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mercoledì 24 aprile 2019

Recensione "I Figli dell'Aurora Boreale" di Laura Silvestri (Nativi Digitali Edizioni)

Cari astronauti,
mi sono assentata da un po' sul blog per motivi di lavoro e di famiglia, ma dietro le quinte ho continuato a leggere e mi son trovata con ben quattro recensioni arretrate!
Comincio con il primo in ordine di lettura, un racconto che avevo da un bel po' nella mia TBR e che mi è stato gentilmente fornito da Nativi Digitali Edizioni.




Titolo: I Figli dell'Aurora Boreale
Autrice: Laura Silvestri
Editore: Nativi Digitali Edizioni
Collana: Fantasy
Genere: Fantascienza Sociale
Data di uscita: 31 Maggio 2017 ebook / 07 Giugno 2017 cartaceo
Formato: cartaceo ed ebook
Pagine: 70
ISBN: 978-1546593850
Prezzo: € 2,99 ebook / € 8,00 cartaceo
Link per l'acquisto: amazon

“Non confondiamo la natura con la consuetudine. In natura si trova tutto e il contrario di tutto.”


Sinossi:
In un lontano domani della Terra, un diplomatico è incaricato di comunicare con una sconosciuta civiltà aliena. In un futuro prossimo, una donna dell'alta società londinese segue la terapia cui è sottoposto il marito ed è costretta a prendere una decisione importante. In che modo le due storie sono legate tra di loro, e quale sarà il destino dei protagonisti?
Ne “I Figli dell’Aurora Boreale ”, Laura Silvestri si rifà alla fantascienza sociale degli anni Settanta, elaborando in un contesto originale tematiche di forte attualità: le difficoltà di comprensione tra popoli diversi e la sottile linea che separa la percezione di natura e cultura. I lettori si trovano così coinvolti in un dilemma morale: cosa succede quando ci scopriamo vittime dei nostri stessi pregiudizi?


Le recensioni e gli articoli di Universi Incantati


Appena ho visto questo libro ho pensato: "Oooh, finalmente un racconto di fantascienza Made in Italy!" Ero partita ancor più entusiasta dopo aver letto l'incipit che introduce un personaggio che porta il cognome Bradbury (chiaro omaggio al grande Ray) e ho continuato seriamente incuriosita dall'intreccio di due storie completamente diverse che si sviluppano in simultanea: da una parte è narrata in terza persona e abbiamo una donna, la signora Bradbury, appunto, che si trova da un medico che le fa firmare strane dichiarazioni; dall'altra parte la narrazione è in prima persona, e a parlare è un diplomatico in missione su un pianeta alieno. Questa sua storia mi ha presa subito, grazie anche al fatto che comincia con l'incidente dell'astronave, non si sa chi sia sopravvissuto, e nel bel mezzo di un attacco extraterrestre; il ritmo serrato e adrenalinico mi aveva subito trasmesso tutta la tensione della situazione e mi sembrava di viverla io stessaNon riuscivo a fermarmi, ansiosa di scoprire quale fosse la rivelazione che li unisse, ma quando la rivelazione è arrivata, sul finale, è stato come se la granata lanciata dall'autrice avesse fatto cilecca.

Di solito adoro quando la fantasia è al servizio della realtà, specie se si tratta di temi sociali, ma tutta la cura dell'ambientazione, con quelle descrizioni minuziose per quanto riguarda il pianeta, le razze, la loro fisicità e la loro indole (chi pacifica, chi aggressiva), quell'interessante particolare sulle difficoltà di comprensione per una cultura diversa dalla nostra che trova nel linguaggio il primo grande ostacolo, che sia parlato o sia corporeo (le espressioni sono facilmente fraintendibili - specie se le facce sono aliene), questa attenzione e scrupolosità di narrare ciò che per molti altri è dato per scontato mi aveva creato un'enorme aspettativa.




