ho letto questo libro in occasione della sfida di maggio lanciata dal blog Le Parole Segrete di Gaia che prevedeva di dedicarci a un genere che non leggiamo spesso, infatti non leggo molti thriller, ma questo è contaminato dal fantasy, quindi non poteva non attirarmi!
Titolo: La via tracciata
Autore: Pedro De Paz
Editore: Atmosphere Libri
Collana: biblioteca del Giallo
Data di pubblicazione: 14 gennaio 2016
ISBN: 9788865641767
Sinossi:
Alfonso Heredia è un fotoreporter che sta attraversando un brutto momento economico e personale. Quasi per caso mette le mani su un antico libro con strane frasi in caratteri gotici, e quando legge sul giornale della morte del Papa si rende conto che il testo aveva rivelato le circostanze della morte del Santo Padre. Nell'esaminare il libro scopre più da vicino che è un necrologio agghiacciante su personaggi di tutti i ceti e nazionalità con le previsioni delle loro morti fino alla fine dell'anno. Angosciato dal dilemma se usarle per fini filantropici, impedendo la morte delle persone coinvolte, o egoistici, trovandosi sul luogo delle morti per realizzare dei veri scoop fotografici, Alfonso deve decidere che fare di quelle rivelazioni sorprendenti che molti sarebbero disposti a sottrargli a ogni costo.
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Doveva tornare in possesso del libro. Doveva trovare il modo. A qualsiasi costo. Una strana sensazione, un misto d’ira e di desolante angoscia, cresceva dentro di lui e si diffondeva in ogni centimetro del suo corpo provocandogli un dolore quasi fisico. Si fermò un istante, appoggiò le spalle contro un muro e respirò a fondo varie volte, sommerso da un torrente di emozioni che lo travolgevano. Cosa diavolo gli stava succedendo? All’improvviso provava un immenso sconforto all’idea di non poter recuperare il libro. Il suo libro. Era una sensazione sconcertante. Fino a quel momento non gli aveva attribuito grande importanza, ma adesso che non era più in suo possesso, la sua mancanza gli suscitava un preoccupante stato di ansia. Un bisogno veemente e incomprensibile
che chiedeva di essere soddisfatto, come se si trattasse di una dipendenza da droga. Quel libro lo stava ossessionando più di quanto avrebbe mai immaginato e, naturalmente, desiderato.
I maggiori punti in comune restano comunque quelli col collega Zafón: anziché a Barcellona siamo a Madrid, l’atmosfera è altrettanto maledetta e inquietante, tesa e torbida, ma rispetto al sopracitato collega, De Paz sembra voler lasciare un messaggio al lettore, una morale che diventa esplicita nel capitolo finale, a discapito della magia che si era creata.
Ho tenuto il faito in sospeso per tutto il romanzo, che ho letto avidamente in soli due giorni talmente ero ansiosa di scoprire quale fossero le reali origini del libro misterioso, ma alla fine si riduce in modo molto più semplice di come mi aspettavo, e il sipario cala quasi senza preavviso, lasciando alcuni interrogativi in sospeso (e la storica? E il mendicante?) separandoci da Alfonso senza darci il piacere di assimilare le sue emozioni. E' un vero peccato perché sarebbe bastato un finale alla Dorian Grey per rendere questo libro un tragico e amaro capolavoro.
Se dovessi definire questo libro in soli due parole, sarebbero proprio queste: tragico e amaro. Non solo per l'onnipresente tema della morte, ma perché attraverso Alfonso tratta il fallimento umano, le nostre peggiori caratteristiche, e il protagonista non solo vive in una situazione economica che rasenta la miseria, ma è abbandonato dalla compagna Luisa; più che un amore, la valvola di sfogo del suo essere inadatto, del suo innato malessere interiore. Alfonso è un uomo che non si prende responsabilità, ed è quasi incomprensibile come Luisa continui a nutrire dei forti sentimenti per lui. Sono giunta alla conclusione che i due si assomigliano: entrambi rinunciano all'amore (sempre che lui l'abbia amata) per sogni e aspirazioni, ed entrambi pagano un prezzo per averli raggiunti.
Come ogni thriller degno di tale definizione, il romanzo si compone anche di una parte investigativa e mistery incentrata sulla soluzione degli enigmi proposti dal libro, sulla scoperta delle sue origini, su chi l'ha scritto, e altri interrogativi correlati.
Dopo il fenomenale incipit, qualche evento imprevisto come il comportamento dell'amico Juan (uno dei climax migliori assieme all'episodio dello scultore Viñals) accelera il ritmo per lo più costante, raramente adrenalinico. La prosa è lineare e scorrevole con picchi descrittivi come la parte iniziale in cui Alfonso entra in biblioteca e trova il libro "maledetto", oppure nei suoi tormentati incubi.
Il romanzo considera anche alcuni aspetti scomodi del mondo dello spettacolo, e quasi denuncia quei personaggi famosi che sfruttano fotografi e paparazzi quando fa loro comodo, vendendo l'esclusiva al migliore offerente; ci mostra anche un'interessante quadro della realtà dei tabloid e il cambiamento di approccio da parte delle figure professionali coinvolte, evidenziando la differenza tra l'anziano fotografo mentore di Alfonso e le nuove reclute.
In conclusione, un libro che mi è piaciuto molto ma che mi ha un po' deluso sul finale, solitamente una parte che ritengo di fondamentale importanza. Ma la godibilità e le piacevole ore trascorse, oltre che la cura magistrale nella caratterizzazione di Alfonso (e l'interessante rapporto con Luisa), mi suggeriscono di non penalizzare ulteriormente la mia valutazione; non può scendere oltre le quattro meritatissime stelle.
Il voto di Universi Incantati:
Concordo pienamente: una lettura molto buona :)
RispondiElimina:) Grazie per il tuo commento!
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