetti e i tormenti che mi coinvolgono nelle loro vicende! Senza dimenticare il fascino del mistero. Ma al tempo stesso, durante la lettura mi sento cullata dalle parole dell'autore, dalle sue frasi... Zafón è la mia comfort zone, nonostante le sue atmosfere tenebrose mi facciano avere gl'incubi la notte!


2) Haruki Murakami


Già durante la lettura del Libro 1 di "1Q84" (recensito QUI) ho deciso che avrei letto tutto di questo autore. 
Come forse ormai sapete, sono ancora ferma a qualche pagina dalla fine del terzo libro (non voglio finirlo, ha ha ha!) ma per quanto riguarda le altre sue opere, beh, non so da che parte cominciare! Li leggerò a prescindere, senza nemmeno sapere di cosa parlano perché so che si tratterà di storie atipiche e originali; ho la garanzia che di trovare qualcosa di diverso e speciale! 
Una trama, però, l'ho letta, quella de "La strana biblioteca"; inutile dire che è già nella mia wishlist!
Ovviamente mi piace anche come scrive, non a caso ho sottolineato interi capitoli della trilogia di "1Q84". E' il genere di autore che preferisco perché scrive storie surreali che si possono comunque accostare alla realtà quotidiana e al pensiero comune.


3) Nicholas Sparks


Dopo i "bad boys" scelgo l'angelico e amoroso Nicholas Sparks, da me battezzato: "il re dei drama"!
Ad essere sincera sono anni che non leggo qualcosa di suo; ci vuole la predisposizione giusta per cominciare una lettura che si sa, causerà milioni di lacrime! E al momento non voglio disperarmi per una storia d'amore XD
Mi ha conquistata con "Le pagine della nostra vita", dopodiché ho letto "I passi dell'amore", "Un cuore in silenzio", "Come un uragano"... ma è passato così tanto tempo che ho scritto giusto un commento su "I passi dell'amore" QUI, per il resto, ricordo che non facevo altro che smettere di leggere un suo libro e subito dopo ne iniziavo un altro! Non avevo tempo da perdere per scrivere o recensire (non ero così dedita al blog, allora) e vivevo in un periodo di fame di storie, o forse, soprattutto, fame d'amore! In compenso, vado a occhi chiusi anche quando si tratta di un film tratto da un suo libro; non è la stessa cosa che leggere il libro, ma almeno so che cosa sta creando! E' un autore che continuo a seguire in un modo o nell'altro.


4) Silvana De Mari


In mezzo a tutti questi uomini mi è venuto automatico pensare a una grande donna: la "nostra" Silvana De Mari! L'ho scoperta con il tenero e saggio "L'ultimo elfo" (recensito QUI) dopodiché sono passata a "Il drago come realtà" un saggio davvero interessante sull'origine e il vero significato delle fiabe. Desidero leggere tutti i suoi libri, e neanche in questo caso m'importa conoscere la trama: so che con lei si arricchisce la mia conoscenza, e che al tempo stesso posso fare un magnifico volo di fantasia. Nelle sue storie ci sono formazione, cultura, e una serie di messaggi sociali. Ho fatto persino una corsa all'ultimo minuto al Conad per accaparrarmi, coi punti della spesa, i suoi due libri legati all'iniiziativa "Scrittori di Classe", sia l'anno scorso che quest'anno!
Ditemi voi se questa non è fanatismo fiducia.


5) Scott Westerfeld


Ho conosciuto questo autore tramite un racconto contenuto nell'antologia "Amori Infernali" (recensito QUI); la sua era la storia per me più intrigante e originale, se non addirittura l'unica per cui valesse la pena acquistare il libro! Infatti, il libro mi era stato prestato da un'amica, poi l'ho comprato perché nella mia libreria non poteva mancare questo incredibile racconto: un vero, piccolo capolavoro! Dopodiché, è cominciata su google la ricerca alle altre sue opere. Con il primo volume de "I diari della mezzanotte - L'ora segreta" (recensito QUI) ho avuto la conferma del suo talento, e mentre aspettavo di leggere i due libri successivi mi è capitato di trovare, alla Fiera del Libro a Torino, l'intera trilogia in un unico libro; mi sono dunque ritrovata con il primo volume in una doppia edizione! Sono ancora indecisa se liberarmene o conservarlo per collezionismo XD Ad ogni modo, devo ancora leggere il proseguimento della storia, ma ho già messo gli occhi sulla trilogia "Beauty", poi su quella di "Leviathan", e infine la duologia "Vampirus". Adoro i suoi young adult perché non cadono nella banalità pur incendrandosi sull'istinto (ormonale e non!) tipico di quell'età, il tutto con una dose massiccia di sfrenata fantasia.