Anche gli altri presenti, una dozzina di alieni che in precedenza mi avevano guardato in un incuriosito silenzio, hanno ora un'aria perplessa, ammesso che stia correttamente interpretando il loro linguaggio corporeo. - Ho detto qualcosa che non vi è stato tradotto in maniera comprensibile? - chiedo infine, senza sapere cos'altro fare.
Il primo vipeano accenna di nuovo uno dei suoi piccoli sorrisi difficili da decifrare. - Deve esserci stato un problema con il nostro convertitore linguistico. Potreste ripetere quale avete detto essere il ruolo della signora Mandy?
Mi sforzo di sorridere come il mio ruolo impone. - Mia moglie. La mia compagna, la donna con il quale ho un legame sentimentale. - cerco di spiegare in modo che non possano fraintendere. - Vi è chiaro, ora?
Un lungo istante di silenzio segue le mie parole. Non so perché, ma on mi pare possa essere un buon segno. Sarà che i loro lineamenti sono così sottili da rendere difficile intuirne le espressioni, ma sento la pelle d'oca risalirmi lungo le braccia.



Sono rimasta delusa perché a un certo punto si intuisce dove sta andando a parare, e alla fine si risolve sbrigativamente, banalmente, riducendo così l'intera bellezza di quel mondo credibile e affascinante a una lezioncina un po' fredda che cancella completamente il pathos che era nato dall'intrattenimento. La lezione riguarda un argomento di attualità molto "caldo", ma nonostante sia una trama che verte su questo, non mi ha convinta; mi è sembrato forzato.

Trattandosi di un breve racconto, questa rivelazione finale che è la base di tutto, non piacendomi, finisce, purtroppo, per abbassare l'intero mio giudizio sul libro, e mi dispiace, perché l'autrice, ripeto, ha creato un pianeta e le relative razze, il che è molto, molto interessante, e il diplomatico in missione con il suo profondo amore per la moglie è emotivamente coinvolgente. Ci sono trovate geniali, la cura per i particolari, e il linguaggio, talvolta tecnico, sempre appropriato; durante le scene d'azione si percepisce tensione e adrenalina. Mi sono appunto espressa col termine "granata" perché il racconto aveva del potenziale.
Non so dire se, per quanto mi riguarda, il messaggio del libro ha rovinato la storia perché rispetto al resto è buttato lì alla buona, o se è l'eccessiva percezione di "lezioncina perbuonista", o se si tratta del tema in sé così complesso, trattato invece con eccessiva semplicità, poiché all'origine di questo problema c'è solo un vago cenno, e non ho ancora capito da cosa sia nato né perché.
Può anche darsi che non mi abbia convinto per il semplice fatto che dalla copertina o dal titolo non mi sarei mai aspettata che il libro parlasse di questo: non credo siano pertinenti, ora che conosco la storia. Da un titolo come "I figli dell'aurora boreale" e dalla copertina dai colori brillanti e la donna con l'elmetto mi aspettavo puro intrattenimento fantascientifico.

Devo però dire che, nonostante tutto, questa rivelazione finale riserva anche una chicca poiché ci mostra il carattere vero, quello che i protagonisti nascondevano: soprattutto la signora Bradbury è finita per suscitarmi dei sentimenti sadici, lasciandomi in bilico tra una grottesca risata e una sentita amarezza. Il libro finisce in modo amaramente ironico. Tagliente. E questo mi ha sorpreso,  mi ha divertito... risollevando il mio giudizio positivo.

In conclusione, un racconto sicuramente originale per il modo in cui svela la sua identità nascosta e la sua vera ragione d'essere, ma per quanto mi riguarda non è una carta vincente.
Viste però le recensioni per lo più positive che ho letto su internet prima di emanare questo mio severo giudizio, vi consiglio di dargli una possibilità per farvi un'opinione vostra.


Il voto di Universi Incantati:




Cosa ne pensate della mia recensione?
Conoscevate questo racconto?
Se lo avete letto, fatemi sapere cosa ne pensate!




sabato 7 aprile 2018

Segnalazione Fantascienza: "Q502. 300 anni dopo il Grande Esodo" di Sylvie Freddi (Stampa Alternativa)

Cari astronauti,
continua il recupero delle segnalazioni che mi sono pervenute via e-mail.


Rubrica dedicata alle segnalazioni
di autori emergenti e case editrici
(per la tua segnalazione, scrivimi)

Il libro che vi sto per presentare è uscito all'inizio del mese scorso e si tratta di uno dei miei generi preferiti: fantascienza sociale / post apocalittico e distopico.




