mercoledì 23 marzo 2016

Recensione: "Il Palazzo della Mezzanotte" di Carlos Ruiz Zafón (Mondadori)

Cari astronauti,
eccomi a scrivere questa recensione, finalmente! :D
Mi sono ridotta un po' tardino anche oggi, ma almeno sono rilassata perché più che incombenze, oggi mi sono dedicata all'aspetto "social" iscrivendomi a Instagram (mi trovate come valentina_bellettini), scambiando e-mail per nuove collaborazioni del blog e per chiacchierare con un'altra autrice, e infine per partecipare a un concorso!

Ma veniamo a noi ;)
Questo è il libro che ho scelto per partecipare alla sfida di Marzo de Le Parole Segrete di Gaia, che in questo mese prevede la lettura di un libro non ancora letto di un autore che si ama.

Erano anni che avevo questo libro sullo scaffale, ma passava sempre in secondo piano per via di altre urgenze (tipo gli impegni presi con autori ed editori attraverso il blog, oppure proprio con le mie stesse opere!); oh, mio amato Zafón, quanto mi sei mancato! *___*




Titolo: Il Palazzo della Mezzanotte
Autore: Carlos Ruiz Zafón
Editore: Mondadori
Collana: Numeri Primi
Genere: Fantastico, noir
Data di pubblicazione: 17 giugno 2011
Formato: cartaceo / ebook
ISBN-10: 8866210099
ASIN: B008ESPSEI
Pagine: 299
Prezzo: 13 euro / 9 euro (ebook)
Link per l'acquisto: amazon


Sinossi:
Calcutta, 1916. Una locomotiva infuocata squarcia la notte portandosi dietro un carico di morti innocenti mentre un giovane tenente inglese sacrifica la vita per salvare due gemelli neonati, un maschio e una femmina, inseguiti da un tragico destino. Calcutta, 1932. Ben, il gemello maschio, compie sedici anni e festeggia l'inizio della sua vita adulta, il giorno in cui dovrà abbandonare l'orfanotrofio. Festeggia anche l'ultimo giorno della Chowbar Society, un club segreto formato da sette orfani che per anni si è riunito in un antico edificio in rovina, il Palazzo della Mezzanotte. Ma il passato bussa alla porta. Una bellissima ragazza, la sorella gemella Sheere, entra nel palazzo e inizia a raccontare una storia d'amore, morte, pazzia e vendetta che come un'ombra nera si proietta sul futuro del fratello. Le braci dell'incendio di sedici anni prima ricominciano ad ardere...


Le recensioni e gli articoli di Universi Incantati


Vorrei riuscire a cominciare questa recensione senza osannare Zafón ma non ci riesco.
Sono passati anni da quando l'ho conosciuto con "L'ombra del vento" e ho iniziato a seguirlo leggendo "Il gioco dell'angelo", "Il principe della nebbia" e "Marina". Era subito rientrato tra i miei autori preferiti e nell'incetta delle sue opere, "Il Palazzo della Mezzanotte" è rimasto a prendere polvere nel mio scaffale per diversi anni. Troppi.
Presa com'ero dalla creazione dei miei mondi e dalle letture degli emergenti l'ho lasciato in disparte, ma il detto "lontano dagli occhi, lontano dal cuore" non è mai stato il mio caso, e il concetto vale anche per questo libro; è stato il primo e unico romanzo che mi è venuto in mente quando ho letto la scaletta della sfida di lettura! Insomma, sono una fan di Zafón.
Dopo tutti questi anni di auto-costretta attesa, "Il Palazzo della Mezzanotte" ha deluso o rispettato le mie aspettative?

Sono stata travolta, come se il treno infuocato dell'immagine di copertina fosse fuoriuscito.
Gli elementi tipici dello stile narrativo di Zafón mi hanno investito dei più diversi sentimenti, tutti schiavi della passione: la tensione per il mistero che s'infittisce, l'adrenalina delle scene d'azione, la paura "gotica" per l'ignoto, gli intrighi del passato e gli amori maledetti... impossibile non divorare il libro pagina dopo pagina.

L'atmosfera rientra nel genere di solito trattato da Zafón, ma in particolare condivide con "Il Principe della Nebbia" la scelta dei protagonisti adolescenti (qui ce ne sono molti di più, per un totale di otto) e i temi dell'amicizia e della famiglia che sorpassano quello dell'amore di coppia.
Verrebbe da pensare che si tratti anche di un romanzo di formazione, ma qui non c'è la magia, il riscatto, né un'evidente evoluzione personale: la visuale di Zafón è quasi sempre fondata sul cinico realismo, e il percorso in cui si muovono i protagonisti è rischioso come la vita vera, fatta anche di sogni infranti e false speranze.
L'epilogo risolve il mistero della storia, ma non si pone come obiettivo quello di risolvere i misteri della vita; nessuna morale, solo emozioni e sentimenti. Cosa succede a Ben, dopo, possiamo solo intuirlo, o magari sognarlo, sperarlo con lui; il lettore si trasforma in autore disegnando il futuro dei personaggi che Zafón è riuscito a incastonargli nel cuore.
Non c'è coinvolgimento più totale di questo.