Riepilogando: uno spagnolo, un giapponese, uno statunitense, un'italiana e un australiano; sembra l'inizo di una barzelletta! XD
Ma ora ditemi: avete letto uno o più libri di questi autori?
Nei loro confronti siete fiduciosi quanto me?
Intanto che mi rispondete passo a vedere le scelte degli altri blog partecipanti!

Prima di lasciarvi vi ricordo che nel gruppo Facebook "Blogger: 5 Cose Che " sono stati decisi gli argomenti di tutti i venerdì di novembre. Ecco gli ultimi due:

18 Novembre - 5 generi preferiti
25 Novembre - 5 libri che ho amato da piccola

Non vedo l'ora di partecipare anche a questi, comunque mi è salita una gran voglia di leggere tutti i libri che mi mancano degli autori che ho elencato... ce la farò a compirere l'impresa? *___*


martedì 1 marzo 2011

Recensione "L'ultimo elfo" di Silvana De Mari

Recensione "L'ultimo elfo" di Silvana De Mari (ediz. Salani)






Ultimo uguale solo. Profondità e tenerezza. 

Cinque stelle e lode, una valutazione che do solamente a quelli che rientrano tra i miei libri preferiti.
"L'ultimo elfo" mi ha conquistata sotto tutti i punti di vista: emotivo, morale, sociologico, filosofico, fino allo stile narrativo e la scrittura.
Non c'è niente che manchi in questo libro, è tutto rifinito e studiato nei minimi particolari; com'è mio solito fare ora lo analizzerò a fondo, e qui di materiale ce n'è parecchio!
Per prima cosa, il titolo.
La parola "ultimo" da un tono epico alla vicenda, ma è solo leggendo che pian piano comincia a emergere il vero significato: ultimo uguale solo. La solitudine è il tema principale della vicenda, e non riguarda solo il piccolo elfo che non ha più nessuno al mondo, ma anche un drago anziano che ha perso tutto, anche le memorie del suo stesso nome. Il nucleo della storia è poi dato da un'antica profezia che dice che l'ultimo elfo e l'ultimo drago spezzeranno il cerchio, e il cerchio a cui si riferisce, il male da sconfiggere, non è dato dagli orchi o i troll (che peraltro l'elfo trova belli), ma è dentro se stessi; il cerchio da spezzare è il vuoto della solitudine.
A complicare la faccenda solitudine c'è che l'ultimo elfo Yorsh (meglio chiamarlo col solo diminutivo) è un emarginato appunto perché è un diverso, e per giustificare questa ostilità, gli umani lo considerano un nemico, o meglio, un mostro, capace di piegare le menti al proprio volere, incendiare case, e soprattutto, uccidere. Ma Yorsh in realtà è tutto il contrario: non mangia alcun essere che abbia pensato (quindi niente pesci, capre, polli...) e piuttosto che uccidere un moscerino, il cui solo pensiero lo getta nella disperazione, lo risuscita con amore.
Yorsh è fortemente sensibile e innocuo, e per capirlo bisognerebbe conoscerlo, invece si da più importanza al pensiero comune, che è un altro, quindi da qui si allaccia un altro tema del romanzo: il pregiudizio.
C'è da dire che anche lo stesso Yorsh è condizionato dal pregiudizio, ma questo perché da piccolo è stato educato dalla nonna che gli ha trasmesso l'ingiustificata paura che gli esseri umani mancgino gli elfi (col rosmarino).
Riepilogando: gli umani credono che gli elfi siano mostri; gli elfi sono convinti che sono gli umani ad essere dei mostri. Quando ci sono dilemmi del genere l'unica soluzione sarebbe parlarne, invece si aggiunge un altro particolare: le incomprensioni date dalla lingua e dai modi di dire, nonché dagli usi e dai costumi. Solamente armati di una buona dose di pazienza ci si può sforzare di comprendersi ed è ciò che fa una donna, Sayra, quando incontra il piccolo Yorsh. Ai due si unirà poi un cacciatore, Monser.
Cosa fondamentale, è che il libro è diviso in due parti: "L'ultimo elfo" e "L'ultimo drago"; nella prima parte seguiamo Yorsh bambino, mentre nella seconda lo troviamo da ragazzo. Contrariamente alla sensazione "spaesata" che si può provare nel distacco tra la prima e l'inizio della seconda parte, le due vicende sono strettamente correlate e intrecciate; si tratta semplicemente di un salto temporale che ci pone davanti a risvolti inaspettati.
In questo "Libro secondo" si sviluppa la parte finale della profezia, ossia quella che riguarda "la sposa" (scrivere di più toglierebbe il gusto) e la narrazione per la prima volta si alterna, da Yorsh, a Roby, una bimba orfana, e in più, quando si tratta di Yorsh c'è un altro protagonista: il drago Erbrow (come non fare salti di gioia davanti alla mia creatura preferita?).
Anche a proposito del drago ci sarebbe da dire di più, ma ho deciso di non lasciarmi andare alle anticipazioni quindi passo oltre... non prima di dire, però, che il drago Erbrow ha un ruolo fondamentale, e la sua intera storia (che parte dal "Libro primo") è epica e affascinante: lo adoro!