Titolo: Q502. 300 anni dopo il Grande Esodo
Autore: Sylvie Freddi
Editore: Stampa Alternativa
Collana: Eretica
Genere: Fantascienza / Post-apocalittico
Data di uscita: 1 Marzo 2018
Formato: cartaceo
Pagine: 197
ISBN: 9788862226127
Prezzo: € 14,00
Link per l'acquisto: amazon

La fantascienza incontra la critica sociale
in un romanzo ambientato in un futuro post apocalittico su Marte.
La Terra è disabitata,
l’esistenza dell’uomo è cambiata radicalmente ma le divisioni e i pregiudizi sono ancora presenti.
In un mondo in cui non si è trovata una conciliazione con la diversità,
si muove il protagonista Dylan,
alla ricerca di una ragazza che potrebbe cambiare lo stato delle cose.

Sylvie Freddi, già autrice di due racconti per l’esperimento narrativo Tifiamo Scaramouche del collettivo Wu Ming,
narra la storia di Q502 con una prosa lucida e ricca di spunti scientifici.
Il romanzo presenta una realtà distopica in cui la privazione della libertà è stata accettata,
forse il peggior incubo dell’uomo contemporaneo,
in cui esseri con il ruolo di lettori mentali possono entrare nella coscienza di ognuno e spiarne i ricordi e gli intenti.
Un mondo che mai dovrebbe esistere, raccontato attraverso il punto di vista di chi crede ancora che si può lottare per la libertà, per la memoria e per l’uguaglianza.


Sinossi:
Sylvie Freddi in Q502 ci conduce in un futuro che tanto lontano forse non è: l’uomo ha dovuto adattarsi a una nuova realtà per sopravvivere, ha dovuto abbandonare la madre Terra ormai compromessa e le certezze che per secoli hanno guidato la sua esistenza. In questo nuovo assetto costruito su Marte, l’essere umano ha trasferito le paure ancestrali e i pregiudizi che ha sempre conservato nel suo cuore. Il diverso è ancora visto come estraneo, come qualcosa da combattere e non da accogliere e da cui imparare. Nuove razze si sono affiancate all’uomo col progredire incessante della tecnologia, ma l’aumento di conoscenza e intelligenza non ha eliminato la chiusura mentale. C’è chi cerca di combattere creando un Comitato per la liberazione dei mutanti, c’è chi cerca di purificare il mondo da chi ha un DNA diverso dal proprio e c’è chi, come il protagonista Dylan, cerca di trovare un significato oltre il vano senso di libertà in cui vive. La tecnologia permea ogni aspetto dell’esistenza marziana: vi sono innesti che permettono di assumere identità diverse dalla propria, la musica non è un elemento esterno ma è inserita nel palmo della mano, e si diffonde nel corpo come il sangue, le comunicazioni avvengono tramite piccoli ologrammi da schiacciare una volta concluse. In questo mondo tecnologico che potrebbe conferire grandi libertà, si è osservati di continuo da grandi occhi volanti di orwelliana memoria. L’indipendenza è merce rara, non sono spiate solo le azioni, ma anche i pensieri. Chi vive nella città bassa non può andare in quella alta, se non con un permesso di lavoro. L’attualità presente sotto la maschera della fantascienza è percepita dal lettore, che può dolorosamente constatare come gli emarginati sono purtroppo presenti in ogni storia, ma alla fine sono proprio quelli che soffrono a determinarne il corso. Una realtà in cui la mancanza di ossigeno -si vive con respiratori- si accompagna alla mancanza di memoria di un mondo che non c’è più. La memoria, nel mondo di Q502, può essere alterata e nascosta. Dopo il Grande Esodo, il ricordo e le testimonianze del Mondo Originario sono considerati illegali. Senza memoria si può dominare, e i potenti che guidano le sorti del popolo lo sanno. Dylan combatterà affinché l’essere umano non dimentichi chi è, né da dove viene.