La maggiore differenza rispetto alle opere a cui l'autore spagnolo ci ha abituato, è che ne "Il Palazzo della Mezzanotte" l'ambientazione non è Barcellona, ma Calcutta. All'inizio mi ha un po' disorientato (non avevo riletto la trama!) e, a essere sincera, fatto storcere anche il naso, ma mano a mano che proseguivo la lettura non ho rimpianto le gloriose cattedrali e le strade europee: il fascino gotico (maledetto e spettrale) si ritrova, incredibilmente, anche qui: nell'orfanotrofio St. Patrick, nei vicoli della città nera, nel palazzo in cui si ritrovano i ragazzi della Chowbar Society, nella stazione distrutta dall'incendio, in una fantastica casa...

Esatto: "fantastica". Perché, come sempre, il noir di Zafón si amalgama con elementi sorpannaturali, con inquietanti presenze, spiriti tormentati, angeli e demoni, toccando anche il genere horror con scene di trucida violenza.
Sono cresciuta, sono passati anni dall'ultima volta in cui ho letto uno dei libri di Zafón, ma leggere una sua opera, specie la sera, circondata dal buio, mi causa ancora tensione e il timore di avere un incubo la notte!
Al tempo stesso sa anche commuovermi: la tenerezza di Ben e Sheree che si ritrovano dopo sedici anni, l'iperprotettività della nonna Aryami, il legame del direttore dell'orfanotrofio con i ragazzini con cui è costretto a separarsi, la solidarietà e la solidità dell'amicizia tra i sette/otto della Chowbar Society, e persino i barlumi di lucidità nella follia dell'antagonista.
Il fatto che il libro sia scritto dal punto di vista di uno dei membri della Chowbar Society, Ian, coinvolge maggiormente nella storia dei gemelli Ben e Sheree, poiché attraverso le sue parole e il suo sguardo emergono i suoi sentimenti, ed è come se rafforzassero quelli che si formano, nel lettore, quando legge le parti scritte in terza persona. Il libro è infatti scritto con due tecniche: ci sono pagine d'intermezzo scritte in prima persona da Ian che si alternano ai capitoli narrati in terza persona in una visuale impersonale. Potrebbe sembrare fuorviante e destabilizzante, all'inizio, ma una volta abituati si diventa curiosi di conoscere ciò che pensa Ian davanti a certe rivelazioni.

Anche in questo romanzo si nota l'amore reverenziale di Zafón per i libri: non manca il personaggio che scrive, con le frasi che sono come enigmi da risolvere dove le lettere si trasformano in giochi di parole. La prosa stessa di Zafón è ancora una volta affascinante, capace di rinnovare il mio amore per la scrittura e le parole che lui abilmente intreccia quasi fossero fili di un tessuto che ricamano una frase e la legano a un concetto. Il risultato finale è pura poesia (qui gli estratti che ho raccolto nella rubrica "Leggi Universali").

L'epilogo è straziante, disarmante: ho pianto come una fontana.
Ed ero in giro.
Ma mi piace così: adoro il modo in cui mi travolgono le storie di questo autore perché sono un tipo passionale e desidero vivere queste emozioni sulla mia pelle; in fondo è questo che cerco in un libro.
Perciò, in casi del genere cinque stelle non bastano.
Chi è passionale non può contenersi.
Voglio leggere un altro suo libro, immediatamente!


Il voto di Universi Incantati:




4 commenti:

  1. Io lo avevo letto e ricordo che mi era anche abbastanza piaciuto!

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    Risposte
    1. Ciao Valentina, ho terminato di leggere questo libro ieri sera e come gli altri di Zafon non mi ha permesso di staccarmi dalla lettura nemmeno per un giorno,l'ho letto tutto d'un fiato.Il finale mi ha fatto purtroppo commuovere. Mi ha dato un'ulteriore dimostrazione di quanto Zafon sia magico nello scrivere e non vedo l'ora di leggere il principe della nebbia.Grazie per la recensione.

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    2. Ciao Evelin! :D Ti capisco, è lo stesso effetto che Zafón fa a me: mi incolla alle pagine! "Il Principe della Nebbia" l'ho letto secoli fa e lo ricordo ancora molto bene: è bellissimo anche quello! *__*
      Grazie a te per la tua opinione!

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