Un’illustrazione de “L’ultimo elfo” è utilizzata come copertina del saggio “Il drago come realtà”: è il drago Erbrow!

La parte in cui Yorsh è adulto ci presenta nuovi spunti di riflessione, specie sul finire della storia: i princìpi possono cadere di fronte all'istinto di sopravvivenza e al difendere chi si ama; nessuno si libera dal rimorso d'aver ucciso; se qualcuno si sacrifica, è una sua propria scelta, quindi nessun altro ne è responsabile, e bisognerebbe piuttosto aver cura della possibilità che ci è stata offerta grazie al sacrificio altrui. Infine, il senso e l'importanza della vita.
Se tutto questo non fosse abbastanza affascinante, vorrei almeno elencare altri aspetti che mi hanno colpito: Yorsh che legge nella mente, non il pensiero, ma il vissuto delle creature che tocca; le creature con cui interagisce diventano un unico essere con lui e lo attendono prima che sopraggiunga la morte; i poteri magici costano enorme fatica a Yorsh, un eroe vulnerabile; infine, l'importanza della cultura e la cura di Yorsh nel custodire un'antica biblioteca, così come il drago Erbrow ha la necessità d'imparare e/o svagarsi grazie a essa.
Come preannunciato, mi ha conquistato anche la scrittura dell'autrice Silvana De Mari. Tra i suoi lavori avevo letto "Il drago come realtà" e anche in quel caso ero rimasta folgorata, specialmente dalla sua conoscenza, dato che si trattava di un saggio. Ebbene, in quest'opera la De Mari conferma il suo sapere (m'inchino) e ha uno stile unico, delle capacità narrative da far invidia, o meglio, vorrei essere come lei, quindi devo imparare da lei! In particolare ho notato che scrive paragoni in base al personaggio che li sta formulando (Roby utilizza degli esempi dovuti alla sua esperienza di vita in campagna), poi che il linguaggio di Yorsh da bambino è diverso rispetto a quando cresce, una differenza linguistica che si nota anche nel vecchio drago... poi ho trovato grazioso il ritornello "un cucciolo, un piccolo, uno nato da poco", come del resto tutto il suo stile emana tenerezza e dolcezza; esprime concetti universali e profondi in modo così spaventosamente naturale che è disarmante. Per questo, per ogni pagina in cui ridevo di gusto, ce n'era un'altra in cui piangevo a dirotto.
Questo è un libro che dev'essere letto. Uno di quelli che fanno venir voglia di leggere ancora e ancora. Uno di quelli che stimolano il piacere della lettura.
Può bastare? ;)


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