“[…] Paula prese in braccio la piccola Q502. Era leggerissima. Le sfilò la tuta e l’adagiò nuda sul tavolo del laboratorio. La guardò con meraviglia, era così piccola e veniva da così lontano. A contatto con il freddo della superficie metallica, la Q502 aprì gli occhi, erano del colore della sabbia di Marte”.


Trama:
Nella città di Agra, su Marte, il detective Dylan viene incaricato da una donna Qinab, appartenente a una potente casta di mutanti scienziate, di ritrovare Q502, una ragazza scomparsa neonata venticinque anni prima. Per cercare di avere informazioni, Dylan, aiutato dal suo tutore Kofta, cultore della memoria e del passato, compra l’identità di un tecnico e va a lavorare su una raccoglitrice di meteoroidi su Phobos (una delle due lune di Marte) di proprietà dell’avido Consigliere Darkon, che probabilmente ha rapito Q502. Dopo un’estenuante corsa nel deserto, inseguito dai Regolatori, e dopo essere stato salvato da due mutanti, Dylan giunge a Dharavi, la città/discarica. Qui trova Hana, la ragazza Q502, impazzita per le torture subite durante la sua prigionia su Phobos. È solo l’inizio dell’avventura dei due ragazzi, uniti da un segreto e da un tatuaggio di una luna rivolta a oriente con tre puntini, che potrebbe cambiare per sempre le sorti del mondo a cui appartengono.


L'autore:
Sylvie Freddi, romana d’origine e torinese d’adozione, ha pubblicato il suo primo lavoro Caffè Paszkwosky nel 2016 per Stampa Alternativa, una intensa raccolta di venti racconti noir. Del 2018 è il romanzo di fantascienza Q502. 300 anni dopo il Grande Esodo, edito ancora una volta da Stampa Alternativa, nella collana Eretica.


Link Utili:
Pagina Facebook
Ascolta la trama in audio




Non vi dico la curiosità che suscita in me un libro come questo... adoro il genere e il tema sociale, per non parlare del tema della memoria violata: non mi resta che leggerlo!
Voi cosa ne pensate?
Fatemi sapere nei commenti!


mercoledì 7 giugno 2017

Segnalazione Fantascienza: "I Figli dell'Aurora Boreale" di Laura Silvestri (Nativi Digitali Edizioni)

Cari astronauti,
oggi ho per voi una segnalazione di genere fantascienza! :D

Rubrica dedicata alle segnalazioni
di autori emergenti e case editrici
(per la tua segnalazione, scrivimi)

Nello specifico, si tratta di "fantascienza sociale"...
Il libro è uscito in formato ebook il 31 Maggio, ma proprio oggi esce anche nella versione cartacea!
Pronti a conoscerlo? ;)




Titolo: I Figli Dell'aurora Boreale
Autrice: Laura Silvestri
Editore: Nativi Digitali Edizioni
Collana: Fantasy
Genere: Fantascienza Sociale
Data di uscita: 31 Maggio 2017 ebook / 07 Giugno 2017 cartaceo
Formato: cartaceo ed ebook
Pagine: 70
ISBN: 978-1546593850
Prezzo: € 2,99 ebook / € 8,00 cartaceo
Link per l'acquisto: amazon

“Non confondiamo la natura con la consuetudine. In natura si trova tutto e il contrario di tutto.”


Sinossi:
In un lontano domani della Terra, un diplomatico è incaricato di comunicare con una sconosciuta civiltà aliena. In un futuro prossimo, una donna dell'alta società londinese segue la terapia cui è sottoposto il marito ed è costretta a prendere una decisione importante. In che modo le due storie sono legate tra di loro, e quale sarà il destino dei protagonisti?
Ne “I Figli dell’Aurora Boreale ”, Laura Silvestri si rifà alla fantascienza sociale degli anni Settanta, elaborando in un contesto originale tematiche di forte attualità: le difficoltà di comprensione tra popoli diversi e la sottile linea che separa la percezione di natura e cultura. I lettori si trovano così coinvolti in un dilemma morale: cosa succede quando ci scopriamo vittime dei nostri stessi pregiudizi?


L'autrice:
Laura Silvestri nasce a Roma nel 1982. 
Sin da bambina ama leggere e inventare storie. Laureata in Ingegneria Gestionale, coltiva l’hobby della scrittura, prediligendo quella di genere, in particolare fantasy e fantascienza che le permettono di spaziare fra i temi più diversi. 
A partire dal 2016 decide di far uscire qualcuno dei suoi testi “dal cassetto”, e inizia a collaborare con la casa editrice Wizards & Black Holes, con la quale pubblica diversi racconti tra cui “Come la luna e il sole”, di genere fantasy, e la distopia fantascientifica “Il postulato di Cleopatra Wilson”. 
Il suo primo romanzo, “Nel nome della Dea”, vince la Quinta Edizione del Premio Letterario Nazionale “Streghe, Vampiri & Co.”e viene pubblicato dalla Giovane Holden Edizioni. 
Tra le altre pubblicazioni, il racconto “La notte in cui tutte le donne”, edito da Delos Digital nella collana di fantascienza sociale Futuro Presente, e “Omnia Vincit Amor” nell’antologia Orme Fantastiche di Catnip Edizioni.




Cosa ne pensate, carissimi?
Personalmente sono sempre in cerca di libri che non si limitano al puro e semplice scopo d'intrattenimento ma forniscono anche qualche spunto per riflettere sulla nostra realtà quotidiana.
Ecco perché aggiungo questo libro alla mia wishlist!
E voi, seguirete il mio esempio?





mercoledì 5 ottobre 2011

Recensione "Fahrenheit 451 - gli anni della fenice" di Ray Bradbury




Titolo: Fahrenheit 451 - Gli anni della Fenice
Autore: Ray Bradbury
Editore: Oscar Mondadori
Genere: Fantascienza / Distopico
Data di uscita: 18 Marzo 2015 (della presente edizione)
Formato: cartaceo ed ebook
Pagine: 203
ISBN: 978-8804663058
Prezzo: € 9,00 cartaceo / € 7,99 ebook
Link per l'acquisto: amazon


Sinossi:
In un'allucinante società del futuro si cercano, per bruciarli, gli ultimi libri scampati a una distruzione sistematica e conservati illegalmente. Il romanzo più riuscito del celeberrimo scrittore americano di fantascienza


Le recensioni e gli articoli di Universi Incantati

In un libro degli anni '50 la nostra attuale condizione umana

Di questo libro non ne avevo mai sentito parlare, e con una copertina del genere non mi avrebbe nemmeno attirato, ma ci siamo incontrati ed è stato amore a prima vista. Questo libro mi è stato consigliato da persone che nemmeno conosco, ma che leggendo il mio inedito lo hanno trovato somigliante; ha ricordato questo racconto fantascientifico per via dei temi che sono trattati.

In un futuro non specificato, Guy Montag è un vigile del fuoco, ma il termine (e il mestiere) ha assunto col tempo un significato diverso, perché i pompieri non estinguono le fiamme (nemmeno si ricordano che inizialmente era questo il loro compito), bensì le provocano, perché c'è una legge che impone che i libri siano bruciati, siano essi una Bibbia o un Corano, un poema di Omero o una poesia di Shakespeare, un saggio di Freud o una biografia, una storia d'amore o un racconto d'avventura, insomma, tutti, nessuno escluso. La prima domanda che sorge spontanea è: perché? Ma non ci è dato saperlo subito, altrimenti non capiremo il messaggio nascosto in questo meraviglioso, se vogliamo "profetico", libro; occorre prima indignarci davanti a quest'umanità fredda, menefreghista e ottusa, che si è dimenticata delle cose veramente importanti (le emozioni, il pensiero, la libertà, l'amore, l'amicizia) a favore di tutto ciò che è materiale e consumismo.
Il protagonista non è molto diverso dalla società, e visto il suo compito, incendia case piene di libri convinto che sia la cosa giusta, anzi, nemmeno si pone il dubbio, almeno finché un giorno, nella strada verso casa, incontra una ragazza di nome Clarisse. Clarisse è la diversa, non per via dei suoi diciassette anni, ma perché è una delle poche (se non rare) persone che stanno ancora all'aria aperta a guardare la luna quand'è sera, e ad ammirare la rugiada sull'erba la mattina presto; Montag è inizialmente a disagio perché effettivamente questi particolari non se li ricorda, ma comincia così a riflettere e ad aprire gli occhi sulla condizione attuale sua e di sua moglie, che è poi la condizione della società intera. Grazie alle parole di Clarisse, che sono anche le perle di saggezza dello zio, Montag si rende conto che c'è qualcosa che non va se sua moglie Mildred ogni notte ha bisogno di una "conchiglia" nell'orecchio che le trasmetta musica soft per addormentarsi, qualcosa non va se quella stessa sera lui la ritrova senza vita con un tubetto di farmaci abbandonato sul pavimento, ma non va ancor più che dal nulla salti fuori un macchinario, un "serpente con l'occhio" che entra nella gola della moglie per disintossicarla, e poi le sostituisce il sangue con uno completamente nuovo tanto da darle delle gote rosee che in realtà non le appartengono; è come se una persona non avesse nemmeno la libertà di morire, ma soprattutto Guy dovrebbe chiedersi perché Mildred lo abbia fatto.

La società ha offerto di tutto: divertimenti e svaghi d'ogni genere, automobili sempre più veloci, pareti TV che permettono allo spettatore di "entrare" nello show stando comodamente seduto in salotto, poi ancora, piscine, lavoro e sicurezza economica. Per fare tutte queste cose, non ci rendiamo conto di quanto il tempo sfugga al nostro controllo, di quanto la nostra attenzione sia monopolizzata dalla pubblicità, dal potere che ha la televisione nel convincerci di certe idee perché immediata, veloce, molto diversa da un libro che lo puoi chiudere per fermarti a pensare... ed è proprio della facoltà di pensare che si priva la società moderna. Il capo dei vigili del fuoco, Beatty, fa l'esempio delle chiusure lampo che hanno sostituito i bottoni nei vestiti: così si è velocizzata una parte della giornata, ma ciò ha comportato la privazione di un altro prezioso momento per pensare.
E' impressionante come l'argomento sia attuale, che ci sia arrivato uno scrittore negli anni '50, che probabilmente già si rendeva conto del grosso cambiamento in atto, e che personalmente trovo inquietante, perché rispetto agli anni '50 oggi andiamo ancora più veloce...
Me lo chiedo tutti i giorni che cosa corriamo a fare. E' solo mia la sensazione che nel frattempo ci stiamo perdendo "qualcosa"? L'argomento mi sta a cuore al punto che l'ho trattato più di una volta nei miei scritti, specie in quelli degli ultimi anni. Ognuno di noi in fondo lo sa che sta correndo troppo, e questa condizione si manifesta nel fisico (spesso vedo mani che tremano anche da ferme) e nella mente (esempio a tema, l'insonnia di Mildred). Non vorrei che queste riflessioni portassero oltre la recensione, ma questo è un libro che sembra essere fatto apposta per riflettere; me ne ha scatenate così tante che me le sono dovuta appuntare. Non solo, mi sono appuntata su dei fogli alcune parti di questo racconto, ma per quante ne ho raccolte sarebbe da rileggere il libro così com'è per intero! Ho trovato in ogni concetto una realtà, la nostra. In parte m'inquietava, in parte mi faceva innamorare, un po' per le idee comuni, un po' per alcuni particolari di cui non avevo mai tenuto conto. Non riuscirei a scrivere una recensione a un libro come questo senza metterci del personale; mi ha coinvolto, toccato nel profondo.
Ma torniamo al libro.

C'è un fatto importante da tenere in considerazione a proposito del protagonista: nonostante Guy non si ponga problemi nel bruciare libri, e nonostante apra gli occhi solamente dopo che incontra Clarisse, qualcosa in lui si stava muovendo già da prima, visto che nel condotto di aerazione della sua casa custodisce illegalmente alcuni libri; non si sa quando abbia cominciato, non importa che ancora non li abbia sfogliati, quel che conta è che ci sono. Ciò mi fa pensare al buonsenso; in fondo lui sa che è sbagliato bruciare i libri, allora ne salva qualcuno. Probabilmente è anche curioso, ma se non li ha ancora sfogliati non direi che sia propriamente la curiosità a muovere il suo comportamento. Guy Montag non è un protagonista "senza macchia", in più di un'occasione agisce d'impulso e diventa addirittura pericoloso, questo perché è come un animale in gabbia, che dopo aver sofferto tra le sbarre, una volta libero è fuori controllo, sfoga tutto ciò che ha trattenuto senza pensare alle conseguenze perché ebbro dell'improvvisa libertà e della voglia di rivalsa, così come della voglia di cambiare le cose, tutte e subito. Ma non si può pretendere che la gente cambi da un giorno all'altro... ed ecco che Guy trova un complice, o per meglio dire, una guida: il Professore Faber. L'intellettuale è l'equivalente maschile di Clarisse, ma al contrario della ragazza è un uomo anziano, e in quanto tale, meno propenso all'azione, almeno finché si convince che, nonostante i rischi, il passo valga la pena d'essere fatto, complice l'esempio che gli da il protagonista (nonostante l'impulsività eccessiva).
Ci sarebbero da spendere altre parole sul personaggio di Mildred, perché la moglie è l'esempio perfetto della società attuale; sembra esagerata, ma il libro ci da modo di capire che l'intera società sia proprio come lei. Mildred è insensibile davanti ai turbamenti del marito, indifferente quando viene a sapere della morte di qualcuno (e con quanta leggerezza le sue amiche parlano della guerra!), vuota, tanto che non si ricorda nemmeno come e quando lei e Guy si siano conosciuti: che amarezza.

Il libro si conclude in quella che non è propriamente una conclusione, quanto piuttosto un messaggio di speranza, ossia, facendo leva sul fatto che la guerra che incombe possa essere, per una volta, l'occasione di una rinascita, come la fenice che risorge dalle ceneri. Sembra proprio che non si possa pretendere che le cose cambino, se non quando, al limite, siamo costretti a ricominciare tutto d'accapo, senza altri beni se non quello della propria conoscenza, dei ricordi e della testimonianza, sperando di non cadere nuovamente negli stessi errori.
A dire il vero per il finale mi aspettavo di più, per questo ero tentata nel dare quattro stelle, ma poi ho pensato che non valeva la pena di togliere un voto al libro, talmente ricco di contenuti e spunti, per questo finale in sospeso; solitamente è un aspetto che mi fa cadere il giudizio sul libro, ma forse questo è uno di quei casi in cui siamo noi a decidere la fine. Chiudiamo il libro. Pensiamo. E salviamoci. Fin... no, questo è un inizio.


Il voto di Universi Incantati:



Citazioni tratte dal libro:

"Una volta, quand'era bambino, essendo venuta a mancare la luce, sua madre aveva trovata e accesa un'ultima candela, e c'era stata una breve ora di riscoperta, un'ora d'interiore illuminazione che lo spazio perdeva le sue vaste dimensioni per trarsi confortevolmente loro intorno, soltanto intorno a loro, madre e figlio, che trasformati, s'erano messi a sperare che la luce elettrica tardasse un bel po' a tornare." (ricordi di Montag)

"Nessuno ha più tempo per gli altri." (Clarisse)

"Sapete cosa ho scoperto? Che la gente non dice nulla [...] parla di una gran quantità di automobili, parla di vestiti e di piscine e dice che sono una meraviglia! Ma non fanno che dire le stesse cose e nessuno dice qualcosa di diverso dagli altri." (Clarisse)

"E nei musei, ci siete mai stato? Tutta roba astratta [...] lo zio dice che era differente una volta [...] i quadri e la cultura dicevano delle cose precise, mostravano addirittura delle persone!" (Clarisse)

"La gente assimila sempre meno. Tutti sono sempre più impazienti, più agitati e irrequieti. Le autostrade e le altre strade d'ogni genere sono affollate di gente che va un po' da per tutto, ovunque, ed è come se non andasse in nessun posto." (Beatty)

"La maggior parte di noi non può correre qua e là notte e giorno, parlare con tutti, conoscere tutte le città della Terra, non abbiamo tempo, denaro, nemmeno tanti amici. Le cose che voi cercate, Montag, sono su questa Terra, ma il solo modo per cui l'uomo medio potrà vederne il novantanove per cento sarà un libro." (Faber)



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